Nel libro edito da Edizioni Vulcaniche, la narrazione dell’esperienza di servizio volontario in Rwanda e Gibuti dell’infermiere bolognese Stefano Sanfilippo. I rapporti umani costruiti nel tempo e la costruzione della Scuola Miriam
Racconti dal deserto (Edizioni Vulcaniche, Napoli 2024, pp. 118, € 14,00 versione cartacea) è un vero e proprio diario di viaggio che regala una prospettiva del tutto particolare.
L’autore – il bolognese Stefano Sanfilippo – è un infermiere operante all’interno del sistema 118: da decenni, quasi tutti gli anni si dedica volontariamente alle persone fragili che vivono in Africa. Nel tempo ha raccolto le impressioni e le emozioni vissute sul campo attraverso la sua sensibilità: il risultato è una raccolta di una quindicina di “cartoline” di quei luoghi ricchi di storia, di geopolitica, di consuetudini locali, ma soprattutto di umanità.
Le missioni in Rwanda e nella Repubblica di Gibuti
Nel testo Sanfilippo ha sintetizzato la propria esperienza pluridecennale dapprima in Rwanda e in seguito nello Stato di Gibuti, ex colonia francese, indipendente dal 1977.
Tutto ebbe inizio nei primi anni Ottanta: divenuto maggiorenne, Sanfilippo partì per il Rwanda in missione con la sua parrocchia, accompagnato e coordinato da don Ferdinando Colombo. Più tardi avrebbe accolto con entusiasmo l’opportunità di trasferire proprio in quei luoghi le sue competenze e abilità di infermiere.
Dopo quel primo viaggio ne seguirono tanti altri: uno all’anno o quasi. Ciascuna missione viene tuttora affrontata con inimmaginabili difficoltà, non soltanto logistiche. Ma la conoscenza di luoghi e di persone distanti dal suo mondo, non soltanto geograficamente, arricchisce Stefano ogni volta. Per lui ogni esperienza è un’opportunità di confronto culturale e di approfondimento della conoscenza, anche delle abitudini di popoli così lontani da lui.
I rapporti instaurati dapprima a livello professionale pian piano si sono trasformati in amicizia che si consolida ogni anno.
La “fratellitudine” e la “sorellitudine”
Nel libro viene dato ampio spazio a due concetti, non soltanto due termini, coniati dall’autore: quelli della “fratellitudine” e della “sorellitudine”. Sanfilippo li racchiude nella capacità degli uomini e delle donne di aiutarsi reciprocamente; stretti in un abbraccio solidale, anche attraverso rotte tortuose e impensate tra continenti, terre e mari lontani.
Le rotte tortuose sono quelle all’interno della Repubblica di Gibuti ma anche quelle necessarie per attraversare i continenti al fine di portare aiuti concreti alle persone che vi abitano.
E poi vi sono i residenti del luogo, dai quali avremmo molto da imparare in termini di generosità e spirito comunitario: lottano quotidianamente per la propria sopravvivenza, eppure, in caso di emergenza all’esterno del loro nucleo familiare, donano quel poco che hanno a chi ha più bisogno di loro.
Lo SMUR 19 a Gibuti
L’esperienza dell’autore presso lo SMUR 19 (Service Médical d’Urgence et de Réanimation, ovvero le cosiddette “Ambulanze del deserto”) si concretizza così: nel tenere corsi professionali a chi opera sul campo tutto l’anno; nel trasferimento del proprio sapere di infermiere; nello smistamento di materiale e apparecchi in ambito medico trasferiti a Gibuti dall’Italia e da altri Paesi europei, una volta divenuti obsoleti seppur ancora perfettamente funzionanti. Lettini, strumenti per le sale operatorie e tanto altro arricchiscono ogni anno lo SMUR 19, la cui centrale radio è installata all’interno dell’Hôpital Balbala, situato nella città di Gibuti e contattabile componendo il numero telefonico gratuito 19.
Lo SMUR 19 consta oggi di ambulanze (usate e nuove) attrezzate per le urgenze in gravidanza verso l’ospedale (ma anche per incidenti stradali e per fronteggiare svariate tipologie di ferite e di malori), nonché di presidi sanitari e materiale di consumo. Al suo interno il nosocomio ha un reparto operatorio di Chirurgia generale con la degenza, l’Ostetricia, la Pediatria, la Radiologia, il Laboratorio analisi, il Pronto soccorso, la Rianimazione e un ambulatorio di Fibroscopia.
La Scuola Miriam e la onlus Crew for Africa
Gli aiuti in ambito medico non sono gli unici che Sanfilippo porta ogni anno a Gibuti. Dal 2008 è infatti presidente della onlus Crew for Africa. L’associazione è nata, da un lato, per aiutare e sostenere le popolazioni dello Stato di Gibuti, con particolare riferimento a quelle della baraccopoli di Balbala; dall’altro per contribuire a fronteggiare la grave situazione in cui versa la vasta area del Corno d’Africa. Ma anche per promuovere l’integrazione e la multietnicità in Italia.
Oltre a sostenere l’Hôpital Balbala, la onlus ha finanziato la costruzione, e continua a sostenerla, della Scuola Miriam, situata proprio nella baraccopoli di Balbala. Svariati volontari dell’associazione no profit vi si recano annualmente per assicurare la formazione e per trasferire in loco il materiale (scolastico e non) necessario per lo svolgimento delle attività scolastiche e sanitarie. Crew for Africa viene sostenuta attraverso il 5 per mille ma anche con il ricavato di eventi culinari organizzati presso ristoranti etnici siti, in particolare, a Bologna.
Desideriamo concludere con un’affermazione dell’autore, presente nel suo libro: «A volte, quello che non avresti mai creduto è ciò che ti può far sentire a casa».
Le immagini: la copertina del libro Racconti dal deserto e una foto di Stefano Sanfilippo.
Emanuela Susmel
(Pensieri divergenti. Libero blog indipendente e non allineato)