Sprechi, tagli, disservizi, “gettonisti”, privatizzazione… L’attuale sfascio del sistema sanitario nazionale ha una lunga storia. Vediamone le varie tappe e scopriamo perché si tratta di un processo irreversibile
Non si tratta di una percezione più o meno diffusa. Non trovi un medico di famiglia, e quando lo trovi, il rapporto con lui è meccanico e routinario: potresti anche farne a meno perché sai già quali medicine, esami, ulteriori visite specialistiche ti prescriverà. Quindi vai in lista d’attesa e devi attendere mesi per l’esame diagnostico o la visita specialistica disposti, preludio a ulteriori esami e visite, non si sa quanto necessari e utili alla tua salute, ma certo redditizi per chi li fa, produce farmaci o vende macchinari e altro.
Infine, se devi essere ricoverato in un ospedale, non sai se e quando ci sia posto. Il tutto con pagamento di robusti ticket e dopo che parte del tuo stipendio/pensione è stata prelevata per tutta la vita lavorativa per finanziare la sanità pubblica.
Numeri impietosi: carenza di medici e ospedali
Se hai qualche risparmio da parte, dirai rassegnato o indispettito “mah, i soldi servono anche a questo” oppure “la salute è più importante del danaro” e ti rivolgi alla sanità privata. Ma spesso trovi anche questa ormai intasata.
Non sei un pazzo, un imbranato o un vittimista. Le cifre reali, ufficiali, indiscutibili, sullo stato della sanità italiana sono ancora peggiori dell’impressione che ne ha il paziente medio. Il numero di medici di famiglia è insufficiente e metà di loro supera il limite, a nostro parere già elevato, di 1.500 assistiti l’uno. Nel solo periodo 2020-2022 sono stati tagliati oltre 32mila posti letto e si calcola che nei nosocomi italiani manchino 100mila posti letto di degenza ordinaria e 12mila di terapia intensiva. D’altra parte, come potrebbe andare diversamente se in un decennio sono stati un centinaio gli ospedali chiusi?
A tutto ciò va aggiunto il blocco delle prestazioni avvenuto durante la follia della crisi pandemica o, per meglio dire, la psicopandemia da pseudovaccini (leggi Stupidario Covid), con l’allungamento delle liste d’attesa. Per non parlare de Le vittime dei “vaccini” abbandonate alle loro sofferenze.
Una pacchia per sanità privata e “gettonisti”
Sicché si è assistito al boom della sanità privata. Ma non solo. È esploso pure il fenomeno dei medici “gettonisti”, cioè di quegli operatori sanitari assunti a tempo o a prestazione per colmare le esigenze dovute alla carenza di medici e infermieri già in servizio (Ospedali pubblici ma medici “a gettone” ).
Lo scandalo è che i tappabuchi costano allo Stato molto di più dei titolari: L’Ordine dei medici di Roma ha affermato che «i costi variano dai 150 ai 250 euro l’ora, contro i 45 euro l’ora di un operatore sanitario strutturato» (La sanità laziale è al collasso ma Rocca blocca le assunzioni). Così in Veneto è successo che un medico abbia guadagnato anche mille euro per un turno di 12 ore e gli infermieri un mensile di 6.000 euro, a fronte dei circa 1.700 euro dello stipendio medio di un dipendente pubblico (Andrea Murgia, Gettonisti, che affare!, in Byoblu. Informazioni classificate, n. 21, giugno 2024; I medici si licenziano per fare i “gettonisti”).
Inoltre i gettonisti sono organizzati in pochissime aziende appaltatrici o cooperative, in un regime pressocché di monopolio, per cui possono stipulare contratti senza procedure negoziate trasparenti (leggi Tutto quello che non funziona coi medici “gettonisti”).
A tale folle e iniqua situazione il Governo Meloni ha cercato di porre freno nel 2024 con le nuove linee guida emanate dal Ministero della Salute (Bene la stretta sui gettonisti, ora serve un piano di assunzioni).
Cronistoria di tagli bipartisan, ma forse più di sinistra
Se quella che, seppure parzialmente e in modo incompleto, abbiamo appena delineata è l’istantanea delle condizioni in cui versa il sistema sanitario nazionale, può essere interessante scoprire chi e cosa l’abbia ridotto così. Insomma, una breve cronistoria delle cause del disastro sanitario italiano, pochi decenni fa classificato ai primi cinque posti al mondo quanto a efficienza, gratuità, tempistica.
Premettiamo che le colpe dello sfascio sono bipartisan. Tuttavia, forse è stata proprio la sinistra ad approvare i provvedimenti che hanno creato i maggiori danni. Eppure proprio questo schieramento politico avrebbe dovuto difendere maggiormente le fasce deboli della popolazione e i relativi diritti sociali, nei quali, insieme a quelli al lavoro, all’istruzione, alla casa, alla sicurezza, rientra certo quello alla salute,
I numeri sono impietosi e ottimo è il lavoro giornalistico di denuncia compiuto da Milena Gabanelli per il Corriere.it. Dal Dataroom della nota giornalista estraiamo le seguenti cifre (articolo di Domenico Affinito). A inizio emergenza Covid, i posti letti in terapia intensiva erano 5.179 (8,58 ogni 100mila abitanti; nel 2012 erano 12,5; comunque molti meno della Germania, 29,2). La spesa sanitaria per abitante è circa la metà di quella tedesca o francese.
In attesa che i proclami dell’attuale Governo Meloni su un’inversione di tendenza diventino realtà, è intanto certo che i tagli maggiori sono stati operati da governi sostenuti dal Partito democratico (Pd). I numeri sono ballerini a seconda delle fonti, ma il record l’avrebbe stabilito Matteo Renzi con quasi 20 miliardi complessivi di tagli alla sanità in tre anni di suo governo (2014-2016). Seguirebbero i compagni di partito Paolo Gentiloni (-7 miliardi circa, 2017-2018), Enrico Letta (-5,4 miliardi, 2013-2014) e il “tecnico” Mario Monti (-2,6, 2011-2013).
Le controriforme della sanità: le Usl diventano Asl e s’introduce l’intramoenia
Ma, al di là delle cifre impietose, sono due le date che imprimono una svolta negativa al nostro Sistema sanitario, nato nel 1978. La prima risale al 30 dicembre 1992, col Decreto legislativo n. 502. Con questo le Usl (Unità sanitarie locali) si trasformano in Asl (Aziende sanitarie locali). Non è una questione di semplice vocale cambiata. Mentre le prime avevano come obiettivo la salute dei cittadini, le seconde devono raggiungere obiettivi economici e di bilancio.
L’altra riforma (1999), targata Rosy Bindi (sempre Pd e Governo Prodi), introduce la libera professione all’interno degli ospedali pubblici (intramoenia). Inizia uno squilibrio che sposta i soldi (ma anche la mentalità) dei cittadini sul privato: chi ne ha scavalca le liste d’attesa; i poveri si attacchino al tram o preghino un qualche dio.
Ma è tutto un sistema che non funziona
Abbiamo già preso troppo spazio per un articolo giornalistico. Dunque, dobbiamo per forza di cose concludere limitandoci a un elenco finale di certo incompleto, sintetico e disordinato, di ciò che non va nel sistema sanitario ed, essenzialmente, nella mentalità dell’attuale pratica medica – e non si tratta di un semplice contorno.
Sproporzionate prescrizioni di farmaci ed esami diagnostici, con conseguente iperdiagnosticizzazione. Forniture mediche pagate a cifre esorbitanti rispetto al costo reale. Freddezza del rapporto medico-paziente, con consequenziale eccessivo ricorso al Pronto Soccorso e prossimo avvento della telemedicina. Infezioni nosocomiali (malattie contratte durante un ricovero ospedaliero). Eccessiva prescrizione di antibiotici e conseguente antibiotico-resistenza, oggi tra le maggiori cause di morte. Iatrogenia (patologie causate dagli stessi farmaci usati per curare altre malattie). Malato inteso come affetto da una patologia a un organo e non come essere umano completo. Eccessivo carico burocratico per i medici di famiglia. Rigidi protocolli sanitari che ingabbiano l’umanità, le competenze e la creatività del medico di base. Sola prescrizione di psicofarmaci per problemi psicologici. Ipervaccinazione di bambini e non solo. Scarso peso dato all’alimentazione errata e agli stili di vita insani, spesso cause principali, se non uniche, delle malattie. Influenza dei cosiddetti promotori scientifici sulle prescrizioni. Finanziamento della ricerca da parte delle stesse industrie farmaceutiche che poi producono il farmaco “trovato”.
Un futuro sempre più nebuloso e frammentato…
Pertanto, la sanità pubblica è allo stremo, il Potere indirizza verso quella privata sul modello statunitense, anche con le polizze assicurative sanitarie complete o integrative, e, comunque, vige una mentalità contraria al fine supremo della Medicina, che è la cura e il benessere del malato.
Così, dato l’attuale disastro di una sanità allo sfascio, costosa e che non cura o cura male, anche perché, come abbiamo visto, imbrigliata entro la visione di una Medicina scientista, materialista e meccanicista, e non unitaria e olistica, sempre di più sono coloro che, visto che tanto occorre pagare, si rivolgono a un’altra pratica medico-terapeutica. Spesso questa viene definita “alternativa”, in realtà è più antica, secolare e tradizionale di quella attuale (leggi Per una nuova, antica, Medicina).
Ma quali sono per il paziente i risultati effettivi di un approccio diagnostico e terapeutico diverso? Sono migliori di quelli della Medicina oggi dominante? Parafrasando una celebre canzone di Lucio Battisti, il paziente lo scoprirà solo vivendo…
Le immagini: a uso gratuito da Pexels (autori: Oles kanebckuu; Pixabay; Anna Shvets).
Rino Tripodi
(Pensieri divergenti. Libero blog indipendente e non allineato)