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Home SOTTO I RIFLETTORI

Perché Monti ha detto “no” alle Olimpiadi (e ha fatto bene)

Rino Tripodi by Rino Tripodi
14 Febbraio 2012
in SOTTO I RIFLETTORI, TEMATICHE CIVILI
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Perché Monti ha detto “no” alle Olimpiadi (e ha fatto bene)
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Finalmente un governo libero da condizionamenti e in grado di decidere per il bene di tutti. Massimo Teodori, in un articolo su “l’Espresso”, ci spiega i motivi per cui il presidente del Consiglio ha giustamente deciso di non sostenere la candidatura dei Giochi olimpici a Roma

È evidente che quello di Mario Monti sia il primo governo italiano che, proprio perché “sganciato” da partiti, gruppi di potere politico e nobilitati vari, nonché appoggiato dai cittadini e dalla comunità internazionale occidentale, può permettersi di decidere saggiamente, come farebbe il leggendario “italiano comune”.

Scelte di Monti appoggiate dagli italiani – Ricordiamo i provvedimenti per le liberalizzazioni contro i privilegi diffusi (ma cfr. anche Giuseppe Licandro, Liberalizzazioni e categorie sociali), i controlli fiscali dalla forte valenza “simbolica”, le recenti dichiarazioni sul pagamento dell’Ici da parte della Chiesa cattolica o sul testamento biologico, tutti atti che vengono incontro all’opinione generale e all’interesse prevalente dei cittadini. Ugualmente apprezzabile il mancato sostegno alla candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2020, che ha richiesto un certo coraggio, viste le pressioni e le demagogie sportivo-patriottarde che contornavano il progetto.

Saggio il “no” alle Olimpiadi – Per capire perché Monti ha fatto bene, utilizziamo quanto scritto su l’Espresso on line da Massimo Teodori (dello studioso abbiamo recentemente ospitato su LucidaMente le riflessioni: A volte ritornano… ed è un bene). L’articolo si intitola Olimpiadi, un “no” sacrosanto, e sarà disponibile anche in versione cartacea nel prossimo numero del settimanale. Invitiamo caldamente i lettori a leggerne il testo per intero. Ecco, intanto, sinteticamente, i motivi addotti da Teodori per sostenere la scelta del governo Monti, in quanto le «Olimpiadi richieste per Roma 2020 sarebbero un pessimo affare per lo Stato e un bidone per i romani».

Motivi economici – Londra si sta pentendo e la Grecia si è già pentita della scelta-Olimpiadi, disastrosa sul piano economico e finanziario (anzi, pare che «i giochi di Atene 2004 sono stati all’origine della crisi della Grecia d’oggi»). Le cifre del comitato per Roma 2020, che pur prevedevano ben 4,7 miliardi a carico dello Stato su complessivi 9,8 miliardi da spendere, erano comunque “ottimistiche”.  Al contrario di quanto avvenuto nel 1960, quando le opere realizzate restarono patrimonio cittadino e la riuscita dell’evento  sollevò l’immagine dell’Italia – peraltro già in pieno boom economico – devastata dopo la Seconda guerra mondiale, ad avvantaggiarsi di tutta l’operazione non sarebbe stata la Capitale, ma “cricche” varie.

Motivi civili e culturali – L’orda di variopinti tifosi che avrebbero invaso la Capitale nel 2020 avrebbe messo a rischio sia la godibilità del patrimonio storico-artistico della città da parte dei “veri” turisti, sia la stessa sicurezza di molti monumenti. Già oggi «il traffico è proibitivo; i mezzi di trasporto pubblico sono da terzomondo primitivo; le strade somigliano a percorsi di guerra; la segnaletica pubblica (si veda la metropolitana) è opera di analfabeti della comunicazione grafica; i rifiuti urbani invadono strade e piazze; la linea C della metropolitana è ferma da un quarto di secolo e sui costi si addensa il solito scandalo; camioncini degni di fiere paesane deturpano i siti archeologici; abusivi d’ogni genere controllano snodi essenziali come stazioni e aeroporto; dai tassisti il comune non sa pretendere un minimo di standard professionale; le clientele di parentopoli regnano sulle strutture di servizio; gli “invalidi” fasulli si moltiplicano mentre quelli veri vivono una vita urbana disperata; la malavita tiene in pugno molti quartieri; i commerci e il turismo facenti capo al Vaticano sottraggono alle finanze pubbliche rilevanti prelievi fiscali senza che alcuna autorità osi alzare un dito».

Le conclusioni di Teodori – Monti ha dovuto «scegliere tra la buona amministrazione e la retorica, tra la soluzione dei problemi di tutti e la tutela degli affari, spesso opachi, di pochi». Dire no alle Olimpiadi di Roma non è una scelta scaturita «dall’immobilismo: è la consapevolezza che per un decente futuro della città occorre anteporre i problemi civili della comunità, magari poco appariscenti, all’effervescenza dei “grandi eventi” che lasciano sempre un profondo amaro».

Un governo “normale” – Dunque, la maggioranza dei cittadini italiani, soprattutto di centro-sinistra o di sinistra, proprio per queste ultime considerazioni, sostiene Monti nelle sue decisioni sulle Olimpiadi e su molto altro. Vale a dire, appoggia un governo di destra. Abituati a decenni di sgangherati governi di un’estrema destra populista, corrotta e “cafona” o di un centro-sinistra rissoso e inefficiente, un “normale” governo liberale, anche se “di destra”, sembra paradisiaco.

Rino Tripodi

(LM MAGAZINE n. 22, 14 febbraio 2012, supplemento a LucidaMente, anno VII, n. 74, febbraio 2012)

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Tags: atenefocusl'espressolondramontiolimpiadiromateodori
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Comments 3

  1. Name (required) says:
    11 anni ago

    Ha fatto bene, soltanto degli incoscienti (vedi la sig.ra Mussolini questa mattina in tv con la maglia azzurra)avrebbe detto di si. D’altra parte perchè meravigliarsi della situazione in cui ci troviamo!!!!!!!!!!!! Meditate signori
    meditate.

    Rispondi
    • Bruno Sordini says:
      11 anni ago

      Diceva un grande poeta romano che il mondo è composto da “uni” che sono pochissimi e da “zeri” che sono tantissimi. Ma gli uni aumentano di importanza piu sono gli “zeri che gli vanno appresso”. Il precedente governo contava poco perchè gli andavano dietro solo gli “zeri” PDL. Il governo Monti fa le stesse cose del precedente (ma molto piu subdole) ma e’ piu bravo.

      Perchè? Perchè ora gli vanno appresso sia gli “zeri” PDL che gli “zeri” PD.

      VIVA L’ITALIA.

      Rispondi
  2. Pingback: Editoriali della seconda serie della rivista (inverno gennaio-marzo 2012)

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