La denuncia del Comitato Madri per Roma città aperta: maternità e infanzie negate dietro le sbarre. La dolorosa condizione – materiale, psicologica ed esistenziale – di donne e bambini in carcere
Le donne rinchiuse in carcere attualmente in Italia sono circa 2600, il 4% dei detenuti. Di queste poco più di 60 sono internate insieme ai loro figli che ad oggi risultano essere 70, di età inferiore ai 3 anni. Le detenute in stato di gravidanza oscillano intorno alle 20-30 unità. In Italia sei sono le carceri interamente femminili e sedici gli asili nido funzionanti.
Molti studi condotti sulle donne detenute in Europa e in Italia sottolineano che la tipologia prevalente dei reati commessi dalle donne – violazioni della legge sulla droga e contro il patrimonio – rende chiara la marginalità che spesso segna le loro vite; le donne sono spesso recidive e ritornano in carcere per ripetuti e brevi periodi. Il problema delle detenute non è tanto quantitativo ma qualitativo. Le donne hanno molti più problemi nell’affrontare la detenzione, problemi che investono sia la sfera psicologica che quella materiale; la vita detentiva, sviluppatasi su criteri espressamente maschili, mette a dura prova le donne in generale e si aggrava se le stesse sono madri.
Quasi inesistenti sono le considerazioni di quanto la vita carceraria influisca sulla maternità, sia che i figli siano dentro il carcere, sia che siano fuori, troppo poca è l’attenzione di istituzioni e società ai motivi stessi, spesso legati alla loro specificità femminile, che portano le donne in carcere, troppo poca è l’attenzione all’impatto che il carcere ha sulle donne e sulla loro vita. Una maternità interrotta quella nelle carceri, così come interrotta è l’infanzia di quei bambini che tra 0 e i 3 anni vivono reclusi nel carcere, così come segnata per sempre è la vita dei figli fuori con le madri in. Questi figli dietro e fuori le sbarre restano invisibili come le loro madri per la società e le istituzioni.
Ancora oggi è difficile parlare di maternità in detenzione. Le donne detenute vengono considerate cattive madri e incapaci di portare avanti il proprio ruolo materno e così sulle loro maternità cala il silenzio. Noi vogliamo rompere questo silenzio raccontando le loro storie, riflettendo sulle loro paure, sui loro bisogni, su quello che si fa e si deve ancora fare perché nessuna madre e nessun bambino siano più dietro le sbarre.
Sabato 14 gennaio 2012, alle ore 10,00, a Roma, presso il Museo storico della Liberazione di via Tasso, proiezione del video Il carcere sotto i 3 anni di vita di Luisa Betti. Interventi di: A Roma insieme, Luisa Betti del Manifesto, Grupo no estamos todos. Presiede Antonio Parisella.
Per avere un quadro completo del dramma-carcere, con tabelle e considerazioni varie, si legga Pianeta Carcere: un sistema vicino al collasso totale di Antonio Antonuccio, apparso in due parti nei numeri 33 e 34 (aprile e maggio 2012) di Excursus: http://win.excursus.org/attualità/AntonuccioPianetaCarcerePartePrima.htme http://win.excursus.org/attualità/AntonuccioPianetaCarcereParteSeconda.htm.
Comitato Madri per Roma città aperta
(LucidaMente, 8 gennaio 2012)
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