Dalle violenze durante le recenti proteste dei gilet gialli a un tragico passato: circa 57 anni fa migliaia di pacifici manifestanti furono brutalmente aggrediti dalla gendarmeria francese, che uccise centinaia di persone e infierì orribilmente sui feriti. Il governo transalpino non si è mai ufficialmente scusato con le vittime
Il volto brutale e oppressivo del potere si manifesta periodicamente anche negli stati democratici, come testimoniano ad esempio sia le atroci violenze compiute dalle forze dell’ordine italiane durante il G8 di Genova del 2001 (vedi La “macelleria messicana” che bagnò di sangue Genova), sia le immagini degli studenti parigini che, nello scorso novembre, mentre protestavano contro alcuni provvedimenti assunti dal presidente Emmanuel Macron, sono stati maltrattati dai gendarmi francesi.
Proprio i poliziotti transalpini si sono resi protagonisti di uno degli episodi più cruenti di repressione politica del Novecento, a torto caduto nell’oblio: il massacro degli algerini perpetrato a Parigi il 17 ottobre 1961, mentre era in corso la Guerra d’Algeria. Nel Secondo dopoguerra i movimenti anticolonialisti avevano ripreso vigore, mettendo in difficoltà soprattutto la Francia, che nel 1954, dopo la disastrosa sconfitta di Dien Bien Phu contro i ribelli vietnamiti, fu costretta a rinunciare ai possedimenti in Indocina. Nello stesso anno prese avvio la rivolta algerina, che si concluse nel 1962, provocando circa un milione di morti. Fu il generale Charles De Gaulle, asceso al potere nel 1958, a stipulare gli accordi di Evian che sancirono la liberazione dell’Algeria dal dominio francese, nonostante la contrarietà dei nazionalisti transalpini, i quali, dopo aver costituito il gruppo terroristico dell’Organization de l’Armèe Secréte (Oas), tentarono inutilmente di deporre il generale per proseguire la guerra.
Le fonti d’informazione sul massacro di Parigi sono ormai numerose, ma segnaliamo in particolare il saggio La bataille de Paris (Editions du Seuil), scritto nel 1991 dallo storico Jean-Luc Einaudi, e il film Nuit noir. 17 Octobre 1961 di Alain Tasma, uscito nei cinema francesi nel 2004. Sia il libro che il film non sono ancora disponibili in lingua italiana, ma è possibile trovare sul web recensioni e notizie che li riguardano (vedi La Bataille de Paris, in www.seuil.com; Nuit noire 17 Octobre 1961, in www.youtube.com), insieme ad alcune foto che furono scattate la sera del 17 ottobre 1961 dal fotografo Elie Kagan (vedi https://onthisdateinphotography.com).
Sebbene fossero già in corso i negoziati di pace, nell’autunno del 1961 la tensione tra il governo di Parigi e il Fronte di liberazione nazionale algerino era ancora molto alta e in Francia avvenivano spesso attentati politici. Il 5 ottobre Maurice Papon – prefetto parigino che durante l’occupazione tedesca aveva collaborato con i nazisti – impose il coprifuoco per i cittadini francesi di origine algerina, rendendo la vita quotidiana impossibile agli immigrati. L’Fln rispose mobilitando i propri sostenitori: nel tardo pomeriggio del 17 ottobre circa 30.000 algerini e francoalgerini (tra i quali molte donne e bambini) si ritrovarono nel centro di Parigi e iniziarono a sfilare pacificamente contro il divieto imposto da Papon. Verso le 21,50, però, la polizia cominciò a caricare i manifestanti, colpendoli con i manganelli e sparando ad altezza d’uomo. Migliaia furono arrestati e stipati sugli autobus, venendo poi rinchiusi e seviziati per molte ore in vari centri di detenzione (il velodromo d’Hiver, lo stadio Pierre de Coubertin, il forte di Vincennes, ecc.), mentre i poliziotti infierivano sui feriti: alcuni di loro furono addirittura scaraventati dal ponte Saint–Michel nella Senna, che nei giorni successivi offrì l’orribile spettacolo di decine di cadaveri ritornati a galla!
Il bilancio delle vittime non fu mai stabilito con certezza: la prefettura parigina sostenne che c’erano stati 3 morti (tra i quali un gendarme), 64 feriti e 11.538 arresti, ma altre fonti stimarono tra 150 e 300 il numero dei manifestanti uccisi, insieme ad alcune migliaia di feriti e a circa 15.000 arresti (vedi Luigi Cecchetti, Parigi 17 ottobre 1961: la mattanza degli algerini, in http://contropiano.org; 17 ottobre 1961 Il massacro di Parigi. La nuit obliée, in https://aquiestoy.noblogs.org). A denunciare il massacro, all’epoca, furono soltanto due riviste: Les Temps Modernes, diretta da Jean-Paul Sartre, e Testimonianze cristiane. Papon venne nominato commendatore della Legion d’onore dal presidente De Gaulle, che minimizzò quanto accaduto.
Lasciato l’incarico prefettizio, egli poi aderì al partito gollista e fu eletto deputato dal 1968 al 1976, ottenendo persino la carica di ministro del Bilancio nel governo a guida Raymond Barre (1978-1981). Nel 1998, comunque, l’ex-prefetto fu condannato a dieci anni di reclusione per crimini contro l’umanità, poiché – da funzionario del regime collaborazionista di Vichy – aveva favorito la deportazione di circa 1.700 ebrei della Gironda (vedi “Crimini contro l’umanità”: dieci anni a Maurice Papon, in www.repubblica.it). Nel 2001 il sindaco socialista di Parigi, Bertrand Delanoë, ha fatto apporre una targa sul ponte Saint-Michel per commemorare le vittime del massacro, mentre nel 2012 il presidente François Hollande ha formalmente riconosciuto la sanguinosa repressione perpetrata nei confronti dei pacifici manifestanti, suscitando le reazioni critiche della destra francese (vedi Hollande reconnait la repression du 17 octobre 1961, critiques à droite, in www.lemonde.fr). Nessuno, tuttavia, è stato mai indagato per i crimini commessi la notte del 17 ottobre 1961, né il governo francese ha finora presentato le sue scuse ufficiali alle povere vittime.
Le immagini: le foto del massacro (fonte: https://onthisdateinphotography.com; autore: Elie Kagan); la targa commemorativa dell’eccidio sul ponte Saint-Michel (fonte: https://fr.wikipedia.org; autore: Claude Shoshany).
Giuseppe Licandro
(LucidaMente, anno XIV, n. 157, gennaio 2019)