In occasione del convegno nazionale “La permeabilità epistemologica tra Matematica, Scienze, Filosofia” organizzato recentemente dal Miur presso l’Università Roma Tre, il noto studioso ha parlato di ambiente, algebra e politica… E, per la seconda volta, ha concesso un’intervista in esclusiva a “LucidaMente”
Invitato il 23 febbraio scorso all’Università degli Studi Roma Tre come relatore del convegno nazionale La permeabilità epistemologica tra Matematica, Scienze, Filosofia, organizzato dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Piergiorgio Odifreddi non solo è intervenuto sui collegamenti tra discipline scientifiche e politica ma ha anche rilasciato in esclusiva per LucidaMente una interessante intervista su ciò che pensa dell’attuale situazione italiana.
Odifreddi è un noto matematico, logico e saggista e nelle sue pubblicazioni si occupa di divulgazione scientifica, storia della scienza, filosofia, politica, religione, esegesi, filologia e molto altro ancora. Partendo da alcuni temi trattati nel corso del convegno, in cui sono stati esposti oltre quaranta lavori presentati da diverse scuole, lo studioso si è soffermato sul problema delle navi dei veleni nel Mediterraneo, per poi spaziare su altre questioni. L’argomento, affrontato dall’Istituto tecnico settore tecnologico di Lamezia Terme, in provincia di Catanzaro, si inseriva all’interno del progetto Sos ambiente, con approfondimenti su inquinamento, diossina, smaltimento dei rifiuti, tumori. In tale occasione ha avuto luogo la nostra chiacchierata con Odifreddi, iniziata con un commento a tema per poi approdare all’attualità italiana. Occorre sottolineare che è la terza volta che lo scienziato “si concede” a LucidaMente (vedi La “rivoluzione” non fa parte della nostra natura di italiani e L’universo di Dante riletto da Odifreddi).
Che cosa può dirci dello stato di salute del nostro mare?«È una questione veramente importante, perché sappiamo che nel Mediterraneo vi sono navi cariche di rifiuti che vengono affondate. Una volta ho letto, mi pare in un romanzo di Carlo Lucarelli, che la Calabria è uno dei luoghi in qualche modo più toccati, a rischio. Bisogna sensibilizzare non solo i ragazzi, i quali crescendo diventeranno adulti responsabili, ma soprattutto le autorità che, quando hanno notizie tanto gravi, devono intervenire».
Ritiene che l’applicazione della Matematica e della Statistica e il relativo collegamento con le Scienze siano importanti nelle attività didattiche?«La Matematica si può applicare a tutto. L’aspetto interessante per me non è che si accosti alle Scienze, perché in fondo si sa che essa ne è il linguaggio, ma è più straordinario e inaspettato scoprire che la si può applicare all’Arte, alla Filosofia, alla Letteratura, alla Musica. Io cerco di percorrere proprio queste strade meno note. La Teoria della probabilità e la Statistica sono talmente importanti che negli Stati Uniti i docenti di tali discipline non sono collocati nei dipartimenti di Matematica ma hanno dipartimenti a sé. In Italia siamo ancora lontani».
Quali sono le basi del suo intervento sulla permeabilità tra Matematica, Fisica, Scienze e Filosofia?«Matematica e politica, visto il periodo. Ho da poco sviluppato un’analisi che l’editore ha intitolato La democrazia non esiste, mentre io avevo proposto il titolo Il fantasma della democrazia. Il sottotitolo è Critica matematica della ragione politica. Mi interessa cioè far vedere come questa disciplina si accosti alla politica. A fronte dei discorsi sconclusionati che siamo soliti sentire da maggioranze e opposizioni, se si mettesse in pratica la Matematica, forse si farebbe una politica più razionale».
Ha le idee chiare in materia di voto?«Chiarissime: infatti non voto [l’intervista è stata rilasciata prima delle elezioni politiche del 4 marzo scorso, ndr]. Ritengo e sostengo che la politica presenti un’altra faccia della medaglia analogamente alla religione. Come per questa si va in Chiesa o in altro luogo sacro, in democrazia l’elezione è un grande rito. Tutti pensano che andando a votare possa cambiare qualcosa e invece non accade nulla».
A suo avviso l’astensionismo non risulta controproducente?«No, perché in realtà, indipendentemente dai voti che vengono dati, poi si possono determinare le maggioranze in una direzione o in un’altra, per esempio ritagliando i collegi elettorali, semplicemente ridefinendo i confini e senza cambiare i voti. Si capisce che c’è qualche legame alla lontana tra ciò che si sceglie e ciò che avviene, ma in realtà i politici fanno quello che devono. Alcuni di essi, ingenui come Donald Trump, pensano di poter agire come vogliono, fino a scoprire che ci sono forze occulte che determinano ciò che gli eletti dovranno fare. Anche adesso ci stanno dicendo che, comunque si voti, poi il governo sarà quello che si riuscirà a mettere insieme con il presidente, le grandi intese, e così via. In un romanzo di José Saramago, Il saggio sulla lucidità, lui proponeva di votare scheda bianca. In realtà ciò è pericoloso perché può essere falsificata, però lui sosteneva che qualora ci fosse un gran numero di schede bianche il Parlamento sarebbe delegittimato. Però le schede bianche si possono manomettere, i voti non dati no. L’astensionismo si può valutare, ma non se ne tiene conto. Né l’astensionismo, né i voti bianchi, né le schede nulle vengono conteggiati, e questa è una delle truffe della democrazia».
Vuole rivolgere un saluto alla Calabria?«Non a Lamezia perché saremmo campanilisti, né a Catanzaro perché saremmo provinciali, né alla Calabria perché saremmo regionalisti, né all’Italia perché saremmo nazionalisti: un saluto a tutta l’umanità!».
Le immagini: Piergiorgio Odifreddi, da solo e in compagnia dell’autrice dell’intervista (a destra nella foto).
Dora Anna Rocca
(LucidaMente, anno XIII, n. 148, aprile 2018)