La versione del sindacato Coisp sul caso del bimbo di Cittadella prelevato a scuola su disposizione della magistratura
Poiché LucidaMente si contraddistingue per il suo pluralismo e per il rispetto di tutti i punti di vista, così come ieri abbiamo ospitato volentieri l’intervento del parlamentare Massimo Donadi: «Rispettare i bambini», oggi, come successo in altre occasioni, ascoltiamo “la campana” della Polizia di Stato attraverso la voce di Franco Maccari, segretario del Coisp, uno dei più rappresentativi sindacati dei poliziotti
La Corte d’Appello civile di Venezia ha disposto l’affidamento esclusivo del bambino di 10 anni di Padova al padre. Più volte, in precedenza, non era stato possibile eseguire il provvedimento, nonostante l’intervento delle Forze dell’Ordine, per via della resistenza opposta dallo stesso bambino, dalla madre e dai parenti di quest’ultima, tanto che alla fine, di concerto con il consulente della magistratura, è stato stabilito di procedere “in ambiente neutro”, nei pressi della scuola frequentata dal minorenne, dove però la zia del bambino ha scatenato un putiferio, fra urla e imprecazioni, riprendendo l’intervento del padre del ragazzino e dei poliziotti con la telecamera, dietro la minaccia di diffondere il video, come poi è stato prontamente fatto.
Specifichiamo per amor di verità, che gran parte dei soggetti che si vedono nelle ormai famose riprese con la telecamera, non sono poliziotti, in quanto vi era anche la presenza di uno psichiatra consulente tecnico d’ufficio del tribunale, del dirigente dei Servizi sociali del Comune di Padova con tre collaboratori, tra i quali una psicologa dei Servizi sociali stessi, formalmente responsabili e incaricati dalla magistratura di prelevare il ragazzino: la Polizia aveva solo il compito di supporto quale Forza pubblica.
I colleghi coinvolti in questa drammatica storia non hanno certamente bisogno di essere difesi da noi, forti della corretta procedura adottata, intervenendo in borghese, come previsto, tentando di mantenere fermezza e sangue freddo e di sedare l’isteria dei vari parenti del piccolo (da parte della madre, e che hanno anche aggredito fisicamente il padre del ragazzino complicando ancor più una già drammatica situazione), che è stato condotto via necessariamente di peso perché recalcitrante e agitatissimo. Che il tutto si sia svolto nella concitazione e nell’emotività totale è il minimo che potesse accadere. Che quella di un bambino scalciante portato via a braccia sia una scena a tinte forti è fuori di dubbio. Ma non si può pensare di comprendere le cose se non le si guardano nel contesto generale.
Se in questa vicenda familiare è stato necessario l’intervento del Tribunale un motivo ci dovrà pur essere, o no? E se il magistrato ha disposto l’intervento della Forza pubblica un motivo ci dovrà pur essere, o no? E se la Forza pubblica ha dovuto intervenire più volte, un motivo ci dovrà pur essere, o no? E se un bambino si rifiuta di fare una cosa che però è necessaria, tanto da essersi più volte nascosto in precedenza, si dovrà sollevarlo di peso, o no? Forse queste domande avrebbero dovuto farsele anche quei rappresentanti dei media che evidentemente non sempre brillano per professionalità, con qualche eccellenza priva di un briciolo di deontologia e totalmente irresponsabili, che hanno pensato bene di gettare in pasto all’incomprensione di un pubblico inevitabilmente travolto dall’emozione scatenata da un’immagine o da un suono, una vicenda familiare penosa e drammatica come, purtroppo, ce ne sono molte altre con le quali noi tutori dell’Ordine ci troviamo ad avere a che fare da sempre, e certamente non da ieri.
Non vogliamo entrare nel merito della vicenda relativa all’affidamento disposto dalla magistratura che ovviamente ne ha preteso l’esecuzione dopo ben due anni e dopo vari ricorsi della madre tutti rigettati, ma è appena il caso di sottolineare che “fare il bene di un bambino” significa anche e soprattutto “accompagnarlo” nei momenti difficili, sforzandosi di rasserenarlo per quanto possibile di fronte a situazioni anche gravi, e non certamente “usarlo come arma” contro chi o contro quello che non ci piace, fomentando ed esacerbando la sua reazione emotiva gridando e scatenando il panico. Ma che questa specifica situazione sia alquanto delicata per via del comportamento dei parenti coinvolti, non sorprende.
E invece sorprende sempre notare il pressappochismo e la superficialità con la quale da ogni dove partono i soliti fiumi di inutili parole che denotano solamente ignoranza. Ed anche questa volta, tranne qualche avveduta e più equilibrata voce che ha posto quantomeno il dubbio che estrapolare le cose da un certo contesto possa farle sembrare diverse da come sono, sono arrivati puntuali i soliti commenti, di cui non sentivamo la mancanza, conditi oltre tutto dai consueti azzardi di proposte di punizioni e di sospensioni varie.
Franco Maccari – segretario generale del Coisp, Coordinamento per l’indipendenza sindacale delle forze di polizia
(LM MAGAZINE n. 26, 15 ottobre 2012, supplemento a LucidaMente, anno VII, n. 82, ottobre 2012)
il signore parla come un reduce della Diaz. Le forze dell’ordine, come dice la parola stessa, dovrebbero comportarsi perlomeno civilmente e non dire “io sono ispettore e lei non è nessuno”. La divisa va portata con onore non con arroganza. I venti anni del nano si vedono anche in queste cose.
ma la smetta! è ora di finirla con questo modo di fare da URSS! si vergogni a sparare sentenze! BASTA!
L’ignoranza è una brutta bestia.
I media diffondono l’ignoranza e la gente resterà ignorante.
caro beppe (scusa se uso la minuscola…), in quanto a nano, mi pare tu non sia secondo a nessuno, mischi la politica ad un problema etico enorme, ti preoccupi del dettaglio e non vedi la trave, sei nano perché nemmeno ti chiedi se quel provvedimento fosse necessario o meno e se la madre e i parenti avessero il diritto di negare ad un padre il diritto più sacro, lo dice uno che è separato da quando la figlia aveva cinque anni e che l’ha vista crescere accudendola tutti i weekend e viaggiando con lei durante l’estate, certo ho avuto a che fare con una donna ragionevole che non ha ritenuto […] una sua proprietà e d’altro canto ho ceduto a richieste anche ingiuste pur di godere della presenza di mia figlia; dunque, caro il mio nano, guardati allo specchio prima di pontificare e, se ti è possibile, astieniti dal procreare, per il momento.
i reduci della Diaz, sono gli stessi che tutelano la sua libertà!