Giugno 2019, a un ospite di un programma televisivo Rai viene chiesto di cambiare abbigliamento, perché veicolo di un messaggio sgradito. Può essere considerata censura ideologica?
Una delle scene più belle del cinema italiano è quando il personaggio di Totò nel film Nuovo cinema Paradiso (Giuseppe Tornatore, 1988) riceve un regalo postumo da parte del proiezionista Alfredo: apre gli occhi e si ritrova sullo schermo tutte le scene dei film tagliate; tagliate perché il primo gestore del cinema, il parroco del paese, le considerava “pornografiche”. Nulla si vede se non qualche bacio e una spalla scoperta, ma nel dopoguerra, in un paesino italiano, con il cinema gestito dalla Chiesa, così era e così doveva essere.
Non dimentichiamoci che alle Kessler, provenienti dalla ben più laica e aperta Germania, fu impedito di mostrare le gambe in tv se non coperte da calzamaglie nere (per intenderci, i nostri pantacollant) e che il primo ombelico scoperto fu di Raffaella Carrà nel 1971. La tv di Stato era gestita dallo Stato, ma l’ingerenza del vicino Vaticano sulla moralità era ancora forte; ripetiamo: così era e così doveva essere. Oggi è cambiato tutto: le tv commerciali, oltre alla pubblicità, hanno portato una progressiva apertura, tant’è che ora, nonostante i vari parental control e le fasce protette, ci ritroviamo all’estremo opposto: scene di violenza, accessibili a ogni ora, di nudo, sesso, droga. Vari comitati hanno chiesto rispetto degli orari dedicati ai bambini, ma la risposta è stata sempre la stessa: ovvero, oggi i bimbi hanno i tablet come baby-sitter e accesso a internet in ogni momento, con controlli labili, parziali o inutili da parte di genitori assenti, impegnati; quindi qualunque cosa la tv trasmetta è sempre troppo poco rispetto a quanto possano liberamente visionare.
Non tutto è perduto però! Per fortuna mamma Rai ancora resiste, per fortuna i dirigenti sono ancora nominati dal governo in carica, per fortuna in Rai ancora si riesce a censurare, a licenziare giornalisti, a spostare programmi. Come non ricordare la Santa Crociata di Matteo Salvini contro quel cattivone di Fabio Fazio? Per fortuna Gigi Marzullo, il grande Marzullo, ancora lavora in Rai e, da persona seria quale è e quale è sempre stato, risponde perfettamente alle direttive e, se ce ne fossero altri come lui, il mondo sarebbe più libero, più bello. E qui ci vorrebbe una faccina ironico/sarcastica.
Il giorno 28 giugno A.D. 2019, prima della registrazione del celeberrimo programma Cinematografo, Pino Schirripa, docente di Antropologia all’Università la Sapienza di Roma, dopo essere stato microfonato, è stato invitato a cambiare maglietta con la scritta Mediterranea save humans o a uscire. Premesso che non eravamo a conoscenza che, per parlare con Marzullo, fosse necessario rispettare un dress code ben preciso come se si fosse al cospetto del papa, premesso che sull’eleganza di alcuni giornalisti – Marzullo compreso – ne avremmo da scrivere, ci chiediamo se una tv pagata dai contribuenti possa impedire a uno studioso di parlare solo perché Marzullo ha paura di essere rimproverato e bollato come cattivone. Schirripa non fa il politico né di mestiere né per hobby, si occupa di immigrazioni di prima e seconda generazione e ha visitato i luoghi in cui nasce il fenomeno migratorio. La sua maglietta non pubblicizzava un brand, non era un messaggio commerciale e non era un messaggio politico, era solo un messaggio di umanità.
Oggi fa più paura esprimere e lasciare esprimere la propria umanità, che oggi pare, oltretutto, essere decisamente out, fuori moda, di un ministro degli Interni che entra in Parlamento con la divisa della Polizia e che indossa felpe dai messaggi, in ultima analisi, anche commerciali: contenti saranno i produttori di ruspe (sui rom, ndr). Al contrario, Mediterranea è una nave senza armatori, è una nave che salva vite in mare e che si mantiene solo con le donazioni private. Mostrare quella scritta, in un programma culturale e non politico, non voleva essere una critica ma poteva servire a sensibilizzare ancora di più le coscienze, cavalcando l’onda dello sdegno che le immagini della Sea Watch hanno provocato in molti di noi.
Mediterranea, come le altre navi gestite da ong, è “scomoda”, perché queste imbarcazioni si son date anche il compito di segnalare quante morti avvengono in mare; sono una sorta di faro nel Mediterraneo e in terra, dove illuminano le coscienze, costringendo a togliere la testa da sotto la sabbia. Il ministro Salvini continua ad affermare che non ci sono più morti in mare, che non ci sono più sbarchi e così è e così deve essere – ma ci auguriamo che non sia così a lungo – e quindi è giusto censurare sulla tv di Stato un abbigliamento con un messaggio diverso, è giusto spegnere ogni voce fuori dal coro, è giusto che l’informazione in Rai sia veicolata e volta a un solo obiettivo: uccidere il libero pensiero, perché, come ha affermato lo stesso Schirripa, «l’umanità, non ha diritto di cittadinanza in tv»… e censura oggi, taglia domani, tante idee non avranno più diritto di cittadinanza neppure in Italia.
Le immagini: Pino Schirripa e il logo di Mediterranea.
Carmela Carnevale
(LucidaMente, anno XIV, n. 163, luglio 2019)