Dopo il terremoto avvenuto in Calabria nel 1783, molte furono le pubblicazioni sul fenomeno. La più interessante contiene l’attento lavoro del religioso napoletano. Il laborioso acquisto di una sua parte presso il mercato antiquario tedesco
Dal 5 febbraio a fine marzo del 1783 un imponente sciame sismico interessò la Calabria e parte della Sicilia, provocando numerosi morti e sconvolgimenti nel territorio, tali da modificare persino la conformazione di alcuni luoghi della regione.

P. Eliseus a Conceptione direxit, Franc. Progenie pinxit, et sculpsit
In pochi anni, il territorio calabrese passò dalle immagini del Voyage pittoresque, ou Description des royaumes de Naples et de Sicile del 1781, di Jean-Claude-Richard de Saint-Non, che rilevavano un mondo sconosciuto e pieno di fascino, a quello triste e sconvolto delineato da due opere pubblicate a Napoli nel 1784. In quell’anno, infatti, nella città partenopea, Giuseppe Campo stampò la Istoria de’ fenomeni del tremoto avvenuto nelle Calabrie, e nel Valdemone nell’anno 1783, posta in luce dalla R. Accademia di Scienze, e Belle Lettere in Napoli (redatta da Michele Sarconi) e un Atlante, notevole corpus di vedute, che fotografa la situazione post terremoto. Entrambe le pubblicazioni furono il risultato della ricognizione svolta da aprile a settembre 1783 in quelle zone dalla spedizione scientifica inviata dalla Reale Accademia di Scienze e Belle Lettere, fondata da re Ferdinando IV a Napoli nel 1778.
Le due opere, nel descrivere la situazione della parte estrema del Sud Italia di fine Settecento, portarono alla luce il quadro sismico emergente, come risultante anche dalla Carta Corografica della Calabria Ulteriore, opera di padre Eliseo della Concezione. A guidare il gruppo fu il già citato Sarconi; parteciparono Giulio Candida, Angiolo Fasano, Antonio Minasi, Niccolò Pacifico, Bernardino Rulli, Pompeo Schiantarelli, Luigi Sebastiani, Giuseppe Stefanelli, Ignazio Stile, Antonio Zaballi, nonché appunto padre Eliseo della Concezione, al secolo Francesco Mango. Quest’ultimo era nato a Napoli nel 1725. Nel 1741 era entrato nell’Ordine dei Carmelitani scalzi, e dal 1769 al 1779 aveva salito i gradini delle gerarchie diventando prima padre provinciale dell’Ordine e in seguito procuratore generale.

Studioso e ricercatore in Fisica, entrò a far parte della Reale Accademia di Scienze e Belle Lettere di Napoli, come uno dei 24 Accademici Pensionari. Inventò e fece realizzare strumenti scientifici, come la famosa macchina equatoriale, necessaria alle misure geografiche. Nella missione nelle zone terremotate si occupò di eseguire verifiche dirette del territorio e latitudini e longitudini esatte, realizzate utilizzando appunto la sua apparecchiatura, senza riferirsi a carte già esistenti, costruendo in tal modo la nuova carta della Calabria. La Carta Corografica della Calabria Ulteriore giusta le recenti osservazioni e misure fatte dal P. Eliseo della Concezione Teresiano Accademico Pensionario della R. A. delle S. e delle B. L. è in scala 1:130.000, formata da 9 fogli di 800×500 mm, arrivando così a una misura complessiva di m 2,40×1,50.
Con padre Eliseo collaborarono i già citati padre Minasi e Rulli. All’incisione lavorano prima Aniello Cattaneo, dopo Francesco La Vega, e infine Francesco Progenie, che firmò l’incisione (Franciscus Progenie pinxit et sculpsit). Il margine inferiore destro della carta riporta la legenda e contiene i punti dove sono state effettuate le osservazioni, a partire da Belmonte, proseguendo per Pizzo, Nicotera, Reggio e Messina. Inoltre, indica che, con le osservazioni astronomiche effettuate, venne orientato in modo esatto il perimetro della Provincia di Reggio Calabria, sottolineando gli errori contenuti nelle carte precedenti su latitudine e longitudine. Sono presenti anche tre scale metriche: miglia di Puglia, tese di Francia e miglia romane antiche.

Laghi, e rivoluzioni nel fiume Cumi,
e nei campi di Bozzano a Oppido
Nel margine inferiore sinistro della carta si vede la macchina equatoriale, mentre vengono eseguite le misurazioni. In prossimità del Golfo di Gioia è disegnata la rosa dei venti con l’orientamento con il NE in alto. La Carta descrive gli effetti del terremoto sui centri abitati, che vengono divisi in lesionati, inabitabili e interamente distrutti. Dispiega un quadro geografico che va dalla zona di Fiumefreddo-Falconara a Squillace e che comprende a sud la Provincia di Messina. Da essa emergono le aree dove la violenza sismica si era maggiormente dispiegata. Piccole linee ondulate descrivono l’idrografia; gli alberi uniti in prospettiva sono i boschi; i monti sono indicati da un cono in prospettiva a tratteggio; un tondo che chiude piccole case indica i centri abitati, con affiancati gli asterischi che descrivono lo stato dopo il sisma. Un tratto prospettico indica sia Belmonte che Mileto.
Belmonte, punto di inizio dell’esplorazione scientifica, era anche feudo del principe Antonio Pignatelli, presidente dell’Accademia di Scienze, così come la Badia di Mileto era un possedimento della stessa istituzione. Le strade da Cosenza a Reggio e dalla zona che del Tirreno andavano verso lo Ionio sono indicate con una doppia linea. Da tutto l’impianto della Carta emerge l’estremo rigore scientifico del lavoro di padre Eliseo. Essa rappresentò la prima carta sismica in Italia. In quel momento, la più grande carta topografica della Calabria fino ad allora realizzata, rispondendo così alla richiesta dell’Accademia di redigere un documento cartografico del territorio esplorato. Furono stampati due formati, uno unico e uno diviso in nove fogli.

Le immagini [nota dell’autore]. Alcuni anni fa, nel mercato antiquario tedesco, ho trovato una parte della stessa Carta, acquistandola dopo una lunga “trattativa”. Mi aveva incuriosito la figura del cartografo e anche il rapido intervento effettuato dalla Reale Accademia di Napoli con la spedizione in Calabria per verificarne la situazione dopo il terremoto del 1783. Tutte le stampe pubblicate entro l’articolo sono di mia proprietà. Tre si riferiscono a immagini tratte dall’Atlante redatto dopo la spedizione, la quarta (qui a destra) riprende lo Stretto di Messina raffigurato da Pierre Mortier nel primo Settecento, secondo la tradizione delle vedute dello stretto avviate da Pieter Brueghel il Vecchio nel 1552. Delle due stampe di Antonio Zaballi, una è riferita alla torre distrutta dal Terremoto a Terranova, la seconda ai rivolgimenti prodotti dal terremoto presso il fiume Cumi a Oppido Mamertina. La Carta Corografica è presente con la parte finale riguardante la Provincia di Reggio, nella quale si vede padre Eliseo al lavoro con la sua famosa macchina equatoriale.
Alessandro Nucera
(LucidaMente, anno XIII, n. 148, aprile 2018)