Il 9 febbraio 2009, meno di un anno fa, moriva Eluana Englaro a seguito della sospensione della nutrizione artificiale. In Italia si scatenava un dibattito politico, civile, morale. Il 23 novembre scorso il Consiglio comunale di Bologna ha approvato l’istituzione del registro dei testamenti biologici presso il Comune.
Il voto si riferisce a una proposta del Partito democratico, che segue un’intensa campagna della Rete laica bolognese, ampiamente supportata dalla cittadinanza. Le buone notizie, dunque, sono due: la prima è che la società civile e la classe politica a volte comunicano e si ascoltano; le seconda è che nella circostanza il Pd ha assunto finalmente una posizione laica.
Abbiamo intervistato il consigliere comunale Sergio Lo Giudice, capogruppo del Pd, autore della proposta approvata.
Qual è la sua personale posizione sul testamento biologico?
Io credo nella libertà di autodeterminazione di ogni persona. Nessuno vuole decidere se una vita sia o meno degna di essere vissuta. La cosa importante è che il giudice di questa decisione sia l’individuo stesso e che possa farlo nella più totale libertà. Non stiamo parlando di obbligatorietà, ma di espressione di una volontà individuale. Questo diritto è sancito e difeso da un preciso principio costituzionale (art. 32) che afferma chiaramente che nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario.
Il Pd può considerarsi un partito laico?
Il Pd è un partito laico (sorriso). Alcune parti del partito fanno fatica ad adeguarsi ad un principio di laicità. Ma deve essere chiaro a tutti e l’elezione a segretario di Bersani è una risposta a questa esigenza che deriva dal basso. Non c’è una discussione interna e non ci deve essere: il principio è indiscusso e indiscutibile. La laicità non è secondaria a niente. Non è un contenuto che si può mettere prima o dopo, ma, al contrario, è la cornice all’interno della quale si inseriscono tutti i contenuti. Senza cornice viene meno tutto. E questo il Pd lo deve capire, dato che negli ultimi anni non lo ha avuto chiaro. La gente lo avverte, perché considera la laicità come la principale chiave elettorale, e Zapatero in Spagna è stato un esempio illuminante.
Quanto è stato importante il contributo della Rete laica per la battaglia per il testamento biologico?
Esistono due percorsi: uno istituzionale e uno della cittadinanza. I due percorsi sono andati avanti in parallelo, senza ostacolarsi. Noi abbiamo avuto bisogno di loro, e loro di noi. Basti considerare che più della metà delle loro firme sono state raccolte il giorno delle primarie del nostro partito. Una parte della stampa si è divertita a metterci l’uno contro l’altro, ma è stata una lettura caricaturale.
La politica ha bisogno dell’associazionismo e dell’appoggio della società civile?
Assolutamente sì. Anzi la politica dovrebbe trovare le modalità per accogliere in modo più strutturato l’apporto dell’associazionismo. Il partito deve valorizzare queste forme e deve esistere un rapporto di rafforzamento reciproco tra le due realtà, necessario e fondamentale per sconfiggere l’antipolitica, elemento fortemente pericoloso per una democrazia.
La politica ha bisogno della Chiesa e dell’appoggio del mondo cattolico?
C’è una distinzione da fare tra Chiesa come apparato istituzionale e mondo cattolico. La politica ha bisogno del supporto di tutti e sicuramente i cittadini di fede cattolica rappresentano una parte numericamente importante nel nostro paese che va valorizzata. La Chiesa, invece, intesa come insieme di gerarchie ecclesiastiche, deve avere la più ampia libertà d’intervento ed espressione e chi fa politica deve essere in grado di ascoltare il suo punto di vista, ma senza condizionamenti. Guai se un politico accetta di obbedire a vincolanti vocazioni dottrinali del Vaticano.
Il Comune si esporrà troppo, da un punto di vista etico, offrendo questo servizio ai cittadini?
No, il Comune non sarà arbitro di niente, come qualcuno ha affermato. Arbitro è chi vuole imporre principi etici ad altri. Questo servizio sarà l’esatto opposto. Farà in modo che tutti possano essere arbitri della propria vita e delle proprie scelte. Nessuno pretende che il Comune di Bologna diventi legislatore. Il testamento, tra l’altro, ha già un valore giuridico, poiché può essere strumento importante in un’aula di tribunale. Si tratta, dunque, di rendere il tutto più chiaro e trasparente, niente di più.
L’opposizione non ha gradito…
Il Popolo della libertà si è trovato in una situazione di imbarazzo. Non ha esposto reali obiezioni in merito. Ha parlato di costi, e di procedure complicate… tutte argomentazioni vuote, ridicole. Mi aspettavo che al loro interno emergesse una componente laica, come succede in ambito nazionale, e come è successo all’interno della lista Guazzaloca, che si è completamente “spaccata” (due voti a favore, tre voti contro, ndr).
Qualcuno ha parlato di un’approvazione frettolosa…
Non c’è stata alcuna fretta! Il percorso è stato lungo e completo. Si sono riunite le commissioni e abbiamo avuto due udienze conoscitive. Era una questione di buon senso, non si poteva rimandare ulteriormente una decisione ormai già condivisa. Abbiamo dovuto chiedere al Consiglio un’oltranza di un solo minuto, assolutamente legittima. Non serve un caso di emergenza amministrativa per chiederla, in quel caso scatterebbe automaticamente. Il comportamento dell’opposizione è stato ingiustificabile, e soprattutto quello del loro capogruppo, Foschini. Avrà avuto qualche aperitivo… (stavolta niente partita, ndr)
Delbono non c’era…
Ha aspettato tutto il pomeriggio in ufficio che gli arrivasse la buona notizia. Era molto soddisfatto!
Quando si potrà depositare il primo testamento?
Io spero entro l’anno. Comunque non oltre il 10 febbraio, giorno in cui scadrebbero i 90 giorni post-approvazione.
L’immagine: il consigliere Sergio Lo Giudice, capogruppo del Pd presso il Comune di Bologna.
Simone Jacca
(LM BO n. 5, 23 novembre 2009, supplemento a LucidaMente, anno IV, n. 47, novembre 2009)