Il mio viaggio è iniziato a ottobre 2008. Dopo aver trascorso un breve periodo a Londra ho deciso di soggiornare per un mese a Shanghai, spinta dalla curiosità di vedere di persona questa città di cui avevo tanto sentito parlare. La carriera di freelance si è unita alla libertà di viaggiare, scrivere, fotografare. Un’esperienza unica e affascinante già dalle prime ore di volo da Parigi-Charles de Gaulle. Dopo circa dodici ore di volo ero all’aeroporto internazionale di Pudong a Shanghai.
L’aspetto davvero singolare di una delle città più affascinati della Cina, che conta 5000 anni di storia, è il connubio di antico e nuovo in un paese in forte e rapido cambiamento. Shanghai è una città high-tech, centro cruciale di interesse artistico e culturale, con le sue mostre d’arte permanenti, gli spazi espositivi, gli edifici industriali costruiti tra gli anni Trenta e Quaranta. Il Moganshan road art centre, infatti, è la risposta della città alla factory 798 art district di Pechino.
Motore finanziario della Cina, oggi Shanghai, grazie ai forti legami col governo centrale e alla sua emergente e dinamica economia, guarda con rivalità alla sorella gemella Hong Kong. Il traguardo di questa dedizione al progresso e al successo sono le prestigiose università, i grattacieli, il distretto finanziario di Pudong, che testimonia la storica vocazione internazionale della città e il suo ruolo come finestra sull’intera Cina. Impossibile non cogliere il fascino dell’eredità art déco, le residenze coloniali della Concessione francese, le tipiche dimore ottocentesche Shikumen, risultato di una commistione di elementi architettonici occidentali e stili tradizionali cinesi.
Questa è Shanghai: una realtà complessa che vive nel passato, nel presente e nel futuro.
Gli abitanti di Shanghai sembrano incompatibili con gli aspetti tipici della Cina tradizionale che, forse, sono ancora rintracciabili a Pechino, la capitale politica tradizionale, seppur con forti contraddizioni al suo interno.
La Cina, a Shanghai, è rinvenibile nelle classi sociali più deboli, lavoratori immigrati temporanei che vengono dalle campagne. Sono loro i veri “made in China”, capaci di costruire maestosi grattacieli in breve tempo su precari, semplici ponteggi di bambù. E’ molto comune, girando per i vicoli, imbattersi in qualche ciclista che trasporta un carico gigantesco di plastica o cartone, segno dell’enorme disparità sociale e di come la raccolta differenziata sia, per la parte più misera della popolazione, un’importante fonte di guadagno.
Altro tratto tipico sono i ristoranti che ospitano una clientela esclusivamente cinese, le botteghe del tè, della seta e delle pietre preziose, i venditori ambulanti, i gruppi di turisti cinesi in fila per l’imperdibile giro sul fiume Huangpu, che, col calare del buio, regala una magica luce.
Oggi è nel Bund, il complesso di edifici coloniali europei sul lungofiume, che si evince l’aspetto più radicale della trasformazione della metropoli. Uno spaccato di antico e moderno che, nella grande occasione dell’Expo 2010, confermerà l’eccellenza e l’unicità di questa elettrizzante città.
L’immagine: particolare di un palazzo di Shangai in originale stile cinese.
Viviana Dasara
(LM MAGAZINE n. 8, 17 agosto 2009, supplemento a LucidaMente, anno IV, n. 44, agosto 2009)