Reti realizzate: 308. Questo il “bottino di guerra” del calciatore emiliano a fine carriera. Una storia d’amore, lunga 25 anni, tra lui e il calcio
Se nel 1998 avessero detto a Luca Toni che dopo qualche anno avrebbe portato a casa una medaglia d’oro dai Mondiali, il calciatore emiliano avrebbe pensato sicuramente a una battuta di cattivo gusto. Infatti erano anni in cui quel ragazzone di quasi due metri, originario di Pavullo nel Frignano in quel di Modena, non trovava spazio nel Fiorenzuola, in Serie C1, tanto da pensare di smetterla con il calcio.
La “colpa” era del suo allenatore dell’epoca, ovvero Alberto Cavasin. Giocare poco – e non segnare – in terza serie, a quell’età, per un attaccante non è mai un buon segno. Non a caso molti suoi coetanei avevano deciso di abbandonare i sogni di gloria nel calcio per iniziare a lavorare, ma per Toni non era ancora tempo di smettere. Infatti l’anno successivo l’attaccante approda alla Lodigiani, una squadra romana dove, tra i tanti, giocò anche Francesco Totti. Lì, grazie a mister Guido Attardi, Luca diventa una punta di livello e arriva a segnare 15 gol. Da quel momento la Serie A tanto sognata comincia a essere uno scenario concreto: dopo un anno in B, a Treviso, il bomber si trasferisce al Vicenza, con il quale esordisce finalmente (stagione 2000-2001) nella massima serie.
La svolta sembra essere giunta e, invece, nonostante i numerosi gol, due anni dopo a Brescia – dove gioca con Roberto Baggio – il goleador affronta un ostacolo importante: un infortunio al ginocchio che lo costringe a un lungo stop. Una volta tornato, sembrano quasi essersi dimenticati di lui, perciò Luca decide di andare in Serie B, con il Palermo. Siamo nel 2003, e questa mossa decreterà la sua definitiva consacrazione.
Nell’isola, difatti, la punta modenese segna 30 gol, portando la squadra siciliana in A. L’anno successivo, sempre con i rosanero, sigla 20 reti, per poi approdare a Firenze nel 2005. Con i viola Luca entra ufficialmente nella leggenda: con 31 marcature diventa il primo italiano a vincere la Scarpa d’oro. Ma la favola è solo all’inizio. L’esperienza in Toscana permette al calciatore non solo di approdare in pianta stabile in Nazionale, ma anche di vincere con gli azzurri un Mondiale, quello del 2006. Gli anni da panchinaro in Serie C sono solo un lontano ricordo, talmente tanto che Toni, dopo un’ulteriore stagione a Firenze, vola in Germania, diretto a Monaco di Baviera.
Con il Bayern, nel 2007-08, sigla il record di marcature sia in campionato che in Coppa Uefa, registrando uno score complessivo di 39 reti. Inoltre, con il suo fare simpatico e mai fuori posto, l’attaccante acquista un’enorme popolarità fuori dal campo. A 30 anni, però, il fisico comincia a scricchiolare e, alla fine della seconda stagione in Germania, Toni finisce nella squadra delle riserve del Bayern: nonostante ciò, non ne vuole sapere di smettere con il calcio. Il bomber decide quindi di girovagare per la Serie A, arrivando prima alla Roma, poi al Genoa e infine alla Juventus.
Anni non entusiasmanti per il numero 9. Pochi gol, ma ancora tanta voglia di giocare. Dopo una piccola parentesi a Dubai, la tanto amata Fiorentina lo richiama. Il risultato? Otto gol in 27 gare, a 35 anni. La vita però non è fatta solo di calcio e nello stesso anno, il 2012, Toni perde un figlio prima ancora di stringerlo tra le sue mani: il piccolo nasce senza vita. La tentazione di smettere è forte, ma il calcio è sempre stata una valvola di sfogo per Luca e mai come in quel momento è necessario. Nel 2013 arriva una chiamata dall’Hellas Verona e, come tante altre volte nel proprio percorso calcistico, l’attaccante si fa trovar pronto: si concretizza una vera e propria favola, che va oltre ogni previsione. Con i gialloblu infatti, a quasi quarant’anni, realizza 51 gol in tre stagioni e vince per la seconda volta nella sua carriera il titolo di capocannoniere della Serie A.
Tuttavia, dopo averlo rimandato più volte, il momento di appendere gli scarpini al chiodo arriva anche per lui e, il 4 maggio 2016, il maestro del gol annuncia il suo ritiro. Quale modo migliore per farlo? Segnando un rigore, alla Juventus, con un bello “scavetto”, nell’ultima partita della sua carriera, l’8 maggio. Così, in totale, i gol realizzati divengono 308. Chapeau, Luca. Non smetterai mai di sorprenderci e anche nei tuoi nuovi panni, quelli di vice presidente dell’Hellas Verona, siamo sicuri che scriverai altri intensi capitoli della storia d’amore infinita tra te e il calcio.
Matteo Da Fermo
(LM EXTRA n. 34, 19 maggio 2016, Speciale scomparsa di Pannella, supplemento a LucidaMente, anno XI, n. 125, maggio 2016)