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Ottant’anni di oscure trame per indebolire la democrazia italiana

Nel saggio “Poteri occulti” (Fazi editore) Luigi de Magistris spiega come le forze conservatrici, legate agli Usa, abbiano cercato di stravolgere la nostra Costituzione attivando il disegno autoritario concepito dalla Loggia P2

Giuseppe Licandro by Giuseppe Licandro
7 Gennaio 2025
in ATTACCO FRONTALE, LIBRI, RECENSIONI, STORIA, TEMATICHE CIVILI
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Ottant’anni di oscure trame per indebolire la democrazia italiana
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Nel saggio “Poteri occulti” (Fazi editore) Luigi de Magistris spiega come le forze conservatrici, legate agli Usa, abbiano cercato di stravolgere la nostra Costituzione attivando il disegno autoritario concepito dalla Loggia P2

La storia del Belpaese è stata contrassegnata dalle interferenze dei “poteri occulti” che ne hanno spesso condizionato la classe dirigente. Il Risorgimento, ad esempio, fu egemonizzato dalla massoneria, alla quale aderirono tanti patrioti come Camillo Benso di Cavour, Giuseppe Garibaldi e Giuseppe Mazzini (vedi Mauro Ruggiero, Il ruolo della Massoneria nel Risorgimento italiano. Intervista al giornalista, scrittore e massone Aldo Chiarle, in cafeboheme.cz). Le logge massoniche hanno svolto un ruolo rilevante anche nell’Italia repubblicana, accanto alla mafia, ai servizi segreti e al terrorismo politico.

I “poteri occulti” nell’Italia repubblicana
Le vicende più oscure degli ultimi ottant’anni della nostra storia sono state attentamente esaminate dall’ex magistrato Luigi de Magistris nel saggio Poteri occulti. Dalla P2 alla criminalità istituzionale: il golpe perenne contro Costituzione e democrazia (Fazi editore, pp. 168, € 15,00). L’autore – nell’Introduzione – ricorda che «la vita democratica del nostro paese è stata fortemente condizionata dai poteri occulti già prima che la Costituzione entrasse in vigore».

La prima “strage di Stato”, infatti, avvenne il 1° maggio 1947 a Portella della Ginestra, allorché – durante una manifestazione indetta per celebrare la festa dei lavoratori – 14 persone furono uccise dai banditi capeggiati da Salvatore Giuliano (vedi Portella della Ginestra, 70 anni dalla strage del Primo maggio, in tg24.sky.it). Il massacro fu probabilmente orchestrato da vari esponenti della mafia, della destra reazionaria e dei servizi segreti che volevano «annichilire le sinistre e impedire che potessero trionfare alle […] elezioni del 1948».
Un Paese a sovranità limitata
La strage del 1947 diede l’abbrivio a un’impressionante sequenza di eccidi, “omicidi eccellenti” e progetti golpisti rivolti a terrorizzare la popolazione e indebolire le istituzioni democratiche. L’ex magistrato riassume così i principali avvenimenti che – durante la Prima repubblica – caratterizzarono la “strategia della tensione”: «il caso Mattei, il piano Solo, piazza Fontana, Gladio, il tentato golpe Borghese, Peteano, l’Italicus, piazza della Loggia, l’affaire Moro, la stazione di Bologna, il Rapido 904».

La violenza eversiva – come ormai acclarato – non mirava a instaurare una dittatura militare, bensì a «impedire l’avanzata delle sinistre» e scongiurare l’affermazione elettorale del Partito comunista italiano, inviso agli Usa. La Casa bianca, infatti, ha sempre considerato l’Italia «una sorta di terra di conquista e colonizzazione» e, pertanto, l’ha trattata alla stregua di una nazione «a sovranità limitata», completamente subalterna «all’asse Stati uniti – Gran Bretagna» (vedi Italia a sovranità limitata?).
Loggia P2 e Piano di rinascita democratica
A intessere trame contro l’Italia fu soprattutto lo statista americano Henry Kissinger. Tra i suoi complici nostrani vi fu Licio Gelli, capo della Loggia Propaganda 2 e fautore del Piano di rinascita democratica da realizzarsi attraverso i seguenti cambiamenti istituzionali: «rafforzamento del governo e della figura del presidente del Consiglio; abolizione del bicameralismo perfetto; nascita di due grandi partiti moderati, uno di centrosinistra e uno di centrodestra; un progetto di controllo sui mass media e sui giornali; una riforma della magistratura con la separazione delle carriere […]; la riduzione del numero dei parlamentari; […] un ridimensionamento dei sindacati e una limitazione del diritto di sciopero».

Il programma piduista è stato poi riproposto «da gran parte delle forze politiche negli ultimi trent’anni» e oggi potrebbe attuarsi compiutamente grazie al «governo più a Destra della storia della Repubblica» che sta tentando di «portare a compimento il progetto di svuotamento della Costituzione».
Le stragi mafiose del 1992-94
Nel Secondo dopoguerra Cosa nostra collaborò alla conservazione dello status quo. Tale atteggiamento, tuttavia, cambiò quando la Corte di Cassazione – il 30 gennaio 1992 – confermò le condanne inflitte nel Maxiprocesso di Palermo. I Corleonesi, infatti, decisero di destabilizzare la Prima repubblica e – grazie all’aiuto della ’ndrangheta e dei servizi segreti – realizzarono una sconvolgente serie di atti criminali: l’omicidio di Salvo Lima; l’assassinio sfiorato di Maurizio Costanzo; le stragi di Capaci e via D’Amelio; le bombe a Firenze, Milano e Roma; l’attentato fallito allo Stadio olimpico; l’uccisione dei carabinieri Antonino Fava e Giuseppe Garofalo a Scilla.

La violenza cessò allorché la mafia – dopo aver trattato con le istituzioni – ottenne «misure di allentamento della pressione nei confronti dei latitanti e dei detenuti», compresa la revoca del carcere duro per 373 boss. Essa trovò anche «nuovi e fidati referenti politici e istituzionali», come Marcello Dell’Utri, poi condannato per «concorso esterno in associazione mafiosa».
Le trattative dello Stato con Cosa nostra e le Br
Il giudice Paolo Borsellino fu ucciso perché «aveva intuito che tra la mafia e gli apparati dello Stato si stava intavolando una trattativa». Le indagini sulla sua morte furono condotte maldestramente dai magistrati di Caltanissetta, ma soprattutto da Arnaldo La Barbera – capo della squadra mobile di Palermo – che fu «protagonista di un clamoroso depistaggio e dell’arresto di Vincenzo Scarantino […] autoaccusatosi dell’attentato da innocente».

La trattativa del 1993 non fu l’unica della storia repubblicana. Nel 1981, infatti, un analogo negoziato aveva consentito la liberazione dell’assessore regionale campano Ciro Cirillo, rapito dalle Brigate rosse. Nel 1978, invece, il Governo Andreotti non aveva patteggiato con i brigatisti per ottenere la liberazione di Moro, che aveva probabilmente pagato «la sua postura non inclinata agli americani». Contro lo statista salentino, infatti, si era scagliata la Loggia P2, strettamente collegata ai servizi segreti statunitensi.
La “mafia imprenditrice” e la “massomafia”
Le associazioni criminali – grazie all’ingente disponibilità finanziaria – hanno oggi conquistato un rilevante potere economico. I boss, infatti, «assumono il controllo di società per azioni, acquisiscono aziende» e «fanno ingresso nelle società miste pubblico-private», arrivando addirittura «a controllare società finanziarie e istituti di credito» [vedi Tutte le mafie del mondo (e i loro legami con finanza e politica)]. La classe politica è spesso remissiva nei loro confronti, come testimonia la «riforma del codice degli appalti in senso meno restrittivo» e il «depotenziamento degli strumenti per le indagini contro i reati della pubblica amministrazione» voluti dal Governo Meloni.

La “mafia imprenditrice” viene contrastata blandamente pure da una parte della magistratura. Essa, talvolta, risulta «persino organica a un vero e proprio sistema di potere di natura anche criminale» che è imperniato sulla “massomafia”, ossia sull’«intreccio tra massoneria e criminalità organizzata» (vedi Massomafia, voce Treccani.it).
Tre inchieste giudiziarie assai scomode
L’autore parla anche di tre sue inchieste giudiziarie (Poseidone, Toghe lucane e Why not) che coinvolsero noti politici di centrodestra (Lorenzo Cesa, Giuseppe Chiaravalloti, Giancarlo Pittelli) e centrosinistra (Agazio Loiero, Clemente Mastella, Romano Prodi). Le indagini permisero di scoprire l’esistenza di alcune potenti logge occulte, ma de Magistris non le portò a termine. Nel 2008, infatti, il Consiglio superiore della magistratura lo sanzionò con un provvedimento di censura, trasferendolo dal Tribunale di Catanzaro e dalla funzione requirente.

L’ex giudice fu vittima di una ritorsione, come gli rivelò in seguito un avvocato catanzarese: «Mi disse che la mia fine era dovuta al fatto che mi ero messo contro i vertici della magistratura e della massoneria». Egli, dopo le dimissioni dall’attività giudiziaria, intraprese la carriera politica, che lo ha visto diventare prima eurodeputato nelle fila dell’Italia dei valori (2009), poi sindaco di Napoli (2011) e, infine, portavoce della lista elettorale Unione popolare (2022).
Come fermare la deriva autoritaria?
La Seconda repubblica è stata animata dallo spirito neoliberista e oligarchico incarnato da politici di destra come Silvio Berlusconi e di sinistra come Giorgio Napolitano (a riprova del conformismo della nostra classe dirigente). Il primo ha creato «il modello sociale dell’apparenza, del consumismo senza regole, del profitto come unico obiettivo, dell’inganno e della menzogna sistematici in spregio al rispetto delle regole». Il secondo è stato sollecito «nel contrastare magistrati impegnati in indagini molto delicate e pericolose sulla criminalità mafiosa e istituzionale».

I capi dell’attuale maggioranza governativa – ascesi al potere anche grazie all’appoggio dei «poteri occulti» – si muovono lungo la strada tracciata da entrambi, dimostrandosi «i più accaniti attuatori del disegno piduista». La deriva autoritaria si potrà fermare – secondo il pensiero dell’autore, da noi condiviso – soltanto con «una presa di coscienza collettiva» e una «forte battaglia democratica» che faccia naufragare le riforme istituzionali in corso d’opera (autonomia differenziata, premierato forte, ecc.).

Le immagini: la copertina del libro di Luigi de Magistris.

Giuseppe Licandro

(Pensieri divergenti. Libero blog indipendente e non allineato)

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Comments 1

  1. Rino Tripodi says:
    10 mesi ago

    Fa bene Luigi de Magistris a ricordare le “oscure trame”. Tuttavia:
    • Tutto ciò che scrive sui fatti riportati è ormai di dominio pubblico e non v’è giornalista o storico di destra o di sinistra che non l’abbia scritto e non abbia condannati gli eventi eversivi degli Anni di piombo
    • Ma de Magistris, non essendo storico, a che titolo parla?
    • Come politico? Ma è nettamente schierato o, meglio, è un leader di un partito di estrema sinistra; quindi, la sua è essenzialmente una ricostruzione politica “pro domo sua”
    • Infatti, come si spiega che Silvio Berlusconi, che, secondo quanto si afferma, sarebbe stato il più piduista e mafioso, sia stato fatto fuori nel 2011 da un vero e proprio golpe bianco condotto da Giorgio Napolitano e le cui fila erano targate Usa (per non dire della scandalosa gioia di Merkel-Sarkozy)?
    • Ancora: quasi tutto il “programma P2/Gelli”, compreso il famigerato premierato meloniano e l’autonomia differenziata, “vige” in molteplici stati democratici… Solo in Italia si tratta di proposte antidemocratiche? E non vedo alcuna deriva autoritaria, semmai mobilitazioni, a volte anche violente, non in difesa dei lavoratori e delle categorie, ma dei partiti/sindacati che non vogliono perdere il loro sistema di Potere
    • Come antidoto a corruzione e deviazione de Magistris propone «una presa di coscienza collettiva» e una «forte battaglia democratica»; sulla prima, si tratta di studiare (magari in una scuola decente, ma da decenni essa è stata massacrata nella qualità da destre e sinistre) e di avere un contesto civile attorno (ma dov’è oggi in Italia?); sulla seconda penso intenda le solite passeggiate e scioperi “antifascisti” di “compagni che sbagliano”, tanto per bloccare la città (e coloro che devono recarsi necessariamente al lavoro per sbarcare il lunario), sporcare le strade, raccattare qualche voto e picchiare carabinieri e poliziotti
    • Ho trovato sempre indecente che un magistrato passi alla politica (e fino a poco tempo fa era possibile anche il viaggio al contrario…); negli ultimi decenni è stato fatto prevalentemente a sinistra (sebbene ora il fenomeno di giudici e pm eletti in Parlamento si sia annullato per la Riforma Cartabia): Di Pietro, Giuseppe Ayala, Gerardo D’Ambrosio, Felice Casson, Alfredo Mantovano, Gianrico Carofiglio, Antonio Ingroia, Grasso, Finocchiaro, Emiliano, ecc. ecc. Con che serenità loro potevano giudicare un imputato di evidenti opposte posizioni politiche? Che certezza del diritto un imputato di sinistra poteva avere se aveva di fronte un giudice di destra e viceversa?
    • La “deriva autoritaria” l’abbiamo già avuta nel 2020-2023, con sospensione di ogni diritto, lavoratori picchiati e licenziati, censura, obblighi/torture sui nostri corpi… Dalle sinistre non si è visto uguale sdegno, anzi, silenzio o odio verso chi invocava la libertà… E oggi vi sono un mucchio di persone andate all’altro mondo con “malori improvvisi”, altri con neuropatie, cardiopatie e mille insoliti disturbi mai provati prima… a quelli che è andata meglio, 2-3 influenze gravi all’anno… tutto un caso?

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