Fede e ragione critica: perché, secondo il pensiero del filosofo di Treviri, la religione è “l’oppio dei popoli”?
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Innanzitutto, un chiarimento preliminare. L’opposizione dialettica è l’opposizione tra due polarità di una stessa unità; ad esempio, il giusnaturalismo rappresenta l’unità di due polarità: il giusnaturalismo religioso (innatismo dei valori della persona garantiti ab aeterno da dio) e il giusnaturalismo laico (dove l’innatismo c’è ma non è giustificato teologicamente, come nel caso di Cartesio che lo giustificava tramite l’uomo stesso – cogito – e non tramite dio).
Opposizione contraddittoria è, invece, un’opposizione radicale tra due realtà eterogenee e che investe tutte le questioni filosofiche. Il pensiero di Karl Marx è in opposizione contraddittoria rispetto alla religione poiché quest’ultima è definita da Marx come «la teoria generale di questo mondo […] la sua logica in forma popolare […] il suo universale fondamento di consolazione e di giustificazione» ed è una teoria che ha un valore mitologico e una funzione sociale. Scrive Marx: «I popoli antichi vivevano la loro preistoria nell’immaginazione, nella mitologia»; ed ancora: «La critica della religione disinganna l’uomo affinché egli pensi, operi, dia forma alla realtà come un uomo disincantato e giunto alla ragione, affinché egli si muova intorno a se stesso e, perciò, intorno al suo sole reale».
L’emancipazione dalla religione è la condizione indispensabile affinché la ragione conquisti la sua libertà teoretica (da non confondere con la libertà di pensiero), cioè la capacità di organizzare l’esperienza in un sistema concettuale e quindi di teoreticizzare, universalizzare l’esperienza non in senso dogmatico, risolutivo, ma in senso critico, problematico, in modo da impedirne il suo irrigidimento dogmatico. La religione, ci spiega Marx, ha un valore diseducativo perché educa l’uomo all’autoalienazione, è «la figura sacra dell’autoestraneazione umana». Ciò ha una duplice conseguenza. Sul piano morale l’uomo religioso, invece di porre la propria radice in se stesso, la ripone nell’altro da sé (dio), per cui l’uomo crea dio che, secondo il mito, crea l’uomo e lo trasforma, conseguentemente, in una creatura divina (scambio soggetto-predicato).
Sul piano teoretico si ha l’effetto che la ragione viene irrimediabilmente subordinata alla teologia, diventando il fondamento di una concezione visionaria dell’uomo e della vita. Per Marx l’emancipazione dalla religione non deve chiudersi in se stessa (ateismo borghese), ma deve essere trasformata nell’inizio di un processo di emancipazione politica (la democrazia liberal-borghese) che a sua volta sarà superata dall’emancipazione piena dell’uomo, il comunismo. È qui che l’uomo, dopo essersi liberato dalle catene ideali, si libera dalle catene “reali” trasformando la critica del cielo «nella critica della terra, la critica della religione nella critica del diritto, la critica della teologia nella critica della politica».
Marx sottolinea che il comunismo costituisce una situazione storica che non esaurisce tutta la spinta propulsiva dell’attività etica dell’uomo per cui essa è trascendibile, cioè non è una situazione non situazione; insomma, l’elaborazione di Marx non si configura come la chiusura della storia ma della preistoria dell’umanità. Come un ateo deve porsi di fronte alla religione? Non proponendosi di garantirne l’esistenza mediante il pluralismo religioso o la libertà religiosa (concezione liberaldemocratica borghese), bensì di «eliminare la religione in quanto illusoria felicità del popolo»; per fare ciò occorre dissolvere criticamente le categorie religiose, dimostrando che esse non hanno alcun valore euristico nei confronti dell’esperienza, e sostituirle con nuove categorie critiche.
I testi citati nel presente scritto sono tutti tratti da Sulla questione ebraica e Per la critica della filosofia del diritto di Hegel, pubblicati in: K. Marx, La questione ebraica, Editori Riuniti, Roma, 1991, pp. 37-69.
Concetto Solano – dall’archivio di NonCredo. La cultura della ragione, «volume bimestrale di cultura laica»
(LucidaMente, anno VIII, n. 94, ottobre 2013)
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