Esce oggi “Tengo”, il nuovo disco di Gianluca Lo Presti (produzione Area51 Records), ispirato allo scrittore Haruki Murakami
Gianluca Lo Presti è musicista e produttore. Attraverso il moniker di Nevica l’artista ha fuso le anime dei due progetti musicali precedenti: Nevica su Quattropuntozero e Nevica Noise, il primo cantautoriale, il secondo improntato su suoni elettro-rock.
Ora è la volta di un nuovo lavoro, prodotto da Area51 Records e in uscita proprio oggi, 22 febbraio. Il suo titolo è Tengo, omonimo della traccia 6, e gli otto componimenti che sostanziano questa nuova impresa del chansonnier – livornese di nascita, ma ravennate d’adozione – sono contraddistinti prevalentemente da testi lirici che, insieme alla base elettronica, ma allo stesso tempo rockeggiante, creano un’atmosfera intima e piacevole, di cui fare esperienza attraverso l’ascolto. Tengo si riferisce al protagonista del romanzo 1Q84 dello scrittore giapponese Haruki Murakami. Il personaggio è un giovane trentenne intellettuale ancora alla ricerca della propria realizzazione. Una persona chiusa, incline all’introspezione e perciò a disagio nella metropoli di Tokyo che fagocita tutto e tutti. Ispirandosi alla creazione dell’autore di Kyoto, l’album racconta, quindi, il viaggio dentro se stessi, La frase contenuta appunto nel brano Tengo, «siamo sulla stessa barca in mezzo alla corrente», è un’immagine metaforica che evoca questo tortuoso errare interiore.
Non è comunque la prima volta che Lo Presti riprende lo scrittore nipponico; anche nel precedente Sputnik vi erano riferimenti a racconti dell’autore giapponese. Ce ne siamo occupati su LucidaMente con l’articolo Il viaggio cosmico di Nevica su Quattropuntozero dello stesso direttore Rino Tripodi. Per quanto riguarda dunque quello dentro la propria anima, si può affermare che, anche quando si tratta di un percorso cosciente, è comunque arduo da affrontare se si considerano i numerosi aspetti contraddittori costituenti la personalità di ciascuno. Proprio questo è il tema al centro del brano TINA e SWARAJ: la frammentazione in molteplici io, ognuno dei quali rema in direzione contraria agli altri, creando così uno squilibrio.
La soluzione potrebbe consistere nell’autogovernarsi per mezzo di un io adulto che faccia da guida a “tutti gli altri sé”. Un Swaraj, come lo ha chiamato Mahatma Gandhi, che sia in grado di equilibrare «le nostre parti piccole le cui fragilità ci chiedono coraggio per starle ad ascoltare». Un componimento che parla a tutti, dalla musica meno ruvida e irruenta, ma dal ritmo più lento che si apre e si chiude per mezzo di parti parlate, quasi si appellasse direttamente all’ascoltatore. Sempre lento, profondo è l’ultimo brano: Ghiliachi, che, per via del ritmo conciliante, richiama l’immagine di una culla protettrice. Il titolo è il medesimo del libro che calma e lenisce le angosce della protagonista femminile di 1Q84. La traccia richiama le stesse funzionalità e vuole proteggere l’anima dall’immensità del male.
Cosa resta, perciò, di questo faticoso percorso introspettivo? Per rispondere alla domanda dobbiamo tornare là dove il cd comincia: la prima composizione. Il nostro suono è l’unica a mantenere una continuità col sound degli album precedenti (wave, sporco e graffiante) e si propone anche da filo conduttore a tutta la nuova opera. Il suono della musica si fa testimone ed eredità della vita: pertanto auguriamoci, riprendendo il verso «di noi rimane solo il nostro suono» del brano, che Nevica resti a lungo un suono che si espande e aleggia nell’atmosfera attorno a noi.
Arianna Mazzanti
(LucidaMente, anno XIV, n. 158, febbraio 2019)