La tragicomica odissea di un viaggiatore sulla “Freccia della Laguna”, uno dei mitici convogli ferroviari che, prima di essere soppressi, univano il Sud al Nord
C’era una volta un treno che si chiamava Freccia della Laguna. Storico “treno-notte”, che univa la penisola italiana, collegando le stazioni ferroviarie terminali di Palermo e Siracusa con Venezia Santa Lucia, e viceversa. Solo cuccette, prima con cabine a sei posti letto, successivamente a quattro posti ma tipo “comfort”, infine con cabine a due posti. Due vetture partivano, in origine, da Reggio Calabria Centrale, per attaccarsi al convoglio proveniente dalla Sicilia, nella stazione di Villa San Giovanni. In alcuni periodi dell’anno, prevalentemente in estate, il treno espletava anche il servizio di autovetture al seguito. Consentendo così a molti viaggiatori di trasportare l’automobile, per poi prelevarla presso le stazioni terminali.
La storia che vi voglio raccontare però è un’altra. È un breve resoconto tragicomico dell’ultimo viaggio della Freccia, effettuato in data 10 dicembre 2011. Sul quel treno io c’ero. Ero salito alla stazione di Villa San Giovanni, alle ore 21,20, col presentimento che il viaggio sarebbe diventato un’odissea. Sapevo già che non ci sarebbe stato il personale addetto alle cuccette, gli ormai famosi “accudenti”. Erano in stato di agitazione, nel tentativo di difendere il posto di lavoro, che avrebbero perso dopo l’estinzione del servizio e il “pensionamento” del treno. Non appena salito su un vagone, mi domando: «Chi mi darà le lenzuola, le coperte e la federa del cuscino?». Era un dilemma da risolvere in tempi brevi. Poiché il treno era pieno di viaggiatori trasformatisi, come nel periodo preagricolo, in “cacciatori-raccoglitori” antagonisti tra loro. Come nelle situazioni tipiche dei film di Paolo Villaggio: cacciatori di lenzuola, raccoglitori di federe e coperte…
Così m’incammino lungo il treno e trovo uno scompartimento vuoto dove le parure invernali erano accatastate alla rinfusa: la caccia aveva avuto successo! Tornando verso la mia cabina, incontro diversi straniti viaggiatori, i quali mi domandano dove avessi trovato “la refurtiva”. Avevo qualche lenzuolo e federa in più, quindi li distribuisco ai meno fortunati! Prima di coricarmi, converso amabilmente con i compagni di viaggio. La discussione, però, ricade sempre sugli stessi temi. I servizi igienici, cronicamente guasti per mancanza di manutenzione. La sporcizia del treno. Gli altri prevedibili disagi da affrontare nel corso del viaggio. Durante la notte mi alzo per andare in bagno, ma nel corridoio del vagone mancava l’illuminazione. Io, maldestro viaggiatore, non ho con me la torcia, avendo dimenticato il kit di sopravvivenza (dove c’era anche lo spray urticante antirapina notturna). Quindi, devo camminare a tentoni, con estrema cautela, per arrivare integro al wc!
Con grande sorpresa, la mattina seguente apprendo che il treno aveva cambiato il consueto percorso, subendo un dirottamento. Non si era, infatti, fermato nella stazione di Roma Termini, ma aveva proseguito per un’altra meta imprecisata (Auschwitz?). Ricordo la costa e il mare e le fermate non programmate in tante stazioni ferroviarie. Era impossibile trovare qualcuno di Trenitalia che desse informazioni su quanto accadeva. Dopo qualche tempo il treno riprende la consueta rotta, ma il ritardo è ormai notevole. I dirigenti di Trenitalia, tuttavia, avevano previsto con lungimiranza questa eventualità, organizzando la distribuzione di viveri di prima necessità. Wafer, succhi di frutta e acqua minerale, da ripartire tra i sopravvissuti, a rischio disidratazione e calo ipoglicemico.
Un signore che viaggiava nella mia stessa cabina telefona alla figlia. Le dice di collegarsi col sito internet di Trenitalia per sapere quando il treno sarebbe arrivato a destinazione. La risposta della figlia sarà agghiacciante: «Ma papà, questo treno non esiste!». La Freccia era scomparsa, come appare e scompare un fantasma nella nebbia della Pianura Padana. La storia, comunque, ha un lieto fine, perché arrivo alla stazione di Venezia-Mestre con sole tre ore di ritardo. Tre giorni dopo mi reco alla biglietteria e chiedo se avevo diritto a qualche rimborso o bonus per successivi viaggi. La sconvolgente risposta fu: «Caro signore, lei è venuto troppo presto. Ripassi tra tre settimane». Viva Trenitalia!
LucidaMente ha già trattato la questione dei disservizi del sistema ferroviario nazionale nei seguenti articoli: Francesco Cento, L’Italia tagliata da Trenita(g)lia; Fabrizio Bensai, Sicilia, l’isola che (per Trenitalia) non c’è; Rino Tripodi, Cinquant’anni fa il più tragico disastro ferroviario italiano.
L’immagine: uno degli ultimi biglietti della Freccia della Laguna, scannerizzato dal lettore.
Umberto Calore
(LM EXTRA n. 27, 16 gennaio 2012, supplemento a LucidaMente, anno VII, n. 73, gennaio 2012)
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