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Per un altereuropeismo

L’Unione europea, nell’attuale forma, è fallita. Per salvarla, nel saggio “Per l’Europa dei popoli e delle nazioni” (Byoblu Edizioni), Massimiliano Musolino propone la difesa di identità e sovranità e una futura confederazione tra gli Stati del Vecchio continente

Rino Tripodi by Rino Tripodi
10 Gennaio 2025
in ATTACCO FRONTALE, ECONOMIA-FINANZA-SPESA, MONDO E GLOBALIZZAZIONE, RECENSIONI, STORIA, TEMATICHE CIVILI
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Per un altereuropeismo
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L’Unione europea, nell’attuale forma, è fallita. Per salvarla, nel saggio “Per l’Europa dei popoli e delle nazioni” (Byoblu Edizioni), Massimiliano Musolino propone la difesa di identità e sovranità e una futura confederazione tra gli Stati del Vecchio continente

Che l’Unione europea (e, più in generale, l’Europa) siano al collasso è ormai sotto gli occhi di tutti, tranne di chi non vuol vedere. Una serie di disastri, peraltro prevedibili. Eccone un parziale, rapido elenco. La moneta euro, soprattutto per alcune economie come quella italiana. Politiche di austerity e immiserimento della popolazione. La partecipazione, come aderenti alla Nato, a diverse guerre contrarie ai princìpi di pace e rispetto delle nazioni (bombardamenti di Belgrado, Libia, Iraq, Afghanistan, ecc.). La scelta masochistica di rinunciare alle fonti energetiche russe a costi ridotti.

Bye bye, vecchia Europa…
E, ancora. Una legiferazione criptica e spesso insensata. Il green deal, con scarsi effetti “ecologici” e la resa completa ad altre economie, come quella cinese o statunitense. Oltre al costoso gigantismo di Bruxelles-Strasburgo, scandali continui come il Qatargate e lo Pfizergate (La Procura europea indaga su Ursula von der Leyen per gli sms spariti, inilsole24ore.com). E la dittatura sanitaria. E la censura di chi dissente dal pensiero dominante [leggi Libertà di pensiero e di parola? Solo se si è allineati, Come difendersi dal web (e dalle manipolazioni del Potere) e L’«Inquisizione Digitale»].
Oltre a tali posizioni dannose in campo geopolitico, economico, militare, forse ancora peggiori sono la svendita delle proprie cultura e identità: il rifiuto di riconoscere le radici cristiane del Vecchio continente, anzi, una completa, intollerante, laicizzazione e desacralizzazione abbinata a una sottomissione all’islam; l’acritica adesione al politically correct, alla cancel culture e al woke; l’accoglientismo indiscriminato di immigrati che non hanno alcuna intenzione di “integrarsi”, tanto meno assimilarsi.
Nonostante l’informazione e la propaganda a senso unico di tutti i media mainstream nell’esaltare le presunte «magnifiche sorti e progressive» dell’Unione europea, i cittadini-elettori, anche perché con le tasche sempre più vuote, si sono resi conto dei danni compiuti dall’Ue. E lo dimostrano a ogni turno elettorale, in tutti i Paesi, votando in massa i partiti schierati maggiormente a difesa degli europei. Tant’è vero che i cosiddetti euroinomani progressisti, con sempre meno consensi elettorali, confezionano ammucchiate governative contronatura (Urne ribaltate) o usano l’arma – forse spuntata – della calunnia (chi non la pensa come loro è ipso facto reazionario, xenofobo, islamofobo, omofobo, misogino, “fascista”, ecc.). O, addirittura, annullano regolari elezioni democratiche, come in Romania. Il trionfo di Donald Trump, anche se sull’altra sponda dell’Atlantico, da un lato conferma gli umori popolari, dall’altro può essere un prezioso alleato per il gruppo dei conservatori e dei patrioti europei.
Speranze, illusioni e dura realtà dell’Unione europea
Tuttavia, uscire dall’euro dopo più di vent’anni è difficile e disgregare del tutto l’Europa pericoloso. Cosa si può fare? Un’argomentata e articolata proposta è contenuta nel saggio del reggino Massimiliano Musolino Per l’Europa dei popoli e delle nazioni un trinomio vincente. Sovranismo, identità e un’Europa confederale (Prefazione di Daniele Trabucco, con interviste a Gianni Alemanno e Paolo Becchi, Byoblu Edizioni, Milano 2024, pp. 206, € 20,00).

Diviso in tre capitoli, con molte illustrazioni e un comodo indice analitico, e inoltre completato da ampie Bibliografia e Sitografia, il libro di Musolino inizia (Capitolo I) ricostruendo le tappe dell’Unione europea dal 1951 a oggi: un utile ripasso storico. Quindi spiega «il funzionamento degli Organi istituzionali europei e la procedura legislativa». E già a questo punto, dalla tortuosa molteplicità delle istituzioni Ue e dalla farraginosità della legislazione, capiamo che “non va tutto bene” [Per un confronto tra la chiarezza e i valori della Costituzione italiana e i bizantinismi dei Trattati europei, leggi qui].
Nel Capitolo II il saggista delinea la storia della moneta euro, definita «anomala» (così come la Banca centrale europea) e criticata anche da molti premi Nobel ed economisti. Si sono espropriati gli Stati del loro ruolo di democratici regolatori dell’economia, del mercato, degli squilibri economici, trasformandoli in «semplici certificatori di imposizioni provenienti da un potere esterno», sicché il «il Popolo non è più sovrano». Inoltre, successivamente, l’autore spiega il complicato meccanismo del signoraggio bancario…
Ma il difetto sta nel manico. Infatti, Musolino denuncia i «deficit di democrazia» insiti nei Trattati di Maastricht, di Amsterdam e di Lisbona, nonché di altri pacchetti di regolamenti e del Patto di bilancio europeo: «L’Unione europea è un’organizzazione sovranazionale completamente a-democratica».
La difesa della bellezza della nostra civiltà
Il capitolo III è il più ampio e meno tecnico. Innanzi tutto, in esso l’autore riprende e riporta anche il pensiero di tenaci difensori della nostra identità culturale, quali (in ordine di citazione) Fusaro, Fallaci, Magli, Allam, Borgonovo, Veneziani e altri, stranieri.

La critica maggiore all’ideologia multiculturalista, i cui danni vediamo già da anni negli Stati nella quale è stata maggiormente praticata come Belgio, Regno unito, Svezia, è che essa si basa «sulla fallace convinzione di poter creare una comunità coesa partendo da una pluralità di etnie, confessioni, culture e lingue, solo grazie alla concessione di diritti e libertà e senza chiedere in cambio alcun dovere o rispetto delle regole». Aggiungeremmo noi che tale è il concetto di inclusione degli immigrati, che va molto al di là di quelli di integrazione (già difficoltosa) e di assimilazione (auspicabile, ma ormai progetto abbandonato).
Oltre alla totale sottomissione a culture e religioni extraeuropee, con usi e costumi spesso in contrasto con le stesse Costituzioni e coi diritti umani e civili tanto sbandierati a seconda delle situazioni e dei momenti dai progressisti, il ripudio più grave riguarda i valori diffusi per secoli dalla religione cristiana. Sebbene – compreso lo scrivente – si sia atei o agnostici, tutti gli autoctoni europei sono intrisi di cristianesimo e dalla bellezza derivante dal suo mescolamento con la cultura greca, romana, rinascimentale, ecc. che ci han reso una civiltà dove la libertà è collocata ai primi posti.
Infatti, proprio nel terribile anno di guerra 1942, il filosofo laico Benedetto Croce scriveva che «non possiamo non dirci “cristiani”». Diritto alla vita, famiglia, libertà di educazione, tutela dei minori, liberazione dalle schiavitù materiali e morali, l’economia al servizio delle persone e del bene comune sono valori cristiani messi oggi in serio pericolo dal capitalismo neoliberista globalista e dalla sciamannata aggressione woke. Dilaga un prepotente, febbrile, aggressivo sessantottismo di ritorno (con le sue utopie/distopie scientiste, ecologiste, migrazioniste, multiculturaliste, sessuali, gender), non più sgangherato (sebben spesso violento) contropotere come in passato, ma fattosi esso stesso Potere, sebbene minoranza tra il popolo.
Sicché oggi siamo costretti a cercare di proteggere ciò che fino a pochi anni fa sarebbe stato indiscusso: «La casa, la famiglia, il padre, la madre, la libertà».
Le proposte di Musolino: altereuropeismo e Confederazione europea
Occorre dunque tutelare il meglio della nostra cultura, della nostra identità, del nostro passato, delle nostre tradizioni. Ma non si tratta di sciovinismo. Infatti, il saggista compie un’importante distinzione tra nazionalismo e sovranismo. Il primo tende all’autoritarismo, a esaltare la propria nazione anche ai danni delle altre; il secondo è patriottico e intende difendere un popolo dalle prepotenze di organismi sovranazionali (al riguardo Musolino cita, oltre all’Ue, l’Onu, il Wto, il Fmi, per non dire della Nato, con le sue infami guerre compiute per gli interessi Usa).

Peraltro, pur con coloriture diverse, esiste non solo un sovranismo di destra, ma pure un sovranismo di sinistra. Peccato che le attuali sinistre se lo siano dimenticato. Il comune denominatore è la difesa degli interessi economici del popolo e dei confini nazionali, mentre nemica comune riconosciuta è «la forza totalitaria e antidemocratica della tecnocrazia neoliberista che vuole invece proteggere il mercato dagli umori popolari, demonizzati appunto come populisti».
Identità, comunità e sovranità sono talmente intrecciate che non esiste l’una senza le altre. Pertanto, per salvare l’edificio europeo – afferma Musolino – la strada da perseguire è un altereuropeismo, col progetto di una Confederazione europea che si liberi delle cupole costituite da élite finanziarie globaliste antinazionali e crei una comunità che valorizzi le specificità di ogni Nazione, esaltandone e non opprimendo le diversità.
Il tempo ci dirà se l’attuale, evidente crisi sarà sciolta con tale soluzione. E, comunque, ci vorranno certamente altri decenni…

Rino Tripodi

(Pensieri divergenti. Libero blog indipendente e non allineato)

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Tags: altereuropeismoByoblueuropaidentitàMusolinosovranismounione europea
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