Un sistema didattico dal successo globale. In Italia però non ha la stessa notorietà: polemiche e perplessità. Quali sono le attuali tendenze dell’insegnamento?
Maria Montessori: una donna straordinaria, grande scienziata, che all’inizio del Novecento ha lasciato al mondo un insegnamento, rivoluzionando la branca della pedagogia. Un boom di iscrizioni nelle scuole del Regno Unito, dopo la scelta di William e Kate, un successo enorme con ex alunni innovatori e geni, come Bill Gates e Gabriel García Marquez. Nato nel 1909, questo metodo, però, fatica a funzionare proprio nella sua patria, dove, nei suoi confronti, sono diffusi diffidenza e pareri discordanti.
“Il Montessori” educa il fanciullo all’indipendenza, al contatto con la natura, senza impedirgli di fare qualcosa perchéancora troppo piccolo. Ambienti a misura di bambino ed educatori scolastici che osservano e non intervengono quasi mai. Un paradiso per i più piccini. Molto spesso è il corpo docente a dire no; forse i “prof” temono che gli insegnanti montessoriani possano prendere il loro posto? La scuola di oggi è chiamata a camminare di pari passo con la vita sociale. Veloce e frenetica. Il sistema educativo deve trasformarsi, puntare su percorsi personalizzati, coinvolgenti, in linea con il mondo moderno. Quindi un metodo superato? No, ma potrebbe adattarsi, senza essere stravolto. Oggi esigenze, impegni e necessità si scontrano. Le nuove tecnologie non possono essere escluse del tutto: parti integranti della nostra realtà, rivoluzionarie nel processo di apprendimento, offrono anche ai docenti un potente strumento per la formazione. Non significa lasciare che ci invadano, ma insegnarne l’utilizzo.
In continua evoluzione. Sarebbero state impensabili lezioni di fisica o filosofia in formato web. Ma esistono davvero: docenti e giovani laureati, divulgatori 2.0 con i loro canali Youtube, seguiti da migliaia di persone. Forte lo snobismo nei confronti del mezzo che, invece, attira tanti giovani e non solo. Possibilità di apprendere in modo più interattivo e coinvolgente. È proprio questa la critica rivolta ai professori: non riescono ad attirare l’attenzione degli studenti. Tutta colpa loro? No, anche dei ragazzi: oggi hanno distrazioni che danno soddisfazioni più immediate e senza tanto sforzo. Genitori che cercano di impegnarli in tutte le attività anziché seguirli nello studio. I figli crescono con “mamma tecnologia”. Forse per questo, quando si trovano davanti a insegnanti in carne ed ossa, che interrogano e valutano, si trovano a disagio definendoli noiosi e poco interattivi.
La stessa Montessori sosteneva che l’impegno dello studio e dell’apprendere è frutto dell’interesse, niente si assimila senza sforzo. Fondamentale la collaborazione della famiglia, per fornire una completa esperienza montessoriana. È veramente così? L’ultima rivoluzione della scuola è quella proposta da Maurizio Parodi, ex dirigente scolastico. Ha promosso una petizione, da consegnare al Ministero dell’Istruzione, dal titolo Basta compiti! nella scuola dell’obbligo. A portarla avanti sono proprio i genitori, che chiedono ai docenti di lasciare più tempo libero ai propri figli. «Diciamo ai ragazzi di condurre una vita sana, sportiva, facciamo la guerra alle merendine, ma poi, se andiamo a vedere nel concreto, i ragazzi sono costretti a passare ore su libri e quaderni, dopo mattinate intense seduti in classe» ha detto Parodi. Petizione che ha trovato consenso da diverse associazioni, come la Fondazione Montessori. Genitori che approfittano del metodo per potersi liberare dei figli? Si spera di no.
Adattarsi davvero è possibile, ma è impensabile farlo solo grazie a una petizione o decreto. Il problema viene vissuto dai ragazzi ma anche dalle famiglie; sarebbe meglio indurre a sistemi meno ripetitivi e più attivi. La Montessori poneva al centro di tutto il bambino. È proprio da lui che bisogna partire. Un professore non è un clown, presente lì per divertire e far ridere: è un insegnante. Ma si potrebbe sottolineare che spesso sono proprio loro a essere i meno entusiasti in ciò che trasmettono. È anche importante il contesto nel quale si lavora: basta confrontare la situazione del nostro sistema con quella di diversi altri paesi per capire che nelle nostre scuole mancano attrezzature, laboratori e strumenti di supporto. Impegno e sforzo da parte di tutti: aiutiamo gli alunni a fare da soli, stando al passo con i tempi.
Nancy Calarco
(LucidaMente, anno XI, n. 125, maggio 2016)