L’amministratore delegato dell’azienda torinese non mantiene gli impegni presi con i sindacati italiani e sembra ormai interessato solo alle sorti della Chrysler
Diego della Valle, patron della Tod’s e imprenditore impegnato su più fronti, ha dichiarato che il vero problema della Fiat è Marchionne. Fosse solo questo! Di sicuro la Fiat non ha progetti per l’Italia: Marchionne ormai è della Chrysler e per lui l’Italia è un peso. L’amministratore delegato della Fiat lascia andare l’azienda italiana alla malora ed è piccato quando gli chiedono conto della promessa di investire milioni di euro per il rilancio degli stabilimenti della nostra Penisola. Nel frattempo, sotto gli occhi appannati dei vari governi, ha operato all’interno degli stessi come un vero e proprio dittatore: l’ultimo della serie, il cosiddetto “governo tecnico”, non s’è minimamente occupato dei problemi, così come dei disastri provocati dalla globalizzazione più folle e umiliante che si potesse immaginare.
Il capitalismo moderno vuole essere libero di combinare pasticci e di trarre solo vantaggi: Marchionne non era ancora nato, quando i sussidi statali alla fabbrica torinese cominciavano a cadere a pioggia. In Italia per anni l’iniziativa privata ha funzionato grazie ai soldi dello Stato. L’Iri (sorta nel 1933 da una geniale idea di Alberto Beneduce) divenne nel tempo una specie di mamma per le grandi aziende italiane, però troppo premurosa e al contempo distratta. Gli aiuti statali dati alla Fiat non hanno fatto certo bene allo spirito d’impresa dell’azienda e la concorrenza straniera, specialmente tedesca, ha avuto vita facile nel conquistare buona parte del mercato automobilistico italiano, grazie alla promozione di modelli tecnicamente ed esteticamente avanzati rispetto a quelli offerti dalla fabbrica di Torino. Il ritardo della Fiat si è accumulato nel tempo ed è esploso recentemente in tutta la sua drammaticità. La situazione è grave e non può essere certo risolta riducendo le paghe degli operai.
Il male è profondo e sta a monte. Marchionne, ultimo arrivato, non può certo invertire le lancette del tempo: non può cambiare le cose da un momento all’altro, neppure se avesse davvero la volontà di farlo. Resta, però, il mistero delle sue promesse e rimane la brutalità, impunita, delle sue decisioni contro il mondo operaio. Possibile che di fronte a spettacoli del genere lo Stato sia rimasto a guardare, senza muovere un dito a favore dei più deboli? Possibile che, anzi, il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, abbia brigato affinché si mettesse mano all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori in senso peggiorativo, cioè senza il minimo paracadute per i poveri salariati (salvo le solite, pelose elemosine)? Mario Monti si permette di dire che l’Italia non è competitiva perché ci sono troppi lacci e laccioli sindacali! Lo sa, oppure no, che è la globalizzazione, in primis, a determinare i guai che stiamo patendo? Con tutte queste premesse, come si può sperare in Marchionne “cavaliere azzurro”? Abbiamo toccato il fondo della improvvisazione e della mancanza di decoro morale e intellettuale, ma tutto procede (vedi Alcoa, Fiat, Ilva, ecc.) come se niente fosse. Anzi, c’è chi sostiene che«siamo quasi fuori dal tunnel». Sembra quasi di risentire la storia dei neutrini di gelminiana memoria…
L’immagine: foto di Sergio Marchionne (fonte: Agência Brasil; autore: Ricardo Stuckert/PR).
Dario Lodi
(Lucidamente, anno VII, n. 82, ottobre 2012)
viva la GLOBALIZZAZIONE SOLO PER I PRODUTTORI ESTERI?? non ho ancora capito che razza di Fiat volete??? forse siete quelli nostalgici della prima repubblica che con una mano dava incentivi e con l’altra obbligava “fiat ammortizzatore sociale” a produrre auto in luoghi fuori da ogni logica industriale (già in partenza senza alcuna possibilità di generare utili e pertanto obbligati a sopravvivere con incenti statali, e faccio notare che spesso questi cavolo di incentivi per il 66% sono toccati anche alle tanto decantate case “del cavolo” straniere in primis le tedesche e noi italiani come tanti boccaloni li appesi al l’amo.
Vogliamo una Fiat all’altezza della situazione. Tutto qui. Gli stranieri (i tedeschi specialmente) sono più bravi di noi. E’ così difficile da capire? Eppure basta leggere l’articolo. Caro Enzo, è sufficiente però anche mettere gli occhiali e pulire le lenti di tanto in tanto. Senza spirito polemico, ma con volontà costruttiva. E con dignità.
Commento penoso, come del resto la buona parte di quelli che pensano di avere qualcosa di utile da dire sul caso Fiat. Bisogna studiare per non cadere nel “bar sport” dei novelli amministratori delegati e leggersi i bilanci.
Altrimenti fate un piacere alle vostre tastiere, risparmiatevi certi articoli che nulla aggiungono di utile alla questione. Non è per tutti, parlate d’altro.
Oltre a leggere i bilanci ecc. bisogna anche avere dell’educazione e non parlare a vanvera, usando frasi fatte. Occorre argomentare i pro e i contro. Altrimenti ognuno si tenga i suoi malumori. RS6plus dovrebbe chiedersi come mai i tedeschi siano migliori di noi e come mai Marchionne pensi allo schiavismo. Non è per tutti farsi domande essenziali e dignitose. Meglio buttare del tutto le tastiere se non si è in grado di scrivere, di capire, di dialogare. Anche se magari questo signor RS6 si chiama Elkann, magari Lapo.
con tutto il rispetto, ma nel suo articolo non ho trovato nulla di particolarmente costruttivo (idee e proposte), ma solo cose che non vanno, e una certa ammirazione, ahimé, per il “quarto” reich (quello che ha pensionato le bombe e si è messo giacca e cravatta della finanza). è vero, la nostra italia è piena di difetti, ma noto un certo corri corri generale a prendersi(con quattro palanche) le “ciofeche” italiche. i tedeschi non sono poi tanto capaci a fare, ma bravi a prendersi la “roba”, quello si. è inutile mettersi gli occhiali, e soprattutto, pulire le lenti, se si hanno gli occhi chiusi
– senza chrysler non esisterebbe più una fiat, opel psa ford europa pur investendo nel completo rinnovamento della gamma sono tecnicamente fallite
la fiat in malora ha il 30%delle vendite in italia e il 7% in europa quindi non è poi un problema di quote ma di mercato che non esiste quasi più. che le piaccia o meno sono i fatti. lei si dimentica anche che in germania in vw nel 93 si sono ridotti le ore lavorative e pure le paghe e la storia si sta ripetendo in questo periodo in tutti gli stabilimenti tedeschi opel. la globalizzazione non piace a nessuno quando è esportatrice di miseria . infante!? può anche essere. analfabeta!? forse pure. il suo articolo dice ma non propone propio nulla, se lo rilegga lei. marchionne sarà pure miope ma lei è propio cieco.