La foto di un vestito a righe e le sue diverse interpretazioni cromatiche hanno invaso il web, aprendo un vero caso mediatico: l’abito era bianco e oro oppure blu e nero? Il bello è che avevano tutti ragione. Proviamo a capire perché
Un paio di mesi fa il web è stato letteralmente invaso da un “giallo” – è proprio il caso di dirlo, visto che siamo in tema di colori – in merito a un elegante vestito a righe che ha spiazzato niente meno che per la sua nuance. C’era chi lo vedeva bianco e oro e chi blu e nero, ma il dato rilevante è che… nessuno aveva torto. C’è un motivo più o meno per tutto e in questo caso la spiegazione scientifica è “a portata di occhio”, anche se a svelare l’arcano sulle effettive tinte dell’abito ci ha pensato poi la stessa ditta che lo ha prodotto.
La saga è cominciata alla fine di febbraio, quando una ventunenne scozzese ha postato sul social Facebook la foto di un vestito a righe indossato a un matrimonio e ha lanciato la sfida, chiedendo direttamente agli amici di che colore fosse. In pochissimo tempo si è diffuso un vero e proprio virus pandemico, come si conviene a un fenomeno che nasce e si sviluppa in rete: molti, anche numerosi vip, incuriositi dalla diversità delle risposte e dalla sicurezza di chi metteva becco nella questione, hanno iniziato a “condividere” l’ormai celeberrimo scatto e a estendere la domanda a chiunque volesse partecipare al dibattito. «Di che colore è questo abito?». Tra le svariate risposte, postate o “cinguettate”, due hanno avuto il sopravvento e due sono stati i corposi schieramenti che sono andati a delinearsi: da un lato, chi vedeva righe bianche e oro, dall’altro, nere e blu. E il bello è che tutti avevano ragione.
La medesima foto, infatti, con il suo singolare soggetto incriminato (l’abito era della madre della sposa), veniva percepita sia in un modo sia nell’altro. Prima che intervenisse la stessa casa di moda – che si è trovata in mezzo a un caos e a una pubblicità mondiale senza precedenti («abbiamo esaurito le scorte») – a spazzare via ogni dubbio e anche un po’ di suspense («confermiamo che il vestito è blu e nero, se non lo sappiamo noi!»), il fenomeno è stato comunque chiarito e può rientrare nei cosiddetti “scherzi ottici”. La ragione scientifica per la quale un medesimo soggetto può prestarsi a diverse interpretazioni cromatiche risiederebbe nella biologia e, in particolare, dipenderebbe da come l’occhio decodifica le informazioni che provengono dalla retina.
L’abbinamento dei colori, le caratteristiche dei tessuti, lo sfondo, il tipo di illuminazione e addirittura l’età di chi osserva sono fattori che contribuiscono ad alterare la percezione delle tinte, come spiegano Jay Neitz, ricercatore dell’Università di Washington, e John Borghi, neuroscienziato cognitivo alla Rockefeller University di New York. Con le premesse sopra elencate, la luce raccolta dalla retina – e penetrata nella parte posteriore degli occhi, dove i pigmenti colpiscono la corteccia visiva, con tante lunghezze d’onda a seconda dei colori – può ingenerare confusione al cervello, quando questo deve focalizzare un’immagine d’insieme. Questo, poi, individua la tinta riflessa dal soggetto che osserva e la sottrae alla realtà: la vista dovrebbe disfarsi di ciò che illumina e ricavare solo informazioni relative alla riflettività. Per quanto riguarda il vestito, stando alle tesi di Neitz, pare che gli osservatori, ingannati dalla luce, abbiano scartato alcune fasce cromatiche per concentrarsi su altre: così, alcuni hanno ignorato il blu, vedendo sfumature chiare quali bianco e oro, mentre altri hanno compiuto il meccanismo inverso. Per sciogliere oggettivamente il dubbio, l’unico modo era tagliare la foto originale, “isolare” le righe lungo i bordi cromatici frastagliati e scoprire i “vincitori”, il blu e il nero.
La nostra vista, nota Borghi, è anche influenzata da un processo chiamato top-down, che inizia nel cervello e scorre verso il basso, filtrando i dati attraverso l’esperienza e le aspettative dei singoli al fine di produrre immagini. Il nodo nevralgico qui pare essere la percezione individuale, spesso ignorata dagli scienziati, che si concentrano piuttosto sul funzionamento dell’occhio, analogo per tutti. E se ognuno è diverso, con livelli di attenzione e movimenti oculari propri, per il fenomeno dell’adescamento ciò che è stato visto prima della foto dell’abito potrebbe avere condizionato la sensazione dei suoi colori da parte del cervello. In ogni caso, per non scontentare o deludere nessuno, la casa di moda ha dichiarato di avviare la produzione anche in versione bianco e oro del vestito più celebre del mondo. Della serie: il cliente ha sempre ragione.
Le immagini: la foto del famoso vestito a righe che ha fatto il giro del web e del mondo.
Maria Daniela Zavaroni
(LucidaMente, anno X, n. 113, maggio 2015)