Un’analisi clinica condotta da Armando De Vincentiis ci svela i meccanismi psicopatologici che spesso si nascondono dietro le “esperienze paranormali”
Capita, non di rado, di ascoltare persone in programmi televisivi che sostengono di essere state rapite dagli alieni per essere condotte a bordo di astronavi supertecnologiche, diventando successivamente cavie da laboratorio per esperimenti sul corpo e sul comportamento umani. Altre testimonianze parlano di contattismo, ovvero della possibilità di entrare in contatto con intelligenze aliene attraverso una particolare e misteriosa telepatia. Sempre in trasmissioni a tema non è difficile ascoltare persone parlare di reincarnazione – spiegata attraverso fenomeni misteriosi, tra cui il noto déjà vu – e di contatti con entità spirituali o demoniache non bene identificate. Per avvalorare i loro racconti, poi, i protagonisti parlano della interessante esperienza di regressione ipnotica mediante la quale hanno potuto ricordare episodi della vita precedente completamente rimossi dalla memoria.
Cosa c’è di vero in tutto questo? La regressione ipnotica può essere considerata attendibile scientificamente? Da pochi giorni è uscito nei bookstore on line il quindicesimo quaderno del Cicap, scritto da Armando De Vincentiis, dal titolo Psicopatologia del paranormale. Indagine clinica sulle esperienze soprannaturali (Cicap, pp. 104, € 9,90), in cui si analizzano dodici storie e casi clinici di fenomeni ritenuti erroneamente miracolosi. Il nostro cervello può indurci in inganno e farci credere di aver udito e visto qualcosa che in realtà non abbiamo visto o, addirittura, non esiste. Ci sono vari tipi di disturbo della percezione e della memoria: la tipologia più comune riguarda le paramnesie, disturbi mnemonici in cui i ricordi si presentano alterati. Le distinguiamo in allomnesie, ovvero ricordi incompleti o erroneamente localizzati nel tempo e nello spazio, e in pseudomnesie, in cui elementi di fantasia danno luogo a ricordi che il soggetto non ha mai vissuto.
Queste ultime comprendono i cosiddetti falsi riconoscimenti, quando, cioè, si crea confusione tra il presente realmente percepito e un ricordo erroneamente ritenuto vero. Un esempio noto a tutti è dato dal fenomeno del déjà vu, durante il quale si ha l’impressione di aver già vissuto una situazione presente. Falsi ricordi e fantasie danno vita, così, a un errore di percezione del reale. Un’esperienza per noi del tutto nuova può essere associata dal nostro cervello a un evento passato “registrato” nel luogo della memoria e non in quello della percezione, fornendo in questo modo la sensazione del già vissuto e facendoci cadere facilmente in inganno.
Per quanto riguarda l’ipnosi come terapia, ascoltiamo cosa dice De Vincentiis: «Uno dei miti davvero difficili da sfatare è rappresentato dall’utilizzo della cosiddetta regressione ipnotica come metodo di indagine diagnostica. Un mito che trae le sue origini da una certa cinematografia hollywoodiana che, spesso, rappresenta come questa metodica sia in grado di scoprire memorie passate ma rimosse dalla coscienza e dimenticate nel tempo. In realtà vi sono numerose evidenze sperimentali in grado di dimostrare che più che un recupero l’ipnosi regressiva è una costruttrice di memorie in grado di strutturare un evento dal nulla e facendolo non rivivere, bensì vivere ex novo come se fosse reale. Tuttavia è bene specificare che le esperienze costruite con la regressione sembreranno reali solo se conformi con il sistema di credenze del soggetto che vi si pone» (cfr. Armando De Vincentiis, Molestie e abusi, ipotesi o ricordi? Quando il trauma non è mai avvenuto, in www.medicitalia.it).
Lo stesso discorso vale per il contattismo extraterrestree per i rapimenti alieni. Per il verificarsi del fenomeno occorre una conformità col sistema di credenze del soggetto in questione. Tra le paramnesie abbiamo, per esempio, una particolare tipologia detta criptomnesia, ovvero il ricordo di un’esperienza, ma senza rammentarne il luogo e come quell’evento è stato vissuto. Ad esempio, quando si dice che qualcuno ha parlato lingue sconosciute, in realtà si tratta di alcune frasi apprese e memorizzate in passato senza conservare il ricordo di dove e come ciò sia avvenuto. In alcuni casi, poi, il presunto posseduto non parla lingue estinte, bensì emette solo suoni incomprensibili (tipo calembour) che vengono scambiati per vocaboli di una lingua antica o sconosciuta ai presenti. Un differente discorso va fatto, naturalmente, per i mitomani che, pur sapendo di raccontare “balle” stratosferiche, sono disposti a tutto pur di finire sotto i riflettori.
Soltanto in un contesto culturale nel quale è contemplata l’esistenza di dio e del diavolo (in conformità col sistema di credenze) si manifestano fenomeni legati al mondo religioso: estasi, possessioni, esorcismi, misticismi, stimmatizzazioni. Una possessione sarà diversa a seconda dei sistemi antropologico-religiosi di riferimento (islamismo, cattolicesimo, ebraismo, induismo, animismo): non esistono, ad esempio, stimmatizzati al di fuori della cultura cattolico-romana, cioè tra protestanti, musulmani, atei e nella Chiesa ortodossa d’Oriente. Il diavolo non fa mai visita a un perfetto non credente, perché nel suo universo culturale non è contemplata la sua esistenza. Se, per esempio, andassimo a visitare un castello in cui ci aspetteremmo di incontrare dei fantasmi, ogni piccolo scricchiolio naturale e fruscio del vento diventerebbero rumori sospetti e finiremmo per vedere ombre e riflessi anche laddove non c’è nulla di tutto questo. La suggestione e la credenza nel fenomeno creano “l’esperienza paranormale” e il nostro cervello cade in errori di interpretazione.
Psicopatologia del paranormale rappresenta un viaggio attraverso la lente della scienza per capire cosa c’è di autentico in fenomeni ritenuti sovrannaturali, perché si formano falsi miti e leggende e come è possibile impiantare ex novo una credenza, trasformandola in una realtà fittizia e sostitutiva di quella autentica. Un libro, insomma, la cui lettura può tenere lontani paure e inganni della nostra mente e può aiutare a leggere la realtà in modo più razionale e corretto (cfr. anche Hello Sud – Paranormale e Psicopatologia del paranormale).
Le immagini: una foto di Armando De Vincentiis; la copertina di Psicopatologia del paranormale; un fantoccio raffigurante un E.T.
Marco Cappadonia Mastrolorenzi
(LucidaMente, anno VIII, n. 91, luglio 2013)
Sciamano siberiano in trance estatica: “Chiunque nel corso della propria esistenza abbia provato una sensazione di gioia indescrivibile, un’emozione incontenibile o un forte senso di esaltazione tale da far pronunciare parole del tipo: “non sto più nella pelle”, “non sto in me dalla gioia”, è stato protagonista di un’estasi. Il termine, derivante dal greco “ékstasis” che significa star fuori di sé, descrive infatti uno stato della coscienza accompagnato da sensazioni intense di benessere emotivo, di illuminazione o di pace in cui un individuo viene a trovarsi in conseguenza di particolari esperienze piacevoli. In numerose culture religiose l’estasi è considerata come un dono divino che apre un canale di comunicazione tra gli uomini e gli dei o un mezzo per raggiungere verità assolute: in questo caso essa è definita “mistica”. Sotto l’aspetto fenomenologico l’estasi mistica è assolutamente identica ad altre forme di esaltazione emotiva, ciò che cambia è il significato che un soggetto le attribuisce.
Per decenni sono state condotte ricerche ad ampio raggio per localizzare i ricordi all’interno del cervello: fino ad oggi non hanno avuto successo. In relazione all’ipotesi che la coscienza ed i ricordi sono conservati nel cervello, sorge anche la questione di come attività non materiali come l’attenzione concentrata o il pensiero possano corrispondere ad una reazione visibile (materiale) sotto forma di una misurabile attività elettrica, magnetica o chimica in una certa zona del cervello. Differenti attività mentali danno origine a mutevoli circuiti di attività in diverse parti del cervello. Questo fatto è stato evidenziato in neurofisiologia mediante l’uso di EEG, di magneto-encefalogrammi (MEG) e più recentemente mediante la risonanza magnetica (MRI) e la tomografia ad emissione di positroni (PET). Inoltre si riscontra un’intensificazione del flusso sanguigno cerebrale durante un’attività certamente non materiale come il pensare. Inoltre non si è ancora ben compreso in che modo spiegare il fatto che in un esperimento sensorio un soggetto sul quale veniva condotto un test di stimolazione fisica asseriva di essere cosciente della sensazione provocata dallo stimolo alcuni millesimi di secondo dopo la stimolazione, mentre il cervello del soggetto indicava che la risposta neuronale non era ottenuta se non dopo 500 millesimi di secondo. Questo esperimento ha portato ad avanzare la cosiddetta ipotesi del “ritardo precedente”.
Per decenni sono state condotte ricerche ad ampio raggio per localizzare i ricordi all’interno del cervello: fino ad oggi non hanno avuto successo. In relazione all’ipotesi che la coscienza ed i ricordi sono conservati nel cervello, sorge anche la questione di come attività non materiali come l’attenzione concentrata o il pensiero possano corrispondere ad una reazione visibile (materiale) sotto forma di una misurabile attività elettrica, magnetica o chimica in una certa zona del cervello. Differenti attività mentali danno origine a mutevoli circuiti di attività in diverse parti del cervello. Questo fatto è stato evidenziato in neurofisiologia mediante l’uso di EEG, di magneto-encefalogrammi (MEG) e più recentemente mediante la risonanza magnetica (MRI) e la tomografia ad emissione di positroni (PET). Inoltre si riscontra un’intensificazione del flusso sanguigno cerebrale durante un’attività certamente non materiale come il pensare. Inoltre non si è ancora ben compreso in che modo spiegare il fatto che in un esperimento sensorio un soggetto sul quale veniva condotto un test di stimolazione fisica asseriva di essere cosciente della sensazione provocata dallo stimolo alcuni millesimi di secondo dopo la stimolazione, mentre il cervello del soggetto indicava che la risposta neuronale non era ottenuta se non dopo 500 millesimi di secondo. Questo esperimento ha portato ad avanzare la cosiddetta ipotesi del “ritardo precedente”.
Nessuno ha la verità rivelata in tasca. Sia chi crede a tutto sia chi non crede a nulla. Siamo un pulviscolo nell’universo e qui si pretende di negare tutto inserendo ipotesi e studi di pseudoesperti …. ma per favore, un pò di SANA modestia! Meglio dire, come INTELLIGENTEMENTE ha detto la mitica Margherita Hack: “…se di là incontrerò Dio gli dirò che mi sono sbagliata nel giudizio…”
Gentilissimo Florio, intanto, grazie di averci scritto.
Condivido le sue affermazioni. L’arroganza e la sicumera sono stupide, oltre che antipatiche; e la conoscenza procede per “cancellazione” dei paradigmi precedenti assunti come certi. Tuttavia, non vedo nell’articolo di Cappadonia Mastrolorenzi un’eccessiva alterigia…
Il direttore di LM
Rino Tripodi
Salve, sig. Florio.
Se la verità non la possiede nessuno allora l’unico modo di approssimarla è dotarsi degli opportuni strumenti d’indagine, lei quali propone?
Se non ne propone nessuno e si limita ad aspettare che sia il suo turno, lei compie una scelta legittima che rispettiamo, se invece decide di adottarne alcuni sarà utile dotarsi almeno di quelli che hanno dimostrato sul campo il proprio valore, non c’è sicumera in questo. Non è sicumera o arroganza affermare che grazie al metodo scientifico lei possa curare le proprie o altrui malattie, spostarsi in auto, volare e fare mille altre cose
Le propongo di iniziare con lo strumento fondamentale: il principio metodologico del Rasoio di Occam, studiato il quale avrà lei stesso i mezzi necessari ad effettuare una stima di chi sia probabile incontrare al di là.
Signor Florio,
sono l’autore dell’articolo,
bisognerebbe informarsi prima di esprimere qualsiasi opinione, soprattutto quando riguarda fenomeni e comportamenti per cui è richiesta una certa preparazione in materia. In questo studio “non si pretende di negare tutto inserendo ipotesi e studi di pseudoesperti”, come dice lei. Sarebbe il caso di leggere prima il libro e poi di esprimersi in merito. Evidentemente non lo ha letto e non è un esperto del settore. I discorsi sulla verità rivelata e sul pulviscolo umano nell’universo vanno bene per riflessioni di carattere filosofeggiante che nulla hanno a che vedere con uno studio scientifico dei fenomeni. E questo mi sembra che lei lo ignori. Come ignora che questo atteggiamento ostile e arrogante è completamente fuori luogo.
Beh, vedo che il dibattito s’infiamma!
recensione del cicap
E’ in tutti i bookstore online, compreso Prometeo, il bookstore del CICAP, il nuovo Quaderno del CICAP: “Psicopatologia del paranormale. Indagine clinica sulle esperienze soprannaturali” firmato dallo psicologo Armando De Vincentiis.
«Con il titolo “psicopatologia del paranormale”» scrive nell’introduzione Massimo Polidoro, «lo psicologo e psicoterapeuta Armando De Vincentiis, da anni valido collaboratore del CICAP, oltre che personalità televisiva ben nota, ha voluto raccogliere in questo volume dodici casi, tratti dalla sua esperienza professionale, ciascuno caratterizzato dal fatto di essere legato a una differente credenza di tipo paranormale o soprannaturale.
«Attraverso queste storie De Vincentiis ci racconta un’Italia poco nota ma assolutamente affascinante. Persone che per lo più nella vita quotidiana svolgono attività normali e appaiono assolutamente “normali”, osservati nel contesto clinico ci confermano una volta di più quanto sia vera l’osservazione dello psichiatra Franco Basaglia, secondo cui visto da vicino nessuno è normale».
La ragazza “posseduta”, la stigmatizzata, il rapito dagli alieni, il profeta, la vittima del malocchio, il satanista, il mago, la medium, il licantropo… Diverse facce di un’Italia forse moderna ma ancora intrisa di idee magiche e superstiziose che sembrano proprio non volersi estinguere mai.
Nella recensione al libro che compare su Queryonline, Anna Rita Longo scrive: «Tratto comune che unisce le storie è la creazione ex novo del presunto fenomeno paranormale, in seguito all’erronea interpretazione di circostanze ben più terrene, attraverso l’individuazione di fallaci nessi causa-effetto e per via del rinforzo esercitato dall’ambiente circostante. Come a dire che il paranormale è negli occhi di chi crede di vederlo ed è importante tenerlo a mente, perché la conseguenza di questo “prendere lucciole per lanterne” è spesso tanta inutile sofferenza».
salve sono una ragazza di circa 30 anni ed in questo periodo poichè tra pochi giorni ricorre la comemmorazione dei defunti mi faccio delle domande sulla morte? Scientificamente è provato che la morte è la cessazione di vita di un corpo ma ciò che è immortale è l’anima. Mi domando che cos’è l’anima? Essa quando raggiunge l’eternità è in grado di vedere, sentire e parlare? Cosa faremo quando saremmo ricongiunti con Dio? Cosa avviene all’anima durante il decesso? C’è ne accorgiamo di essere morti? Oppure la morte è un sonno eterno in attesa della Risurrezione?