Stephen Hawking e Leonard Mlodinow sostengono ne “Il grande disegno” (Mondadori) che la ricerca speculativa non sia più in grado di competere con gli sviluppi più avanzati della fisica
Il seguente testo è estratto dagli archivi di NonCredo. La cultura della ragione, «volume bimestrale di cultura laica». Abbonandosi a NonCredo, in un anno si possono ricevere a casa propria 600 pagine, con oltre 300 articoli come questo, ma inediti. Il costo? Meno di un caffè al mese: formato pdf 17,00 euro; formato cartaceo 29,90 euro: http://www.noncredo.it/abbonamenti.html.
1906: esce Problemi della Scienza di Federigo Enriques, un matematico livornese di trentacinque anni che si era laureato alla Normale di Pisa nel 1891. Il suo tentativo è quello di elaborare una teoria generale della conoscenza della realtà, che può essere raggiunta con la ricerca scientifica. Contemporaneamente, Benedetto Croce sostiene nella sua Logica che la scienza non ha alcun valore nella ricerca della verità. A un articolo di Enriques e di Francesco Severi, scritto in polemica nei suoi confronti, egli risponde: «Se parlassero di matematica…». 2010: Stephen Hawking e Leonard Mlodinow ne Il grande disegno (Mondadori) sentenziano che «la filosofia è morta, non avendo tenuto il passo degli sviluppi più recenti della scienza, e in particolare della fisica». Questa è certamente un’affermazione contestabile, ma è altrettanto certo che a nessuna disciplina è dato ignorare gli sviluppi di ognuna delle altre.
Come giustificano le loro posizioni gli autori de Il grande disegno? Essi sostengono il realismo basato sui modelli come la via più certa per raggiungere la conoscenza della realtà, la cui validità si fonda sulla continua verifica del modello. Sulla presunta morte della filosofia non voglio addentrarmi, preferendo lasciare l’approfondimento a chi è più di me qualificato per farlo, ed eventualmente a un dibattito tra i lettori. Ciò che mi preme è invece analizzare alcuni aspetti relativi all’evoluzione del pensiero umano in direzione della comprensione del mondo in cui ci capita di vivere. L’illusione di poter conoscere il mondo tramite l’osservazione diretta era fondata sul convincimento che le cose siano ciò che sembrano, ed è stata spazzata via dagli sviluppi della fisica teorica. «La concezione ingenua della realtà – affermano Hawking e Mlodinow – non è compatibile con la fisica moderna». È questo il motivo per cui diventa fondamentale mettere a punto un “modello”, costruito sulla base dell’interpretazione (elaborata dal nostro cervello) delle informazioni ricevute dai nostri sensi.
La storia della scienza diventa, a questo punto, una sequenza dei vari modelli che si sono affermati nelle diverse situazioni storiche, e che sono stati via via sostituiti da altri, più completi e convincenti. A questo punto nasce inevitabile una domanda.Questa sequenza si concluderà con una “spiegazione del tutto” o è invece destinata a proseguire all’infinito? Oggi nessuno ha una risposta a tale interrogativo, ma forse potremmo essere vicini a un risultato. Gli autori de Il grande disegno si dicono convinti che, se c’è una candidata a rappresentare la teoria finale, questa non possa essere che la “teoria M”, che «combina matematicamente le cinque teorie delle superstringhe e la supergravità ad undici dimensioni, nonché le quattro interazioni fondamentali». Senza esporre le caratteristiche delle più avanzate acquisizioni della fisica teorica, vorrei limitarmi a una riflessione sulle conseguenze del superamento della concezione ingenua della realtà. L’indeterminazione che rappresenta la caratteristica più appariscente della fisica quantistica si presta al tentativo di restaurare una concezione metafisica. Ma, a differenza di chi la propone, lo scienziato sa che le sue teorie, anche le più sfuggenti, devono essere sempre sottoposte al vaglio dell’osservazione scientifica.
Le immagini: in apertura, copertina del libro Il grande disegno (Mondadori); all’interno foto che ritrae insieme Stephen Hawking e Leonard Mlodinow (fonte: http://galaktika.hu/).
Andrea Cattania – dall’archivio di NonCredo. La cultura della ragione, «volume bimestrale di cultura laica»
Per saperne di più sul bimestrale NonCredo e sulla Fondazione Religions free, editrice della rivista. Siti: www.noncredo.it; www.religionsfree.org. Telefono: (+39)366-5018912. Fax: 0766-030470. Indirizzi e-mail: fondazione, info@religionsfree.org; rivista, noncredo@religionsfree.org. Abbonamenti alla rivista (€ 29,90 per sei numeri, conto corrente postale 97497390; IBAN IT34M0832739040000000007000): www.noncredo.it/abbonamenti.html; abbonamenti@religionsfree.org.
(LucidaMente, anno VIII, n. 89, maggio 2013)
Sia chiaro, chiunque ha diritto di replicare che «sente» intimamente e con una forza inesprimibile che dopo la morte c’è un’altra vita e che Dio esiste davvero. O che «spera» in tutto ciò. E che «sente» e/o «spera» perché «possiede», «ha ricevuto», «ha incontrato» la «fede». Tutto ciò è perfettamente legittimo e inoppugnabile. Purché si accompagni alla consapevolezza che ciò è in contraddizione con la ragione. In contraddizione, cioè, con l’argomentazione fondata sulla logica e su quanto accertato (con gradi di certezza diversissimi, abbiamo visto) dalle scienze naturali.