Un’azienda che coniuga economia a rispetto dell’ambiente. L’importante è il trattamento del materiale coi giusti metodi
Quando si riversano rifiuti nella natura, molto spesso non si considerano i danni che si provocano all’ambiente. Lo stesso vale anche per gli oli esausti, che, invece, possono rappresentare un’ottima risorsa da reinvestire per la produzione di carburante da poter utilizzare per i veicoli a motore. Dall’olio vegetale, utilizzato prevalentemente dalle catene e dalle aziende alimentari, si può, infatti, ricavare il biodiesel, nel pieno rispetto dell’ecosistema.
La maggior parte degli oli vegetali esausti proviene dal settore della ristorazione e dell’agroalimentare: se questi oli non vengono dispersi nell’ambiente e, invece, sono adeguatamente trattati, possono ottenere una nuova vita e non distruggere l’ambiente in cui, eventualmente, vengono riversati. Il carburante, dunque, viene prodotto utilizzando olio vegetale: ci sono diversi modi per poter trasformare gli oli esausti in biocombustibile. Ad, esempio, a Rimini e dintorni, per la raccolta degli oli esausti, si può far affidamento all’azienda Foschi Fabio, che da dodici anni si occupa del recupero e del trattamento di questi scarti, al fine di riutilizzarli, senza danneggiare la natura e le falde acquifere. La ditta romagnola offre un servizio completo, che prevede l’installazione gratuita di fusti all’interno delle imprese che si occupano di catering, ristorazione, hotellerie, pasticceria, macelleria, rosticceria e mense, al fine di fornir loro gli strumenti per smaltire gli oli esausti nella maniera corretta.
Dopo la chiamata che le diverse catene alimentari fanno all’azienda, il servizio di ritiro viene attivato in massimo 48 ore. Con delle apposite cisterne, la ditta di Fabio Foschi svuota i bidoni adibiti alla raccolta del materiale da trattare, che quindi viene trasportato nei centri dove sarà sottoposto alla tipologia di lavorazione più adatta. Anche se la lavorazione dell’olio esausto ha un’elevata importanza in ottica ambientale, sono ancora tante le società che operano nel settore alimentare a non adeguarsi ancora a questa tipologia di recupero.
Sono circa 200 mila, infatti, le tonnellate di olio fritto che sono riversate, ad esempio, anche attraverso il sistema fognario e che, inevitabilmente, finiscononelle acque. Gli oli esausti si dividono in tre categorie: oli chiari (prodotti dalle industrie), oli scuri (provenienti da macchine), oli esausti solubili (olio per frittura proveniente dalla grande distribuzione alimentare). Ci sono, inoltre, diversi metodi per procedere allo smaltimento degli oli esausti: rigenerazione, combustione, trattamento, termodistruzione. La rigenerazione è il processo che permette di ottenere nuove basi lubrificanti, con le stesse caratteristiche delle basi ricavate dalla raffinazione del petrolio, ottenendo olio combustibile, bitume e gasolio. Per gli oli che non possono essere rigenerati, ma solo riutilizzati, esiste un altro processo da poter tenere in considerazione, ossia quello della combustione, utile soprattutto per i cementifici, ai quali serve il potere calorifero che ne deriva.
Non è tutto: qualora gli oli esausti non possano essere sottoposti né a rigenerazione, né a combustione, si opta per gli impianti di trattamento che riescono a far rientrare le caratteristiche della frazione oleosa entro i limiti. Qualora, infine, nessun processo sinora elencato possa essere messo in atto, ossia quando gli oli sono inutilizzabili, si passa direttamente al processo di termodistruzione, tenendo in considerazione le emissioni prodotte e l’impatto che tale procedura esercita sull’ambiente.
Fabio Vanacore
(LucidaMente, anno XII, n. 139, luglio 2017)