Il fuoco e la sua potenza, al contempo distruttiva e rigeneratrice, unica via di scampo a un cammino inarrestabile verso il disfacimento. Il fuoco che richiama il mito dell’araba fenice che risorge dalle proprie ceneri ma che, associato alla condizione della città di Napoli, richiama alla mente inevitabilmente la piaga dello smaltimento dei rifiuti urbani. Il fuoco al centro di un folle progetto.
Una tematica complessa – il degrado dell’odierna Napoli e il disagio che ne deriva per coloro che lo vivono quotidianamente – filtrata attraverso lo sguardo di un ex terrorista disilluso, comunque pronto ad agire e sacrificarsi in prima persona per la salvezza della propria città. Questo è il fulcro di Fuoco ai Quartieri spagnoli (Tullio Pironti Editore, pp. 174, € 12,00), primo romanzo di Attilio Belli.
L’autore è docente di Urbanistica all’Università “Federico II” di Napoli e ha scritto numerosi saggi di urbanistica.
Straniero a Napoli, alla ricerca di una dimensione parallela – La Napoli dei nostri giorni, precisamente del periodo antecedente le elezioni politiche del 2008, fa da scenario alla vicenda del protagonista: Comò (al secolo Giacomo Molino), ex militante di Lotta continua, poi divenuto terrorista nelle fila dei Nap (Nuclei armati proletari), il quale, dopo venticinque anni di esilio volontario a Parigi, ritorna nella sua città natale. Qui trova ad aspettarlo una serie di amici vecchi e nuovi che inaspettatamente vogliono sfruttare la sua esperienza in una serie di azioni eversive, nelle quali egli tuttavia non intende essere coinvolto. Si tratta di terroristi, camorristi, giovani militanti, tutti specchio del forte disagio del protagonista, ma marginali rispetto a lui, in quanto spinti da differenti interessi. Privo di illusioni eppure fortemente idealista, profondamente disgustato dalla situazione di degrado in cui versa la propria città, che ha come sola occasione da offrirgli un umiliante lavoro da badante, Comò vede profilarsi come unica via d’uscita quella di rifugiarsi in un’esistenza parallela. Un mondo costituito da un sogno di rinascita che coinvolga lui e l’universo che lo circonda.
L’ossessione del fuoco – Amante della letteratura, fervido lettore e cultore degli scritti del filosofo francese Gaston Bachelard, conosciuti e apprezzati nel corso della permanenza parigina, ciò che ha in mente è la costruzione di una “biblioteca-isola”, da realizzare all’interno della propria abitazione. Un vero e proprio paradiso nascosto al pubblico, dove potrà posizionare circa tremila libri che faranno da maschera persino a porte e finestre, non lasciando spazio alla “realtà”, ma che soprattutto faranno da barriera tra lui e la corrotta società esterna. Solo questo ambiente “puro” potrà garantire a Comò la giusta concentrazione e il raccoglimento per realizzare il suo grande progetto. Ossessionato dal fuoco, unico fenomeno che racchiude in sé due valenze opposte, quali purificazione e distruzione, ciò che Comò ha in mente è procedere al rinnovamento dell’universo che lo circonda, ovvero della degradata Napoli, tramite un folle piano incendiario. Parte principale della sua opera è la stesura di un libro in cui racchiudere il proprio progetto, simbolo di liberazione della sua città dai vizi e dall’abbandono che l’hanno portata alla rovina: «Azione e fuoco; fuoco è azione. Come per la Fenice, occorreva usare, volere la fiamma, e non subirla: preparare la culla con estrema cura, come l’uccello meraviglioso raccogliere le piante aromatiche che sono dei fuochi potenziali e poi scatenare il fuoco vero. Napoli doveva essere la sua culla».
La decisione finale – Comò è però un uomo combattuto, in bilico tra il proprio desiderio di purificazione e il timore di causare vittime innocenti: questo stato di forte indecisione lo conduce alla scelta estrema. Convinto della necessaria azione del fuoco, decide di agire su se stesso in modo da immolarsi per il bene e la rinascita della sua amata Napoli, con la speranza di favorire il cambiamento dei valori di una città in cui non riesce più a rispecchiarsi. In seguito all’ennesimo corteo che invade le strade e al forte disagio che gliene deriva, Comò si rifugia nel proprio appartamento, dove, ad attenderlo, trova solo la sua cagnolina. Lì decide di ardere vivo in mezzo agli amati libri, ponendo così fine al malessere che aveva segnato la sua esistenza di idealista sognatore. Un gesto estremo, forse inutile, manifestazione di una sofferenza dovuta all’incapacità di adattarsi a una quotidianità corrotta e sofferente, ormai racchiusa in una sorta di inerzia e di abbandono. È questo il quadro che emerge dalle riflessioni di Comò, figura molto prossima al poeta maledetto, instabile, che vede come unica via d’uscita alla sua condizione il porre fine alla propria esistenza, facendosi martire per un ideale di rinnovamento.
Un romanzo adatto a tutti – Il testo può essere a buon titolo definito un “romanzo per tutti”: tratta tematiche complesse e impegnate, ma è strutturato in maniera tale da scivolare velocemente nella lettura. Molto scorrevole e chiaro, in virtù di una sintassi semplice e di un registro lessicale più che accessibile, può coinvolgere qualsiasi tipo di lettore: ciò anche grazie alla dettagliata ambientazione in cui sono calate le vicende, di certo dovuta alle conoscenze urbanistiche dell’autore.
L’immagine: la copertina di Fuoco ai Quartieri spagnoli di Attilio Belli.
Giovanna Maria Russo
(Lucidamente, anno V, n. 56, agosto 2010)