Con estremo piacere pubblichiamo un ringraziamento rivolto sotto forma di lettera aperta dal giornalista algerino Ahmed Lakrout ad alcuni agenti della Questura bolognese che hanno agito, come leggerete, con estrema sensibilità e spirito di servizio nei confronti di uno straniero. La nostra speranza è che sempre di più e più spesso tutti i cittadini, compresi gli immigrati in Bologna, ai quali è dedicato il presente numero della nostra rivista, possano vedere negli uomini in divisa degli “amici” con cui collaborare.
Bologna, 1 novembre 2008, porta Saragozza. Sono quasi le 5 del mattino e continuo a non riuscire a chiamare il centralino del servizio dei taxi. Comincio a preoccuparmi perché ormai sto componendo il numero da almeno mezz’ora. Devo andare all’aeroporto per incontrare Smara Kouider, un paziente tetraplegico algerino dimesso la mattina stessa dal Policlinico di Modena. Lui sarebbe arrivato all’aeroporto aiutato da tre compatrioti residenti a Modena e io devo riaccompagnarlo ad Algeri. Smara è stato operato con successo alla mano sinistra dall’eminente professore Antonio Landi e il volo per Roma è previsto per le 6,55; da lì avremmo proseguito per Algeri.
Proprio quanto comincio a disperare, pensando alla situazione difficile e delicata nella quale mi sarei trovato con un disabile, se non fossi arrivato in tempo all’aeroporto, una macchina della polizia si ferma al semaforo dove sono in attesa. Chiedo agli agenti se dispongono di un altro numero per chiamare i taxi, spiegando la ragione del mio stato d’animo ansioso, che, del resto, essi, da veri professionisti, avevano notato. Passa un taxi e loro fanno un cenno verso esso, ma purtroppo è occupato. Mentre sto pensando che se ne andranno, augurandomi buona fortuna, il poliziotto che è al volante prende la radio e comunica con una persona che credo essere il responsabile di servizio; lo informa con brevi parole che c’è un’urgenza e occorre accompagnare una persona all’aeroporto.
Miracolo! La risposta è affermativa! Non riesco ancora a realizzare cosa mi sta succedendo ed ecco che mi trovo in una macchina della polizia, che si dirige a tutta velocità all’aeroporto Marconi, dove arriviamo in una quindicina di minuti. Il traffico, in questa mattina di festa e a quest’ora, è molto fluido. Al momento di scendere dall’auto, mentre cerco le parole per ringraziare debitamente gli agenti per la loro gentilezza, sono loro a scusarsi della scomodità dei sedili posteriori! Rivolgo tuttora al capo del servizio di polizia, in quel mattino freddo e piovoso, molte grazie. Egli ha dato il suo ok senza avermi visto, senza chiedere se fossi italiano o straniero. Per lui un’urgenza merita di essere presa in carico, chiunque sia la persona in difficoltà, al di là della nazionalità, della lingua, della religione, della cultura. Che bella lezione di umanità! Grazie!
Quanto ai due amici poliziotti incontrati all’alba a porta Saragozza, non saprò mai esprimere a sufficienza la mia gratitudine e la mia riconoscenza verso di loro, tanto umani e cortesi. Non appena ho rivolto loro la parola, hanno intuito la mia ansia. Come un raggio di sole che sorge all’alba e che dissipa le nubi, riscalda il cuore e illumina il cammino, hanno portato un’assistenza a un disabile e al suo accompagnatore. Giunti all’aeroporto Marconi, solleciti a correre verso un’altra missione che li aspettava, non ho avuto neppure il tempo di ringraziarli. E io, da parte mia, nella precipitazione di raggiungere il mio sfortunato amico (un arbitro di calcio di serie A coinvolto in un incidente stradale) che mi aspettava impazientemente, mi rendo conto oggi che non ho memorizzato molto dei loro volti. E per questo mi sarà difficile riconoscerli se, per caso, le nostre strade si incroceranno ancora nel futuro.
Ma, in effetti, vedrò i loro volti in tutti i poliziotti italiani che mi capiterà di incontrare nei reportage e interviste sul calcio italiano che farò di volta in volta a Bologna, Torino, Milano, Napoli, Firenze, Siena, Udine, Catania, Palermo, Roma, Genova e in tutte le altre città dove mi invierà il mio giornale. Da quella mattina di novembre è stata aggiunta un’altra bella immagine al Belpaese. Secondo un proverbio italiano, “il buongiorno si vede dal mattino”: grazie a questi agenti la mia giornata è stata molto bella e il viaggio piacevole.
L’immagine: un’auto di pattuglia della Polizia di Stato italiana.
Luca Manni
(LM BO n. 1, 16 marzo 2009, supplemento a LucidaMente, anno IV, n. 39, marzo 2009)