Alcune idee per l’uso appropriato del web e per porre rimedio al digital divide
L’immagine letteraria del “cyberspazio” nell’era della tecnologia ha un notevole fascino, in quanto lo spazio considerato è costituito da un insieme di reti interconnesse tramite cui viaggia l’informazione selezionata attraverso motori di ricerca e strumenti di filtraggio. Il termine “cyber” viene dalla cibernetica e significa “condurre”, “pilotare”. Negli ultimi anni ha assunto il significato di ciò che appartiene al mondo digitale. Tuttavia, non esiste materialità nel “cyberspazio”, in quanto esso non è uno spazio fisico e la sua abitabilità è discutibile.
La nascita del “cyberspazio” – L’inventore del termine “cyberspazio” è lo scrittore canadese William Gibson che nel romanzo Neuromante del 1984 descrisse uno spazio digitale e navigabile in questi termini: «Cyberspazio. Un’allucinazione vissuta consensualmente ogni giorno da miliardi di operatori legali, in ogni nazione, da bambini a cui vengono insegnati i concetti matematici. Una rappresentazione grafica di dati ricavati dai banchi di ogni computer del sistema umano. Impensabile complessità. Linee di luce allineate nel non-spazio della mente, ammassi e costellazioni di dati. Come le luci di una città, che si allontanano». Eppure, quando Gibson lo coniò, come sostenne egli stesso successivamente, tale termine, pur rassomigliando a un altro allora in voga, non aveva alcun significato specifico, neanche per lui che lo vide “emergere” mentre stava scrivendo.
Il “cyberspazio” secondo Bruce Sterling – Fu poi lo scrittore e giornalista Bruce Sterling che riprese il termine coniato da Gibson e lo rese popolare. Egli attribuì il merito di aver creato con tale termine uno stretto nesso tra computer e network delle telecomunicazioni al poeta, saggista e attivista politico statunitense John Perry Barlow, autore nel 1996 della Dichiarazione d’indipendenza del cyberspazio. Sterling, nell’Introduzione al suo libro Giro di vite contro gli hacker (Shake), descrisse il “cyberspazio” come un luogo espanso, un vasto e fiorente paesaggio elettronico. Secondo Sterling, «dagli anni sessanta, il mondo del telefono è divenuto ibrido con i computer e la televisione, e sebbene non vi sia ancora alcuna sostanza di cyberspazio, nulla che si possa maneggiare, esso ora ha uno strano tipo di fisicità. È buonsenso oggi parlare di cyberspazio come un luogo a sé stante».
Il problema dell’inaffidabilità di internet – Il grado di accessibilità della rete consente anche il formarsi di comunità virtuali di apprendimento e ricerca che possono bypassare la figura specifica dell’intermediario. Questo fa sì che un gran numero di informatori possa utilizzare la rete, ma, purtroppo, in questo ambito, si inseriscono anche abili manipolatori dell’informazione, che difendono interessi sia pubblici che privati, e ciò ovviamente favorisce il fluire di informazioni non corrette. La notevole quantità di informazioni e dati spesso inaffidabili o imprecisi che circola in rete potrebbe inoltre esporre i giovani a rischi di sovraccarico cognitivo, disorientamento, inganno: solo educandoli all’utilizzo critico delle risorse informative digitali sarà possibile rendere inoffensive queste notizie e favorire in contemporanea uno sviluppo di competenze cognitive adeguate nei soggetti considerati.
Scuola e “cyberspazio” – Il “cyberspazio” rappresenta una nuova sfida per il mondo dell’educazione. Da qui la necessità di favorire forme di pensiero che diano la possibilità al soggetto che si muove in esso di affrontarne la complessità. Anche nelle scuole andrebbe pensato un percorso di Internet Literacy (abilità nell’uso di internet) che possa educare il giovane a un utilizzo critico e consapevole del web. Migliorare entro il 2013 l’accessibilità e l’attrattiva del contesto scolastico per gli allievi e gli adulti ed elevare i livelli di competenze di base, assicurando attrezzature e strutture migliori: questo l’obiettivo arduo, ma non irraggiungibile, che la Commissione europea si è prefissato di conseguire in Calabria, Campania, Puglia e Sicilia per il periodo 2007-2013, per mezzo del programma operativo Ambienti per l’apprendimento.
Digital divide – Siamo in un’epoca in cui l’accesso o meno alla rete fa la differenza tra gli individui. Anche nel commercio il rapporto di compratore-venditore è stato sostituito dal rapporto fornitore di servizi-utente. Sarà decisiva la distinzione tra chi è connesso e chi non lo è, tra chi è in grado di accedere alla rete, e quindi di “essere dentro” un mondo che cambia, e chi non vi riesce. “Essere fuori” significherà rimanere esclusi dalla miriade di relazioni e connessioni che si instaurano in una società sempre più globalizzata. Oggi l’informazione viaggia anche e soprattutto attraverso i flussi delle reti elettroniche, indice di ricchezza e potere e, di conseguenza, l’esclusione digitale creerà il cosiddetto “digital divide”, che tradotto in italiano significa “frattura digitale”.
Il programma europeo per migliorare le competenze – Il programma Learning Environments (Ambienti per l’apprendimento) rientra nel quadro definito dall’Unione europea per raggiungere l’obiettivo “Convergenza” e, disponendo di un budget complessivo di circa 495 milioni di euro, prevede un piano di assistenza comunitaria tramite il Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) di circa 248 milioni di euro, pari a circa lo 0,9 per cento dell’investimento complessivo stanziato dalla Ue per l’Italia nell’ambito della politica di coesione 2007-2013. L’obiettivo è migliorare le competenze nel contesto scolastico, ma per far ciò non si può prescindere dall’utilizzo della tecnologia. L’implementazione del programma Learning Environments comporta, infatti, anche una riduzione di 2 punti del rapporto alunno/computer e un’estensione della copertura a banda larga delle scuole dal 52 per cento all’80 per cento. Fornendo infrastrutture migliori, il programma operativo può contribuire a innalzare gli standard delle competenze di base.
L’immagine:la copertina dell’edizione Oscar classici moderni Mondadori del romanzo Neuromante di William Gibson.
Dora Anna Rocca
(LM EXTRA n. 24, 16 maggio 2011, supplemento a LucidaMente, anno VI, n. 65, maggio 2011)