Il sorprendente esordio, a suon di percussioni, di un trio di giovani emiliani
Da poche settimane è uscito il primo album dei Tambu(D)ri, gruppo di percussioni formato da Diego Occhiali, Tommaso Sassatelli e Dario Viviani, tutti e tre di Budrio, in provincia di Bologna. Muoviti! – un nome, una garanzia – è un cd completamente autoprodotto e può essere acquistato, al prezzo di € 10,00, contattando la band all’indirizzo tambudri@gmail.com, oppure attraverso la loro pagina facebook https://www.facebook.com/Tambudri o sul canale youtube https://www.youtube.com/user/TambuDri.
La straordinaria novità dei Tambu(D)ri consiste nel loro genere musicale: una miscela di ritmi caratterizzati da contaminazioni diverse, multietniche, ma con un efficace orientamento pop. Sebbene non si tratti della prima band di sole percussioni, gli altri esperimenti che potremmo definire simili sono sempre rimasti confinati nei limiti di una musica specialistica, non aperta al pubblico. In modo originale i Tambu(D)ri si propongono invece di abbattere gli schemi e rendere la purezza del suono accessibile a tutti. Ciò accade, per esempio, in Pioggia, dove compare, quasi a sorpresa, il famoso tema di Oh! Susanna, subito riconoscibile ma fedele alla linea melodica della marimba. La particolare orecchiabilità dei brani deriva anche dall’unione delle diverse esperienze dei ragazzi: alle varie percussioni suonate da Diego, che è stato a lungo in Africa e a Cuba per studiare la musica etnica, si affianca la batteria di Dario, con il suo stile decisamente più rock. Su questa base ritmica si appoggiano le note di xilofono, marimba e vibrafono, strumenti che conferiscono un’impronta funky all’insieme e vengono suonati da Tommaso, allievodi conservatorio con una formazione classica.
Nelle dieci tracce del disco tutto viene amalgamato in maniera eterogenea ma precisa, facendo prevalere talvolta uno strumento, talvolta un altro. Lo stesso metodo di composizione si basa su un’attenta riflessione collettiva, benché il punto di partenza rimanga l’istinto. Dunque ci troviamo di fronte a una musica a tratti sperimentale ma che mantiene, come punti di forza, il divertimento e l’energia. L’intento dei Tambu(D)ri, infatti, è di portare l’ascoltatore a ballare − cosa che, effettivamente, accade durante gli spettacoli dal vivo − e a lasciarsi andare per sentire il ritmo sulla pelle. Allo scopo di favorire tale approccio il gruppo ha evitato di creare strutture armoniche complesse, curando tuttavia molto la poliritmia.
Anche l’assenza di testo rappresenta un tentativo di liberarsi dalle briglie del messaggio, affinché il pubblico non senta il proprio divertimento intralciato e possa dare una libera interpretazione a ogni brano. In questo senso i titoli si propongono di avere una funzione puramente evocativa, come nel caso della già citata Pioggia, che dipinge le sfumature delle sensazioni che può dare, appunto, una giornata piovosa. Lo stesso si può dire di Festa, ludica e irrequieta, o di Evolution, la traccia più lunga e mutevole dell’album. Infine, persino le parole di Maiquo riescono a non bloccare l’ascolto su un tema preciso: pur essendo inventate e prive di significato, esse si inseriscono nell’atmosfera calda e tribale della canzone, dando spazio all’immaginario. Muoviti! è tutto questo: danzare, non restare mai fermi, non “perdere il tempo”, ma anche girare il mondo e incontrare culture diverse – seguendo l’esempio di Diego, verrebbe da dire – per abbattere i muri del pensiero e rinnovare le idee. Il disco è un’esortazione ad andare avanti, a fare sempre meglio, a oltrepassare gli ostacoli.
Ostacoli che i Tambu(D)ri hanno superato fin dal primo concerto di successo, quando si accorsero che avrebbero potuto offrire a quel pubblico già entusiasta qualcosa di più. Allora, ecco la nascita del disco, realizzato con l’aiuto di Claudio Castellari, che ha registrato le tracce in una qualità elevata, l’appoggio del padre di Tommaso, che ha elaborato la grafica di copertina, e la collaborazione con il deejay budriese Ruben Ganzerli (Rzr Project) per il remix di Ballacontatto. Oltre a ringraziare queste persone, i Tambu(D)ri precisano che il loro primo album non è un punto di arrivo, ma un punto di partenza per nuovi, ambiziosi obiettivi. Li aspettiamo, dunque.
Le immagini: la copertina dell’album Muoviti! e una foto del trio di percussionisti di Budrio.
Gianmarco Armaroli
(LucidaMente, anno IX, n. 100, aprile 2014)