A fronte delle preoccupazioni sempre crescenti degli scienziati per il riscaldamento globale e l’esaurimento delle risorse, si cerca di risolvere il problema ambientale attraverso diversi approcci e filosofie di vita. La permacultura è uno di questi: integrando agricoltura naturale, bioarchitettura, climatologia, economia ed ecologia, si possono progettare insediamenti umani ecosostenibili, semplicemente osservando e intervenendo il meno possibile sulla natura.
La permacultura
Nasce in Australia nel 1978 grazie a Bill Mollison, premio Nobel alternativo nel 1981. La sua etica si basa su tre principi: la cura della terra, quella delle persone e la condivisione delle risorse (tempo, denaro ed energia) a favore dei primi due. La preoccupazione verso il pianeta e l’uomo implica il rispetto per ogni specie vivente e non, praticando attività che non nuocciano ad essi e riducendo in questo modo l’impronta ecologica, ovvero il rapporto tra le risorse naturali consumate e la capacità della terra di rigenerarle e di assorbire i rifiuti prodotti. Ciò implica anche il superamento dell’ottica competitiva a favore di quella cooperativa.
La permacultura sposa la teoria sistemica, secondo la quale il sistema è più della somma delle parti e, modificando anche solo un piccolo elemento di questo, si muta tutto il complesso. Sapendo che il primo step della progettazione è l’osservazione della natura, occorre ottimizzare l’intervento anche solo su un suo componente, perché può andare a modificare tutto il territorio.
La casa
Costruendo ex novo un edificio, occorre innanzitutto considerare il clima della zona, l’esposizione al sole, i venti e le risorse energetiche a disposizione per realizzare eventualmente un piccolo impianto eolico o solare. Se nelle vicinanze è presente un ruscello, si potrebbe valutare anche di costruire un piccolo impianto idroelettrico.
Optando per una casa passiva, che non richiede impianti termici convenzionali in quanto grazie ai materiali di cui è composta e al solo irraggiamento solare mantiene una temperatura ottimale anche durante la stagione invernale, si può ovviare al problema del riscaldamento. In caso contrario, si può scegliere una caldaia a biomassa, che funziona con scarti e residui della lavorazione del legno e del settore agroalimentare, come il cippato, il pellet, la sansa (derivato delle olive) e i gusci della frutta secca.
Un altro metodo non convenzionale per riscaldare la casa prevede la costruzione di una serra a ridosso del lato in ombra dell’edificio. D’estate si può coprirla con semplici stuoie e dei bocchettoni che comunicano con l’esterno verranno aperti per far fuoriuscire l’aria calda, che, invece, d’inverno, viene immessa all’interno dell’abitato, termicamente isolato, sempre attraverso un sistema di bocchettoni. Di sera vengono chiusi per intrappolare il calore.
In un edificio progettato secondo i criteri della permacultura il bagno può essere dotato di tubature collegate direttamente allo scarico del water, allo scopo di riutilizzare le acque grigie per lo sciacquone. Queste possono anche essere convogliate all’esterno della casa, lungo un lato con una leggera pendenza, e depurate attraverso le piante fitodepuranti, per essere poi indirizzate all’irrigazione dell’orto e del frutteto. Per chi non volesse sprecare acqua, esistono sistemi a secco, come il compost toilet. Costituito da una cassa esterna che raccoglie le defecazioni, dotata di porta, da cui estrarre il compost, non comporta utilizzo di acqua, ma solamente di carta igienica biodegradabile e paglia, affinché possano compostarsi i rifiuti. Alcuni utilizzano anche lombrichi per accelerare il processo. Il ricavato viene utilizzato per la concimazione dell’orto e del frutteto.
L’orto e l’utilizzo degli animali
Un’altra “ricetta” per il compost, utile per smaltire i rifiuti organici della cucina, consiglia di mescolarli con paglia e erba verde, irrorando con acqua. Per favorire la decomposizione si può aggiungere acqua tiepida, zucchero e lievito.
In permacultura l’orto non è disposto in filari ordinati; piuttosto si può presentare come un intreccio di arbusti, rampicanti, aiuole, fiori, piante e con un piccolo stagno: gli insetti che attira sono carnivori, perciò prederanno quelli dannosi per l’orto (lotta integrata). Naturalmente non vengono utilizzati pesticidi né concimi chimici e si presta particolare attenzione alla biodiversità delle colture, anche perché, come afferma Mollison, le monocolture impoveriscono il terreno tanto quanto le monoculture impoveriscono l’uomo.
Non stupisce vedere animali al suo interno, poiché anch’essi hanno una funzione precisa: su un campo dove è stata raccolta la patata, i maiali sono utili per estirpare le radici rimaste, poiché se ne cibano; inoltre rivoltano il terreno, arandolo, e lo concimano con le proprie feci. Le galline, invece, diventano “trattorini”, se poste su un terreno incolto con erbacce: rimuovono l’erba di cui si nutrono, le loro feci concimano e smuovono leggermente il terreno, preparandolo per future coltivazioni.
A parte questi due animali e altri che ci forniscono i propri derivati, come carni, latte e uova, ci sono altri esseri viventi che sono d’enorme aiuto all’orto e non solo. Le coccinelle, per esempio, sono predatori di afidi. I lombrichi nel loro lento lavoro smuovono il terreno e lo concimano. L’oca può essere anche un animale da guardia, mentre l’anatra pulisce i fossi e i canali.
L’irrigazione dell’orto avviene, oltre che grazie alla fitodepurazione, anche con l’acqua piovana raccolta in cisterne poste in zone alte, per esempio sul tetto della casa, per poter essere pompate meglio grazie alla forza di gravità. Quest’acqua è ottima anche per lavarsi i capelli e il corpo e per fabbricare saponi, in quanto ricca di minerali.
La sostenibilità della vita in comunità
La complessità di una fattoria, di un ecovillaggio o anche solo di una casa che si regge sui principi della permacultura richiede la condivisione, da parte dei propri membri, di valori di fondo e delle proprie risorse, che andranno ottimizzate il più possibile.
Nel caso in cui ci siano nelle vicinanze altre persone disposte allo scambio di prodotti, l’economia comunitaria si potrebbe reggere sul baratto. Diversamente è opportuno verificare la domanda del mercato locale, per poter di conseguenza tarare l’offerta.
In quest’ottica, i laboratori di autoproduzione sono indispensabili sia per conservare frutta e verdura in surplus, sia per preparare saponi e detersivi ecologici, pane, formaggi, affinché non si debba dipendere dal mercato.
L’immagine: compost costituito da strati di erba verde, paglia, acqua, cenere e pochi rifiuti organici della cucina.
Francesca Gavio
(LM MAGAZINE n. 9, 15 ottobre 2009, supplemento a LucidaMente, anno IV, n. 46, ottobre 2009)