Dal Borneo è giunta una foto molto toccante. Se cominciasse a rispettare gli animali, l’umanità migliorerebbe anche se stessa e la propria esistenza
Il documento arriva dal Borneo, dal settore che appartiene alla Malesia, dove, in una riserva – peraltro ben curata – sta avvenendo una misteriosa moria di elefanti pigmei (rarissimi, 1.500 gli esemplari esistenti in tutto), pare per avvelenamento. È la straziante fotografia di un elefantino accanto alla madre morta: il piccolo appare incredulo di fronte al tragico evento. Tocca la madre con la proboscide, la sfiora esitante. Questa immagine ribadisce che gli animali sono capaci di sentimenti elevati: lo sa bene chi ha un cane o un gatto in casa e chi si occupa dei randagi.
L’elefantino che sfiora la madre con la proboscide è in grado di commuoverci sino alle lacrime. Il gesto sollecita una riflessione, un mea culpa su certi trattamenti che tuttora vengono riservati agli animali. Gandhi diceva che, quando una loro uccisione verrà legalmente punita, avremo raggiunto davvero un alto grado di civiltà. La nostra società, purtroppo, continua a gettare animali vivi in acqua bollente (aragoste e chiocciole, ad esempio), a cibarsi di animali vivi, a uccidere gli agnellini e i piccoli maiali, ad allevare serpenti per farne borsette: per tacere delle pellicce, e via dicendo. In alcuni Paesi dell’Est (ma anche in varie zone della civilissima Spagna) è in vigore la mattanza di cani e gatti randagi, mentre in Italia si pratica il tiro alle quaglie, poveri animali che non riescono a sollevarsi da terra e che vengono cannoneggiati da truppe d’assalto di fanatici senza cuore e senza testa.
La scarsa intelligenza di chi ci governa spinge prima a tutelare alcuni tipi di animali (vedi i cinghiali e i daini), per poi braccarli e assassinarli, grandi o piccoli che siano, perché diventati nel frattempo troppi: la proliferazione si potrebbe benissimo evitare con le sterilizzazioni, come ben sanno i veterinari e le persone dotate di un minimo di buonsenso. Prima di cacciare, prima di accanirsi contro gli animali, sarebbe bene dare un’occhiata alla famosa foto dell’elefantino. Essa andrebbe incorniciata e appesa accanto al Crocifisso. Gli animali meritano rispetto, non deve essere inferta loro alcuna sofferenza. Questa semplice formula, se applicata, farebbe tanto bene anche al genere umano: lo Stato si interesserebbe seriamente della terza età, di coloro che non stanno bene, dei poveri, dei senzatetto, dei reclusi, delle vittime, dei giovani senza futuro, dei disoccupati, degli sfruttati. Il sistema scoprirebbe la pietas, che renderebbe davvero dignitoso l’essere umano, realizzando gli ideali verso cui – a parole – si aspira, ma che per ora appaiono assai lontani dal concretizzarsi.
Le immagini: foto dell’elefantino con la madre morta (fonte: www.elsitodesandro.it/) e la bandiera della Malesia.
Dario Lodi
(LucidaMente, anno VIII, n. 86, febbraio 2013)