Intervista ai dirigenti della Fondazione Sviluppo Europa sui propri corsi e progetti, innovativi soprattutto nelle metodologie
È noto che le esigenze dell’attuale mercato del lavoro prevedano competenze sempre più specifiche e allo stesso tempo flessibili. Non sempre l’istruzione pubblica, anche quella tecnica e professionale, riescono a soddisfare tale domanda. E, in un momento che pare vedere una ripresa delle assunzioni, trovare o meno un posto di lavoro dipende proprio da alcuni fattori chiave.
Per parlare di queste e altre tematiche, abbiamo incontrato i dirigenti della Fondazione Sviluppo Europa. Si tratta di una onlus fondata nel 2005, riconosciuta l’anno dopo e iscritta nell’apposita anagrafe nel 2013. Essa ha un centro direzionale a Roma e un centro operativo a Bari. Ecco cosa ci ha detto la “trojka” della Fondazione, formata dal presidente Paolo Tittozzi e dai responsabili di progetto Pasquale Sorrentino e Roberto Duma.
Quali sono le nuove esigenze formative che hanno spinto la Fondazione a impegnarsi nel campo didattico?«Che il mondo delle conoscenze, delle competenze, e quindi, del mercato del lavoro, sia vertiginosamente e velocemente mutato e sia ancora in continua evoluzione è sotto gli occhi di tutti. Non si può restare ancorati a un mondo che non c’è più»
Di conseguenza, quali sono le finalità fondamentali della Fondazione?«Le sue finalità principali sono quelle di: creare progetti culturali e suggerire nuovi e diversi percorsi didattico-formativi; promuovere ricerche applicate alla formazione, all’educazione e alla comunicazione; promuovere la diffusione dell’innovazione tecnologica tra le varie realtà socioculturali e in particolare tra scuola, istituzioni, aziende; sostenere il diritto alla formazione permanente, alla formazione per gli adulti espulsi dal mondo del lavoro, nonché il diritto allo studio per i meno abbienti; offrire agli studenti opportunità formative di alto e qualificato profilo per l’acquisizione di competenze più facilmente spendibili nell’ambiente lavorativo; istituire percorsi privilegiati a favore di studenti particolarmente meritevoli o in situazione di reale disagio; favorire l’incontro tra il mondo della formazione e della cultura con quello del lavoro…».
Quanta roba! Ma non sono, più o meno, gli stessi obiettivi della “vecchia” formazione-istruzione statale tecnico-professionale?«Purtroppo la formazione pubblica risente delle pastoie burocratiche, quindi di lentezze che la pongono in ritardo, sia come metodi, sia come contenuti. E, infatti, il divario tra Italia e gli altri paesi europei più avanzati si allarga. Poche sono le iniziative innovative nella nostra penisola, per non parlare delle resistenze corporative e della strenua difesa di posizioni di rendita; e questo vale non solo nel pubblico, ma anche nel privato».
Chi sono i vostri formatori?«Si tratta di un gruppo di professionisti intenzionati ad approfondire particolari temi e a sperimentare nuovi metodi di insegnamento. Sono docenti flessibili, che possono passare dalla didattica frontale a quella on line, esperti nel proprio settore e, comunque, in genere, con una laurea in Informatica».
Quali sono gli ambiti toccati dai vostri corsi?«Come si è potuto intuire, il campo privilegiato è quello informatico. E il nostro fiore all’occhiello è costituito dai programmi di formazione e certificazione Pekit, acronimo per Permanent Education and Knowledge on Information Technology».
Chiarite ai nostri lettori di cosa si tratta…«Si tratta di una varietà di certificazioni informatiche che spaziano dal campo del web marketing a quello delle investigazioni digitali, dal disegno tecnico mediante computer alla professionalità docente. È molto significativo il fatto che nel 2010 il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca abbia riconosciuto la Certificazione Pekit come titolo valido ai fini della certificazione informatica».
In tale ambito di insegnamento dell’Informatica, qual è il nuovo approccio didattico dei vostri docenti?«Lasciando perdere didattiche preistoriche, il metodo d’istruzione oggi considerato più avanzato è quello modulare. Noi invece pratichiamo un insegnamento per fasi evolutive di approfondimento, con una fase conclusiva di rafforzamento che assume un significato di chiusura circolare con quanto iniziato. Inoltre, le certificazioni informatiche precedenti erano limitate all’apprendimento dell’Office. Noi proponiamo un approccio ludico al computer (ad esempio, pure coi programmi di fotoritocco, di editing video e audio, con l’utilizzo dei social network, oggi così di moda, ecc.) e comunque sempre legato all’attualità, anche per le esigenze di formazione permanente. La certificazione, pertanto, comprende la multimedialità».
Quali sono i vostri collegamenti con aziende e mondo del lavoro?«Collaboriamo con varie imprese per tirocini, stage da tenere nelle aziende, spesso con assunzioni finali. Cooperiamo anche con aziende di inserimento lavorativo e lavoro interinale. In ogni caso, dopo i nostri corsi forniamo consulenze di carriera. Ad esempio, prepariamo a produrre video di presentazioni personali, oggi più efficaci che i tradizionali curricula vitae».
Quali sono le vostre fonti finanziarie?«Essendo una onlus, le nostre fonti economiche provengono da elargizioni liberali, soprattutto delle aziende, dalle scelte dei cittadini riguardo le destinazioni del 5 per mille e dal piccolo contributo, ovviamente molto basso, richiesto agli iscritti ai nostri corsi».
In conclusione, perché una persona dovrebbe scegliere i vostri corsi?«Perché ha la certezza di imparare nozioni utili anche divertendosi, di acquisire competenze immediatamente spendibili nell’ambito lavorativo, quindi di avere buone possibilità di essere assunto».
(n.m.)
(LucidaMente, anno X, n. 112, aprile 2015)