“Per una nuova primavera dell’istruzione pubblica”: manifestazioni “creative” in tutta Italia a difesa della cultura, dimenticata dalla politica. Convenzione nel capoluogo emiliano. L’adesione dell’Uaar e il suo significato
Venerdì 23 e sabato 24, mobilitazione generale per la difesa della scuola e della cultura, dimenticate dalla politica, indetta da www.urlodellascuola.it.
Ogni scuola, università, centro di ricerca e luogo della conoscenza sono chiamate a mobilitarsi, ognuno con la propria autonomia, ognuno con la propria creatività, dall’occupazione al girotondo, dalla festa al flash mob, dall’assemblea d’istituto al capannello, dall’urlo collettivo al seminario di studi, dall’interruzione delle lezioni alla semplice esibizione della primula, simbolo generale di una nuova auspicata primavera e della manifestazione.
La giornata è organizzata per richiamare l’attenzione sullo stato di estremo abbandono, disattenzione e impoverimento in cui versa l’istruzione pubblica (vedi Come si può studiare dentro “classi pollaio”? o Tra Pon, Por e Pof… la scuola fa flop!). La scuola dell’obbligo costretta a finanziarsi attraverso le famiglie in una sorta di privatizzazione strisciante incostituzionale, il personale insegnante e amministrativo ridotti all’osso, un’offerta formativa e un tempo scuola ogni anno più modesti (vedi “L’ignoranza rende la gente malleabile”). Le università arrugginite e incrostate da baronie inamovibili, numeri chiusi e quiz, selezione casuale e senza merito e una cultura aziendalista che tende a uccidere nella culla la libertà di ricercare e sperimentare (vedi La Riforma Gelmini e la non meritocrazia). Gli slogan Economia, Rigore, Equità, Crescita vorrebbero far dimenticare che senza istruzione di qualità non ci sarà impresa né cultura, senza ricerca non ci sarà crescita, senza scuola pubblica non ci sarà giustizia, né uguaglianza, né libertà.
La manifestazione si rivolge a tutte e tutti, «senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali», come sancito dall’articolo 3 della nostra Costituzione, perché la scuola pubblica è di tutte e tutti, è un bene comune che deve essere protetto che deve essere salvaguardato e rilanciato, sempre: ne va della nostra democrazia e del futuro del Paese. Per questo motivo si chiede non vi siano simboli riconducibili a partiti o sindacati, nel rispetto dell’iniziativa che vuole essere trasversale e aperta a chiunque intenda lanciare un grido di attenzione per una nuova primavera dell’istruzione pubblica.
A Bologna, in particolare, venerdì 23 marzo l’appuntamento è in piazza Nettuno, dalle 18 alle 19, con striscioni, manifesti, fischietti e, soprattutto, corde vocali. Ancora più importante l’iniziativa di sabato 24 marzo, quando, ancora nel capoluogo felsineo, si terrà, a partire dalle 10, fino alle 18 circa, presso il teatro Testoni (via Matteotti 16), una Convenzione nazionale per la scuola bene comune, pubblica, capace, accogliente, in grado, dopo le manifestazioni di protesta, di formulare proposte positive. L’intenzione è quella di raccogliere le forze più sensibili ai temi dell’istruzione pubblica per discutere di una possibile piattaforma rivendicativa su cui mobilitarsi per far sì che la scuola di tutti possa domani essere e apparire una scuola all’avanguardia, laica, libera, solidale, come la scuola immaginata dagli articoli 3, 33, 34 della Costituzione italiana. Un bene comune non alienabile e non disponibile alle avventure di politiche grette e miopi.
Nel frattempo, sempre il 24 marzo, nell’aula Barilla di piazza Scaravilli 1, dalle 10 alle 17,30, si svolgerà l’Assemblea nazionale per un’università bene comune. Un confronto diffuso e trasversale nel tentativo di tracciare linee guida comuni che possano rappresentare un nucleo essenziale di proposte contro il progressivo smantellamento dell’università pubblica italiana, e allo stesso tempo individuino i punti di un’autentica riforma fondata sulla partecipazione degli studenti e di tutto il personale accademico al governo del sapere universitario. Sono previsti interventi introduttivi di Alex Zanotelli, Costanza Boccardi, Mila Spicola, Mauro Boarelli. La sera, alle ore 21, al teatro Testoni, spettacolo di parole e musica per grandi e piccini con Maurizio Cardillo, Gaspare Palmieri e Christian Grassilli, Bruno Stori, Andrea Rivera.
Intanto, il Circolo Uaar (Unione degli atei e degli agnostici razionalisti) di Bologna, associazione di promozione sociale che ha nei propri scopi l’affermazione del supremo principio costituzionale della laicità della scuola pubblica, aderisce all’evento, invitando «il mondo della scuola ad aprire gli occhi: non è più tempo di tacere sul carattere confessionale delle controriforme della scuola». Secondo il circolo, una scuola all’avanguardia «non può avere al proprio interno l’ora di religione cattolica e non può essere gestita da diocesi o moschee con i soldi di tutti i cittadini».
In effetti, da decenni sia i governi di centrodestra che quelli di centrosinistra, con la scusa della “sussidiarietà”, hanno sottratto risorse alla scuola pubblica per finanziare scuole private cattolicamente orientate (vedi Ugolini, ovvero la scuola privata al governo). Del resto, lo stesso cardinale-arcivescovo di Bologna, Carlo Caffarra, ha affermato che «lo Stato ha solo un ruolo sussidiario e non ha, non deve e non può aver un compito di responsabilità educativa: sarebbe la dittatura». Denuncia, pertanto, l’Uaar: «La scuola pubblica è tagliata ovunque, tranne che nell’insegnamento della religione cattolica, impartito in conformità della dottrina della Chiesa cattolica da insegnanti scelti dal vescovo e pagati dallo stato, che ha visto 13.880 assunzioni in ruolo per una materia facoltativa. Non è solo questione di portafogli: è in ballo la libertà di coscienza. Sempre più famiglie bolognesi sono costrette dalle istituzioni ad affidare i propri figli a scuole confessionali finanziate con fondi pubblici (vedi Bologna: no al referendum soldi a scuole private o Bologna: come viene diviso il milione di euro per le paritarie), che ora sono cattoliche, ma domani saranno ovviamente anche islamiche o, perché no, di partito».
Per un altro articolo sulla manifestazione: L’urlo della scuola: per una primavera dell’istruzione pubblica.
(g.l.)
(LucidaMente, anno VII, n. 75, marzo 2012)