Dal collezionista di Anaïs Nin alle odierne liriche di un concorso poetico
«Caro collezionista, noi la odiamo. Il sesso perde ogni potere quando diventa esplicito, meccanico, ripetuto, quando diventa un’ossessione meccanicistica. Diventa una noia».
(da Anaïs Nin, Il delta di Venere)
Non è una sottigliezza distinguere un contenuto artistico erotico da ciò che invece vuole comunicare soltanto l’espressione del corpo e dell’essenza “fisica” delle relazioni. L’emozione dell’eros è tanto soggettiva, tuttavia, che si fatica a contestare la definizione di erotico a qualcosa che sembrerebbe appartenere ad altra categoria.
Proponendo un libro che, per la propria storia e “ragion d’essere”, si colloca al limite tra erotismo e “pornografia”, voglio lanciare una sorta di provocazione. Ne Il delta di Venere (Bompiani editore) Anaïs Nin scrive dei racconti erotici su commissione, per un uomo, che si fa chiamare “il collezionista”, che li chiede prima a Henry Miller, il quale poi passa la palla a lei. Almeno, a detta dall’autrice, questa è la genesi del libro. Una donna che scrive racconti erotici per un uomo…
Il libro della Nin mette in scena personaggi che si alternano in incontri erotico/sessuali, in cui i sentimenti sembrano non avere spazio. E, tuttavia… non è la trama il punto forte del libro. Lo è il linguaggio. Il ritmo di scrittura e il lessico adoperato secondo quel ritmo rendono erotici una materia e un contenuto che potrebbero essere semplicemente rubricati come pornografici. E non solo. Il sesso, così come è vissuto ancestralmente dalle donne, difficilmente si ferma all’aspetto sessuale tout court. Il sesso femminile è considerato da alcuni l’eros che non sembra mai porno. Perciò la scrittrice ritiene di dover scrivere al committente una lettera, quella del “Caro collezionista”, per manifestargli il proprio disgusto per la sua insistente richiesta di “lasciar perdere la poesia”. Ritengo che quella lettera sia il manifesto di ciò che in letteratura si può definire erotico. Ma questo è solo un caso estremo, date le circostanze dell’“humus” di quei racconti.
Quando si parla di eros si parla soprattutto di emozioni, spesso epidermiche, fisiche oltre che mentali, ma l’organo deputato ad accogliere e produrre eros è la mente. La mente con i propri viaggi e la propria memoria immaginativa, che costruisce immagini per vivere e far vivere emozioni che possono non toccare la fisicità di una persona. Ma non è mai semplicisticamente questione di quantità. Non è erotico ciò che disvela poco, è erotico ciò che parla alla sfera emotiva, qualsiasi sia il contenuto di quel parlare. Ecco perché Il delta di Venere è altamente erotico. I suoi passaggi, gli incontri raccontati, potrebbero in quanto contenuti appartenere alla più becera tradizione pornografica da cui si beatifica l’adolescenza di qualsiasi epoca. Ciò che rende la materia della Nin “eros” è l’emozione, il coinvolgimento mentale che si legge in tutte le pagine, che si tratti di uomo o donna, di donna free o prostituta sotto mentite spoglie.
Un’iniziativa editoriale interessante è l’antologia di un concorso poetico, pubblicato in questi giorni da Albus Edizioni. La raccolta si chiama Eroticoamore. Ecco, ci risiamo… eros sta vicinissimo ad amore, appunto… quando si parla di eros non si dice “sesso”, al massimo si può dire amore. Gli autori che si propongono nelle pagine della silloge danno prova di “raffinatezza”, pur in alcuni versi “crudamente” audaci. Le poesie della raccolta ci offrono una volta in più la conferma che chi scrive sul serio di eros non lo fa come chiedeva il collezionista di Anaïs Nin, lo fa come chi vuole raccogliere emozioni in versi o prosa, come chi intende raccontare l’intero mondo di immagini e di memoria che sta dietro a una poesia o a una scena erotica. Perciò forse non esiste uno specifico genere erotico. Esiste l’erotico come genere trasversale. L’effetto più sorprendente è quello di leggere una splendida scena erotica in un thriller, in un romanzo d’avventura, persino in un romanzo storico.
Il sorprendente – diversamente sorprendente questa volta – effluvio di erotismo nei vari concorsi e concorsini fatti sul web per un pubblico che sicuramente non mantiene memoria di esperienza emotiva, concorre a confondere l’idea di cosa sia “scrivere erotico”. Erotico è quando il lettore riesce a vedere e vivere le emozioni narrate, anche l’eccitazione raccontata, esattamente come se si trovasse al posto di… Erotico è una mente viva in cui non sai mai dove finisce lo scrittore e dove inizia il personaggio.
Erotico è un viaggio. Erotico è curioso e mai noioso. Erotico non è meccanica riproduzione di amplessi o “analisi al microscopio dell’attività sessuale”. Erotico non è ripetizione mimetica del nome delle cose. È lo spazio che corre tra ciò che l’artista dice e l’esperienza emotiva di chi recepisce. Quanto meno meccanica e tecnica è la forma, tanto più ampio e colorato è quello spazio. E, poi… se non c’è ritmo, non c’è eros!
Le immagini: la copertina di un’edizione Tascabili Bompiani de Il delta di Venere della Nin e quella di Eroticoamore.
Gina Sfera
(LucidaMente, anno VI, n. 69, settembre 2011)