Alle primarie democratiche ha vinto Matteo Renzi, ma ha perso la sinistra che non sa più a quale santo votarsi
La politica si è da tempo defilata dalla realtà, specie in Italia, e ora, che il mondo intero è stretto nella morsa della crisi finanziaria, lo è ancora di più. Le magagne della casta saltano fuori ogni giorno. Negli ultimi vent’anni le strategie politiche mondiali si sono sviluppate in modo palese e hanno riguardato esclusivamente il mantenimento del potere delle classi dominanti.
L’elezione di Matteo Renzi a segretario del Partito democratico appare in sintonia con ciò che è avvenuto nel passato più recente. Cosa possa fare Renzi in una situazione del genere sembra un mistero, che può essere però risolto piuttosto facilmente: può solo imitare Maurizio Crozza… Renzi non viene da Marte, è un prodotto del sistema e una creatura del Pd, che fa parte di questo mondo politico approssimativo, presuntuoso, incapace e inconcludente. L’inconcludenza è figlia della situazione di paralisi generale nella quale ci troviamo, dove ogni potere dello Stato coltiva il proprio orto e difende i propri interessi. Andrebbe invece varata una politica riformatrice dei piccoli passi, intesa a porre fine ai privilegi del ceto politico e a eliminare le leggi di sapore medievale, snellendo l’apparato statale e valorizzando la meritocrazia.
Ciò, però, costituirebbe una rivoluzione che il conservatorismo nostrano non consentirà mai: a meno che non si assista in futuro all’avvento di individui motivati, eticamente decenti e saggiamente determinati. Età, sesso, appartenenza politica non contano: c’entra la preparazione di base, umanistica e legalitaria. Renzi sembra Fonzie: è pure simpatico e sicuramente in buona fede, ma è pieno di difetti (basta sentirlo parlare!). È meglio dei vecchi dirigenti del Pd? Può darsi, visto che questi si sono rivelati proprio un disastro…
L’immagine: foto di Matteo Renzi (fonte: http://it.wikipedia.org; autore: Maryb60).
Dario Lodi
(LucidaMente, anno VIII, n. 96, dicembre 2013)