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Prostitute, clienti: racconti di un mondo quasi “a parte”

Rino Tripodi by Rino Tripodi
4 Maggio 2008
in SOTTO I RIFLETTORI
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L’altra faccia della prostituzione
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Prima parte di un esclusivo reportage di “LucidaMente” “sul territorio” bolognese: conferme, sorprese, rivelazioni

Qui tra la gente che viene e che va / dall’osteria alla casa o al lupanare, / dove son merci ed uomini il detrito / di un gran porto di mare, / io ritrovo, passando, l’infinito nell’umiltà. / Qui prostituta e marinaio, il vecchio / che bestemmia, la femmina che bega, / […] / son tutte creature della vita / e del dolore; / s’agita in esse, come in me, il Signore. // Qui degli umili sento in compagnia / il mio pensiero farsi / più puro dove più turpe è la via (Umberto Saba, Città vecchia).

È noto. Nel Belpaese nessuno “va con le puttane”. Pertanto, si potrebbe ironicamente affermare che le ragazze, che a Bologna e in tantissime altre città passano le notti per le strade, siano “figuranti” assoldate da qualche misterioso ente pubblico per dare “colore” alle cupe ore notturne. Fino all’alba, che, secondo la migliore tradizione vampiresca, con l’aurora, dissolve mostri ed incubi.
La realtà, molto più semplice e prosaica, è che, in un Paese moralista e bigotto come il nostro, nessuno è disposto ad ammettere di pagare per prestazioni sessuali.

L’indagine “sul campo”
Secondo le statistiche, sono circa nove milioni gli italiani che hanno usufruito di “servizi” da parte di prostitute. Se togliamo donne, bambini, preti (?), gay, anziani, impotenti, si può pensare che ci aggiriamo intorno al 70-80% della popolazione maschile italiana. Due sono i protagonisti principali di questo fenomeno (tralasciamo per ora papponi, sfruttatori vari, affittacamere, forze dell’ordine, associazioni di aiuto): le prostitute e i clienti.
Per conoscerli meglio, per alcune ore notturne, a Bologna, grazie a un nostro “contatto”, amico disinteressato di alcune “sex operator”, ci siamo avvicinati a codesta galassia. Chiameremo questo personaggio Giulio, nome fittizio, così come quelli di tutte le altre persone di cui parleremo. Anche taluni particolari sono stati mutati per la difesa della “privacy”, particolarmente importante in questo caso. Pertanto, certe circostanze e racconti sono stati magari fatti ruotare o scambiati, ma, complessivamente, tutto quello che riporteremo è vero.
Intanto, chi è Giulio? E’ un uomo intorno ai 50 anni, di buona cultura, che, grazie a una certa ricchezza di famiglia, può dedicare parte del suo tempo a coltivare veri e propri rapporti di amicizia con parecchie prostitute. Non è sposato, non lo è mai stato, né ha mai pensato di farlo: “I miei amici maritati sono infelici. Tutti”.

La notte, il freddo
Negli ultimi tempi le ragazze, tutte straniere, che si prostituiscono lungo i viali della città felsinea e in altri luoghi deputati (zona Fiera, Borgo Panigale, via Emilia Levante prima di San Lazzaro di Savena) si sono molto ridotte a causa della scelta repressiva concordata da Comune, Questura, Prefettura. Durante una seduta di una Commissione consiliare abbiamo visto una relatrice di maggioranza sciorinare ed esporre con fierezza le cifre sulla repressione del fenomeno: arresti, fogli di via, sanzioni ai clienti…
Le scarse luci della città semiaddormentata illuminano le “ragazze di strada”, queste creature “esotiche”, alcune molto belle, altre normali, altre ancora che probabilmente molti rifiuterebbero se le incontrassero al supermercato. La principale sensazione che proviamo, nel freddo della notte, è di estrema pena, pietà. Noi non riusciremmo a resistere per mezzora o più all’aperto, con la temperatura sotto zero, magari poco vestiti. Molte soffrono di bronchite cronica, di malattie respiratorie.
Ecco, pertanto, una prima domanda: com’è possibile permettere questo? Come si può tollerare questa violenza in un Paese civile come dovrebbe essere l’Italia? Perché nessuno ci pensa e interviene con provvedimenti legislativi ad hoc?

L’insidiosa ombra dei protettori
Se si accorgono di una presenza estranea, si irrigidiscono. Temono si tratti di un poliziotto. Ma anche se dicessimo che siamo un giornalista, non gradirebbero. Solo come amico di Giulio, e pian piano, è possibile entrare in relazione con loro, in un italiano a volte sicuro, ma molto più spesso incerto o incomprensibile.
Ecco, allora che, involontariamente, si aprono, per narrare le loro vicende personali. Con una censura. Se si accenna a eventuali protettori, tutte dicono di essere libere. Ma sappiamo che non è così.
Ed è questo l’aspetto più ignobile del fenomeno: accettabile se si tratta di più o meno libera scelta, un orrore quando rientra nel traffico e nello sfruttamento degli esseri umani, o addirittura nella violenta costrizione.
Ci ripetiamo le domande con cui avevamo concluso il precedente paragrafetto: chi non vuole regolamentare/legalizzare il fenomeno della prostituzione nelle forme che ha assunto oggi? A chi interessa che rimanga questa situazione di oggettiva vacatio legis, all’interno della quale ogni abuso è possibile?

Storie di donne nei labirinti della vita
Nessuna si lamenta di aver lasciato il proprio Paese (in genere, Romania, Russia, Ucraina, Moldavia) o di esercitare questa professione, anche perché ogni 3-4 mesi ritornano in patria per qualche settimana. E tutte desiderano poi rientrare in Italia. Troppo allettante è il guadagno, che si aggira – non teniamo conto delle “trattenute” da dare ai protettori – su centinaia e centinaia di euro a notte. Tutte cercano di essere simpatiche e sorridenti, ma ad alcune di loro battono i denti per il freddo.
Marina ha ormai quasi 45 anni, è ucraina. Robusta, bruna, assomiglia a una matrioska, a una contadina. Scherza e ride, ma si sente che ha bevuto. La sua maggiore preoccupazione è il giovane figlio, altissimo, che vuole fare il giocatore di basket in Italia e non sa del mestiere della madre. Presto, forse anche per questo, lascerà la vita di strada per praticare la prostituzione in casa. Una soluzione, pensiamo, certo migliore, ma che in Italia non si vuole regolamentare e legalizzare, per i soliti penosi motivi ipocriti. Monika, sui 24 anni, è slovacca, con lineamenti fini, quasi aristocratici. Ha un buon titolo di studio alle spalle. Nel rapporto col cliente è lei a intimidire l’altro. Lara – quasi 30 anni – è russa, di recente ha subito in Italia un pesante intervento chirurgico per una neoplasia, e si lamenta del fatto che nel suo Paese non avrebbe dovuto attendere tanto tempo, ma sarebbe stata operata d’urgenza. È chiusa, silenziosa, lunatica. Ha in casa un cane, un gatto e un pappagallo. Odia il centro-sinistra e ammira Berlusconi. Cristina e Tatiana sono due sorelle (o cugine) moldave: biondine, stranamente piccolissime e magre. Dicono di essere molto dolci.
Molte sognano un grande amore, un marito, e, comunque, hanno un fidanzato italiano che accetta il loro lavoro. Alcune rimpiangono i regimi comunisti al potere nel loro Paese, che garantivano la sicurezza dei diritti sociali (scuola, casa, salute, sport) per tutti, altre non tornerebbero indietro. Tante si lamentano delle “retate” delle forze dell’ordine e di conseguenti presunti soprusi e angherie subiti.

Sfuggire alla povertà
Con le prostitute di colore è difficoltoso ogni dialogo: il loro livello culturale, purtroppo, è, in genere, molto più basso di quello delle europee provenienti dalla ex Cortina di Ferro. Per tutte, però, la prostituzione è un lavoro che, in questo terribile mondo “globalizzato”, permette di sfuggire alla miseria, di mantenersi decorosamente in Italia e inviare qualcosa in patria, con la speranza di accumulare denaro per una casa, un terreno agricolo, un negozio.
Nessuna si dichiara pentita o afferma che al prossimo viaggio non tornerà più a Bologna, Nessuna sembra disposta ad abbandonare la vita di strada per un impiego da badante da 500-800 euro al mese più vitto e alloggio per accudire 24 ore su 24 anziani non autosufficienti, tranne un pomeriggio libero alla settimana: uno sfruttamento ancora peggiore, forse, di quello che subiscono prostituendosi. In una sola notte è possibile guadagnare la cifra per cui bisognerebbe patire per un mese.

Nel chiuso di un’abitazione
Come dicevamo, un modo più civile, sicuro e sereno – anche per il cliente – di esercitare la prostituzione è di svolgerla a casa. Purtroppo molti clienti preferiscono le ragazze in strada perché possono “visionare” meglio l'”oggetto”. E si accontentano di consumare la “performance” sessuale in macchina. Spesa: 30 euro. Durata media del “rapporto”: cinque minuti. Un orrore anche dal punto di vista fisiologico! Non è eros, non è sesso, è uno sfogo animalesco… In casa, invece, dove si paga di più (oltre 100 euro), è possibile allungare i tempi fino a 20 minuti-mezzora.
Le cose si svolgono così: si telefona a uno dei numeri che compaiono sugli annunci dei quotidiani locali – nei quali appare una breve, “fantasiosa” descrizione della ragazza e delle sue “competenze” – o in alcuni siti telematici, dove compare anche una foto ritoccata; la donna che risponde (se non è già impegnata) offre indicazioni sull’indirizzo di casa, senza però dare il preciso numero civico. Il cliente richiamerà quando si troverà nei pressi dell’indirizzo indicato e allora avrà l’indicazione completa. In questo modo la prostituta si garantisce la “serietà” delle intenzioni del cliente e non perde tempo “prezioso”.

Dal Brasile all’Est Europa
Laura è brasiliana. E’ alta 175 centimetri, ma pesa 95 chili! La sua corpulenza è notevole. Scherza: “I clienti dicono che sono cattiva; in realtà sono solo pesante”. Manda tutti i soldi alla famiglia, numerosissima. Giuliana è anch’essa del Paese di Ronaldinho. Somiglia vagamente a Sonia Braga e ha lo sguardo un po’ triste, come affetto da saudade. Coi proventi del proprio lavoro mantiene due sorelle all’università. Vorrebbe sposarsi e avere una famiglia normale. Irina e Alexia sono due russe che, a richiesta del cliente, lavorano in coppia, fingendo un saffismo che supponiamo molto improbabile. Beba è ungherese, bionda, molto bella. Alta 1,80, sui tacchi supera di gran lunga in altezza il cliente medio italiano. Misure da modella, modi gentili ma freddi. Pensa di star lavorando per il suo futuro. Vorrebbe riprendere gli studi per diventare medico.

Trans
In zona Fiera “battono” i transessuali, i più autonomi e rispettati, senza protettori. Sono anche le più allegre, intelligenti, spiritose, sgargianti, esuberanti.
Ad esempio, una di loro urla agli automobilisti che si avvicinano: “Solo cazzi enormi, stasera voglio solo cazzi enormi!”.
E da Lorena, una trans napoletana, vistosissima, raccogliamo la battuta più surreale e assurda di tutte: “Ma vi rendete conto? Gente sposata che viene a farsi inculare da me! Ma non hanno un po’ di morale? Io sono cattolica e credo nel papa!”.
Beh, se tutti avessero il senso della “strana” morale di Lorena, lei stessa non dovrebbe esercitare la professione e rimarrebbe comunque senza clienti! In effetti scopriamo che la maggior parte dei clienti si unisce ai trans per farsi penetrare! Eppure, a prima vista, la femminilità e la sensualità di queste strane creature è fuori discussione…

La seconda parte dell’inchiesta del nostro direttore sarà on line a metà giugno all’interno del n. 3 del supplemento LMMagazine. Vi si parlerà dell’altra faccia del fenomeno della prostituzione, i clienti, e delle carenze legislative al riguardo, visto che a regolare la materia è ancora la ormai antiquata, ambigua e “pericolosa” “Legge Merlin” del 1958.

L’immagine: Le déjeuner sul l’herbe (1863, Paris, Musée d’Orsay) di Édouard Manet (Parigi, 1832-1883).

Rino Tripodi

(LucidaMente, anno III, n. 29, maggio 2008)

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