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“Mi piace fare parte del mistero”

Rino Tripodi by Rino Tripodi
15 Febbraio 2009
in INEDITION
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L’esistenza femminile vista con autoironia: “Se voglio ce la faccio”, silloge di Luciana Siti

In un numero come questo di LM EXTRA, dedicato all’arte figurativa e alla poesia, oltre che alla musica, ben si inserisce la figura di Luciana Siti. Tale artista carpigiana, infatti, è poetessa e pittrice al tempo stesso, e, quindi, si incastra perfettamente nel “tema”: in particolare, con la sua silloge Se voglio ce la faccio (OFG Group, collana I papaveri gialli, pp. 140, € 12,00), entro la quale sono riprodotti alcuni suoi dipinti.
Dunque, un prezioso florilegio di pittura e poesia, i cui esiti si inseguono tra le pagine del volumetto, con misteriose e delicate correspondances.
I quadri di Luciana Siti – A risaltare sono innanzi tutto i colori: caldi, avvolgenti, fuoriescono dalle tele per impregnare lo spettatore di vibrazioni solari (rossi, arancioni, gialli, squillanti, tra Van Gogh, Gauguin e Matisse). Spesso, in uno slancio di generosità d’amore, varcano le soglie delle linee predefinite e si proiettano incontro agli occhi di chi osserva, accarezzandolo, ma anche penetrandolo (serie dei quadri raffiguranti vasi di fiori). Invece, nella serie di dipinti di oggetti quotidiani (bicchieri, brocche, collocati su un tavolo), l’artista sembra rappresentare la propria intimità, ritrosa, pudica, timida: spontaneo sopraggiunge il riferimento a Giorgio Morandi. I ritratti, infine, tendono a collocarsi o, al contrario, a dissolversi sullo sfondo, divenendo simboli della personalità femminile e della sua mutevole adattabilità.

Essere donna – E le poesie di Se voglio ce la faccio? Esse vivono pienamente nella realtà femminile dell’autrice, vista nella quotidianità (le incombenze giornaliere, l’assillo del peso-forma e dell’aspetto fisico, la ribellione alle regole e alle costrizioni). L’ultimo verso della poesia che dà il titolo alla raccolta diviene una sorta di ansiosa preghiera-aspirazione-mantra: «Se voglio ce la faccio, ce la faccio, ce la faccio…». Predomina però il desiderio di libertà e di gioia: «[…] voglio essere leggera / come una piuma al vento, / voglio essere una bambola, / una bambola bionda con i capelli lunghi, / e nella testa più niente di sofferente» (Essere femmina). L’aspirazione alla levità e a una serena pienezza è spesso presente, come anche in Perdere il tempo: «L’illusione / di essere eterna, infinita, / di abbracciare dolcemente la vita».

Vincere i sensi di colpa – Per sentirsi libera, lieve, è necessario affrancarsi dai sensi di colpa, dai meccanismi psicologici, dalle costrizioni stratificatesi negli anni a causa delle imposizioni sociali: «[…] è giunta l’ora / di liberarmi del senso di colpa / perché di colpa non ne ho nessuna» (Senso di colpa). La propria ansia di emancipazione si estende anche alle altre donne, come nella polemica indignazione civile di Ma come si fa?: «Liberare quelle donne obbligate a coprirsi, […] // Ma come si fa ad accettare? / Ma come si fa a permettere?».

Gli affetti quotidiani – Del mondo della Siti fanno pienamente parte gli affetti e le persone care. L’amore, innanzi tutto. Passionale: «Per me tu sei l’aria che respiro» (Insieme noi due); o disilluso (vedi Taci). Poi i familiari: il padre, le figlie, il cane, ancora i genitori e la mamma. E le relazioni umane: il lavoro, l’amica malata. Un’intera sezione della silloge (Dedicate a) è caratterizzata dall’affettuosa descrizione di ritratti e bozzetti di persone e situazioni umane.

Gli affascinanti abissi del cosmo – Nel suo percorso esistenziale e lirico, la poetessa si inoltra lungo gli enigmi della vita: «Mi piace fare parte del mistero, / ho sempre creduto nel mistero» (Il mistero). Tale traiettoria interiore, similmente a il Canto notturno di un pastore errante dell’Asia di Leopardi e a Il bolide di Pascoli, può condurre alla vertigine cosmica, fino a meditazioni metafisiche: «Azzurro, immenso, affascinante, / ma allo stesso tempo inquietante, […] questo è / l’Universo intorno a me […] // Dove mai finirà questa meraviglia, / dove inizierà, quali altri esseri / viventi popoleranno i pianeti […] // l’Universo […] ci invita a fare parte dei suoi giochi / fatali, surreali, incomprensibili» (L’Universo).

«Chi sono io veramente?» – Tuttavia, il tono dominante è quello ironico, una leggiadra forma di ironia e autoironia. Chi sono? ricorda, fin nel titolo, la clownerie di Palazzeschi: «Chi sono io veramente? / Una che non sa niente. […] // Sono una persona, oppure un automa? / Sono una persona pensante, / oppure una tonta delirante?». Sicché, nel complesso, Se voglio ce la faccio si presenta come una serie di filamenti luminosi, di suggestive rifrazioni, arpeggi e danze sonore, di dissolvenze sempre ricostituentisi in uno sferico equilibrio di parole ed emozioni che lasciano scie indelebili nel lettore.

Se voglio ce la faccio sarà protagonista giovedì 26 febbraio, alle ore 21,00, presso il Golf Club Santo Stefano, via Vettigano 26, Campagnola Emilia (Reggio Emilia). Presente l’autrice, introdurrà il nostro direttore Rino Tripodi. Letture di Elena Barbieri, con arrangiamenti e accompagnamento alla chitarra di Alessandro Zambelli. Il cantautore Gabriele Ferrini interpreterà alcuni componimenti della poetessa, da lui stesso musicati.

L’immagine: copertina della raccolta poetica di Se voglio ce la faccio di Luciana Siti.

Rino Tripodi

(LM EXTRA n. 14, 14 febbraio 2009, supplemento a LucidaMente, anno IV, n. 38, febbraio 2009)

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