Si sente spesso parlare di sviluppo sostenibile, ma sappiamo in realtà di cosa si tratta? I concetti di sostenibilità e sviluppo sostenibile nascono dalla consapevolezza di voler operare nell’ambito della ecogestione del territorio e delle attività antropiche.
La sostenibilità va intesa come l’insieme di relazioni tra la dinamica delle attività umane e le dinamiche della biosfera, generalmente più lente. Queste relazioni devono essere tali da permettere alla vita umana di continuare, agli individui di soddisfare i loro bisogni e alle diverse culture umane di svilupparsi, facendo in modo, però, che le variazioni apportate dall’uomo alla natura non oltrepassino certi limiti, per evitare di intaccare il contesto biofisico globale. Si tratta sostanzialmente di un delicato rapporto tra economia ed ecologia, in gran parte ancora da costruire.
Il libro 50 piccole cose da fare per salvare il mondo e risparmiare denaro (Apogeo – gruppo Feltrinelli -, pp. VIII, 148, € 9,50), scritto da Andreas Schlumberger – giornalista specializzato in tematiche ambientali e consulente di comunicazione per lo sviluppo sostenibile -, ci dà una mano per capire meglio tale concetto e per renderci parte integrante della relativa politica.
Effettivamente, l’autore si prefigge un obiettivo che sembra un po’ troppo ambizioso, ma, andando avanti, di pagina in pagina, se ne scorge la plausibilità e, soprattutto, la possibilità di raggiungerlo.
Salvi il mondo e risparmi denaro – Sebbene spesso il nostro atteggiamento “disimpegnato” si configuri come alibi (semplice dire “tanto, qualsiasi cosa faccia, non serve a niente!”), è innegabile che, se ognuno di noi mutasse un po’ il suo comportamento quotidiano, il risultato potrebbe essere una variazione molto significativa a livello planetario: per l’ambiente e il clima, per le risorse energetiche e naturali, per la parte sfortunata della popolazione mondiale (che è poi la stragrande maggioranza). Il testo lascia intendere chiaramente l’apporto concreto che ogni singolo uomo può fornire per la tutela del clima, la preservazione delle risorse, la riduzione dei rifiuti… Inoltre, quel che è bello è la dimostrazione pratica del fatto che, tentando di salvare il mondo, si riesce anche a risparmiar denaro. Allora, perché non farlo? Un esempio davvero “lampante”, in tale direzione, ci viene fornito dai dati delle lampadine tradizionali paragonate a quelle a risparmio energetico: una sola lampadina energetica da 11 watt, dopo 10.000 ore di funzionamento, consuma 480 chilowattora in meno, riduce di 312 chilogrammi le emissioni di CO2 nell’ambiente e consente di ridurre il costo di ben 65 euro.
Una sensibilità tedesca – Impegniamoci, dunque, in un limitatissimo numero di cose da fare (solo cinquanta nell’arco di una vita), che non incideranno quasi per nulla sul nostro stile di vita complessivo, e tuttavia daranno un piccolo ma valido contributo per la salvezza del mondo intero. L’autore del libro è tedesco, infatti nel libro si trovano molti dati e riferimenti alla Germania. Non è un caso, d’altronde, che in tale Paese la sensibilità per l’ambiente è da decenni molto più forte che nel nostro. C’è ancora molta strada da fare, molto da imparare. Questo testo è senz’altro un buon inizio! Ma analizziamolo in dettaglio.
I passi per rendere “utile” la routine quotidiana – Il libro si divide in cinque capitoli, che corrispondono effettivamente ai capitoli della nostra vita quotidiana: la casa, le piante e i giardini domestici, l’automobile e i mezzi di trasporto privati, l’alimentazione e la buona tavola, lo shopping abituale. La parte iniziale riguarda il consumo energetico casalingo: vengono spiegate con chiarezza le diverse fonti di energia con le quali ci confrontiamo giorno per giorno. Il primissimo consiglio concerne l’interruttore degli apparecchi audiovisivi e la modalità stand by. Non a tutti è completamente chiaro, o probabilmente se ne è poco convinti: quella lucina rossa che brilla nel buio, dopo aver spento la tv o l’impianto hi-fi col telecomando, ci indica che… stiamo sprecando corrente! Non ci credete? Basta utilizzare un amperometro: tv accesa = consumo 0.2, tv in stand by = consumo 0.1. Ho provato personalmente a farlo, ed ho accantonato del tutto le mie incertezze! D’altronde, l’autore lo dimostra con esempi concreti e inequivocabili. Il funzionamento a vuoto degli apparecchi lasciati in modalità di preaccensione (o stand by) ogni anno incide sulle spese domestiche per importi compresi in media tra 75 e 150 euro. Ogni anno si consumano ben 20 miliardi di kWh (pari al consumo annuo di una grande metropoli con 3 milioni di abitanti) con un costo pari a 3 miliardi di euro! Sia sufficiente solo questo caso per pensare ai milioni di abitanti dei cosiddetti Paesi “poveri”: quanti potremmo aiutarne, spegnendo un solo bottone?
Piante e clima – Passiamo alle piante ornamentali e ai giardini che impreziosiscono le nostre case. Anche attraverso questi verdi ornamenti possiamo dare un buon contributo all’ecologia. Rinunciare ai pesticidi è scontato, ma non altrettanto scegliere piante che possano aiutare la natura diventando l’habitat ideale per alcuni insetti importantissimi per l’ecosistema. Non ci costa poi molto pensare, unendo l’utile al dilettevole, oltre che alla bellezza ornamentale, anche all’utilità che una pianta, piuttosto che un’altra, potrebbe avere. E, poi, sapevate che i rampicanti difendono il clima? Quaranta metri quadrati di verde parietale forniscono gli stessi benefici ecologici di un albero con una chioma di cinque metri di diametro. Le piante filtrano fino al 70 per cento delle polveri nell’aria; ma spesso a questo non si pensa…
Automobili e treni – E, se pensavamo di sapere tutto sui rischi ambientali causati dall’automobile, ci sbagliamo di grosso! Basta continuare la lettura e considerare l’attenta analisi sulle conseguenze che vengono scatenate ogni volta che si accende il motore di un’auto. Si pensi che l’effetto dei gas di scarico – ovviamente maggiore in città che in campagna – aumenta il rischio di contrarre il cancro di ben cinque volte in più nelle zone metropolitane rispetto a quelle rurali. Il 60 per cento delle sostanze cancerogene immesse nell’aria va ascritto alle particelle di fuliggine rilasciate dai motori diesel. Prima dell’automobile, però – probabilmente dato sconosciuto ai più – si aggiudica il podio, per la maggiore produzione di emissioni tossiche, l’aereo, che lascia un'”impronta” sei volte superiore rispetto a quella dell’auto e dieci volte superiore a quella del treno. Un solo passeggero a bordo di un volo Milano-Los Angeles, andata e ritorno, contribuisce a surriscaldare il clima come se avesse guidato per cinque anni l’auto. Il treno si dimostra la più valida alternativa per la mobilità: per un carico medio, esso consuma l’equivalente di 2 litri di benzina ogni 100 chilometri. Oltretutto, i treni sfruttano una percentuale di energia verde superiore alla media.
Mangiare meno e meglio – Un sostanziale contributo allo sviluppo sostenibile si può dare, è innegabile, anche a tavola. Stiamo assistendo, negli ultimi anni, al proliferare degli alimenti cosiddetti biologici, che, però, purtroppo, spesso vengono scartati per via del prezzo troppo alto che li caratterizza. In realtà, se al bancone dell’ortofrutta trovassimo i prodotti suddivisi in categorie quali ” alimento biologico” e “alimento chimico” (o addirittura “al pesticida”), non dubitiamo che, nonostante il prezzo più esoso, acquisteremmo quello biologico! In realtà, gli studi svolti hanno dimostrato che le “famiglie biologiche”, avendo esigenze alimentari ben diverse dalle famiglie tradizionali (come, ad esempio, meno carne, dolciumi, bibite gassate, alcolici, generi voluttuari…), riescono addirittura, acquistando prodotti biologici, a risparmiare! D’altronde, è stato provato che un’alimentazione a base di tali cibi può ridurre drasticamente l’assimilazione di pesticidi organofosfati, senza contare il vantaggio che le aree agricole avrebbero, se bandissero l’utilizzo di questi agenti chimici. L’autore dà numerosi consigli per una corretta “alimentazione ecologica”, primo fra tutti l’acquisto di cibi di stagione e prodotti locali, il che consentirebbe di risparmiare tempi ed effetti del trasporto stradale, oltre che i costi delle mediazioni commerciali.
Garantire una vita alle future generazioni: si può e si deve – Infine lo shopping sfrenato dell’era consumistica. Un quinto della popolazione mondiale – quello più abbiente – può disporre dell’86 per cento dei beni di consumo, mentre ad un altro quinto – quello più povero – non resta che l’1,1 per cento. L’elenco dello spreco di risorse da parte dell’uomo è shockante. Tanto per citare un passo del libro: “Se i consumi proseguiranno al ritmo appena illustrato, entro il 2050 nove miliardi di persone avranno già da tempo seppellito tutte le superfici produttive della Terra sotto la propria impronta ecologica. In pratica: se non aggiustiamo il tiro, tra 50 anni ci servirà una seconda Terra ai livelli produttivi attuali”. Potrebbe apparire un tono eccessivamente allarmistico quello dell’autore, ma le cose, purtroppo, stanno proprio così e il più grande problema è il nostro totale disinteresse. Presi troppo dai nostri egocentrismi ed egoismi, non pensiamo minimamente all’eredità che lasceremo alle prossime generazioni, ai nostri figli, ai nostri nipoti. Il solo fatto di non esserci più quando tutto ciò accadrà sembra dispensarci da ogni buon proposito per la salvezza del nostro ecosistema. Segnali, ce ne sono diversi, basti pensare alla crisi energetica che sta investendo il nostro paese per l’approvvigionamento del gas.
Le considerazioni di Giorgio Nebbia – D’altro canto, basta pagare di più, no? Basta il rincaro sulla bolletta e la crisi è superata! Ma non è cosi. I costi aumentano, l’energia seguita a diminuire. Si continua a pensare solo al superamento degli ostacoli che si presentano di volta in volta, mentre si dovrebbe pensare a costruire, ancor prima delle infrastrutture, quella mentalità “all’avanguardia” che ci consentirà di contribuire alla salvezza del nostro pianeta. Oltre che consigliarvi la lettura di questo breve saggio di Schlumberger, vorremmo concludere con una citazione di un altro studioso di queste tematiche, Giorgio Nebbia, che termina il suo saggio Lo sviluppo sostenibile (Edizioni Cultura della Pace) con un’importante osservazione: “Occorre avviare un grande movimento di liberazione per sconfiggere le ingiustizie fra gli esseri umani e con la natura, una nuova protesta per la sopravvivenza capace di farci passare dalla ideologia della crescita a quella dello sviluppo. Nessuno ci salverà se non le nostre mani, il nostro senso di responsabilità verso le generazioni future, verso il “prossimo del futuro” di cui non conosceremo mai il volto, ma la cui vita, la cui felicità, dipendono da quello che noi faremo o non faremo domani e nei decenni futuri. La costruzione di uno sviluppo sostenibile e la pace si conquistano soltanto con la giustizia nell’uso dei beni della Terra, unica nostra casa comune nello spazio, con una giustizia planetaria per un uomo planetario (Ernesto Balducci). Senza giustizia nell’uso dei beni comuni della casa comune, del pianeta Terra, non ci sarà mai pace”.
L’immagine: la copertina del libro.
Veronica Longo
(LucidaMente, anno I, n. 2, marzo 2006)