A partire dal 19 luglio scorso e per un mese, la compagnia teatrale indipendente Archivio Zeta è di scena al passo della Futa (Firenze) con uno dei più celebri testi tragici dell’Atene classica
Un uomo, Oreste, viene giudicato da un tribunale di dèi e di cittadini per un delitto di sangue: aveva ucciso sua madre Clitennestra, a propria volta assassina del marito Agamennone. Spinto ad agire da Apollo, era stato poi perseguitato dalle Erinni, i demoni della vendetta, che lo avevano reso quasi pazzo. Al processo è assolto grazie al voto decisivo di Atena, abile a sfruttare il proprio ruolo di presidente della giuria.
Su queste linee generali è costruita la trilogia Orestea, capolavoro del drammaturgo ateniese Eschilo (525-456 a.C.), che ripercorre in chiave mitica le origini del diritto e degli istituti democratici. Negli ultimi anni l’opera è stata oggetto di studio da parte della compagnia teatrale Archivio Zeta, diretta da Enrica Sangiovanni e Gianluca Guidotti, che fino al 18 agosto ne curerà la messa in scena presso il Cimitero militare germanico del passo della Futa (Firenze). I singoli drammi che compongono la trilogia – Agamennone, Coefore, Eumenidi – saranno di norma rappresentati a serate alterne, ma il calendario prevede anche alcune “maratone” integrali.
L’intera trama è una riflessione su due diverse forme di giustizia: all’antico principio del sangue che chiama sangue si sostituisce il dibattito giudiziario collettivo. Questo passaggio non avviene in maniera perfetta e incontrovertibile. Il tribunale chiamato a pronunciarsi su Oreste voterà con pietre, usate come strumento di espressione di una libera scelta e non come arma di offesa. Ma la maggioranza di voti necessaria per l’assoluzione viene raggiunta tramite un espediente, oltre al fatto che il discorso in difesa di Oreste si regge su argomentazioni discutibili. Eschilo fornisce, così, un ritratto assai lucido della democrazia, piena di risvolti macchinosi e imperfetti eppure unico modo per arginare l’atavica tentazione di farsi giustizia da sé in maniera violenta. Arginare, non estinguere: perché è soprattutto sulla paura del ritorno a un’epoca di cieche vendette e di caos che si regge l’esistenza di ogni tribunale o assemblea. Un messaggio senza tempo, tanto simile a una frase di Primo Levi in un’intervista concessa poco prima della morte: «La democrazia non è una fede, ma una tecnica».
Pieno di immagini grandiose e similitudini ardite, il testo eschileo fornisce materia per quel “teatro di parola” inteso già da Pasolini come rito, in cui la chiacchiera, gli urli e i gesti da palcoscenico lasciano posto a un continuo sforzo di comprensione e condivisione del significato. Archivio Zeta ha raccolto il messaggio pasoliniano, ponendolo a fondamento del proprio lavoro. Non “buttare via” le sillabe finali o le congiunzioni, fare le giuste pause in corrispondenza della punteggiatura e alla fine del verso, vedere il copione del testo come una partitura viva, in cui gli interventi a matita sono segni di una ricerca necessaria dei particolari, di una esigenza di attenzione al senso; tutto ciò impone all’attore un atteggiamento simile a quello del filologo, nella misura in cui la stessa messa in scena esprime le domande e i problemi sollevati dalla parola scritta.
La rappresentazione – in cui, a tratti, al linguaggio verbale si succedono silenzi o musiche, allo scopo di marcare l’importanza di un’attesa o di una decisione – si svolge in un luogo che accoglie più di trentamila soldati tedeschi morti negli scontri lungo la “Linea gotica”. Mito antico e memoria storica si intrecciano, nel comune interrogativo su cosa sia un nemico, su come si debba affrontare il peso del sangue trascorso. Dare voce a quei morti sconosciuti e stranieri, rendendoli tutt’uno con i boschi e le montagne intorno, è segno di una responsabilità civile, tanto più necessaria quanto più inconsueta e facile da eludere. Solo in questo modo le Erinni possono diventare “Eumenidi”, ossia “benevole”. Allora saranno il lutto che si riconcilia con la vita, il rancore che riposa nella terra, le mani, non più sporche di sangue, che Oreste guarderà con volto invecchiato e incredulo.
Le informazioni riguardanti il calendario di repliche e i biglietti sono disponibili sul sito www.archiviozeta.eu. Gli spettacoli iniziano alle ore 18, oppure alle 16 nel caso delle “maratone”integrali. Durante i giorni 13, 14 e 15 agosto sarà attivo un servizio di pullman a/r per il passo della Futa – con partenza alle ore 16 da Bologna (piazza Malpighi) – prenotabile tramite il numero 334-9553640.
Le immagini (di proprietà dell’autore dell’articolo): due vedute del Cimitero militare germanico del passo della Futa, luogo della rappresentazione.
Giulio Azzoguidi
(LucidaMente, anno VIII, n. 91, luglio 2013)