Da una parte le perversioni, dall’altra le debolezze della natura umana nel nuovo giallo dello scrittore bolognese Massimo Fagnoni (Giraldi editore)
In una rovente Bologna di inizio estate Giuseppe Castaldi, commissario sessantenne in odor di pensione, è alle prese con la sua ultima, intricata indagine: dietro un apparente suicidio e un’efferata strage familiare, si nascondono infatti turpi segreti. L’abile penna dello scrittore felsineo Massimo Fagnoni riesce a far convivere nel suo nuovo giallo fragilità e viscide pulsioni in un’unica, avvincente storia.
I rossi tetti del capoluogo emiliano accolgono alla perfezione una vicenda intrisa di sentimenti: Castaldi è tormentato dal timore della vecchiaia, della solitudine e del tempo che scorre trascinando con sé quello che è stato, lasciandosi dietro soltanto l’amarezza di un ricordo. Egli «sente insieme l’infinita tenerezza, la sdolcinata stanchezza, e l’incommensurabile tristezza di una solitudine da sbirro vecchio, con molti dubbi su tutto e nessuno a cui chiedere aiuto». Ma, per risolvere il caso de La consistenza del sangue. L’omicidio di Porta Lame (Giraldi editore, pp. 294, € 14,00), il commissario sarà costretto a mettere da parte le emozioni e affidarsi un’ultima volta al suo lucido intuito. Ed è così che in mezzo a una corrente di avvenimenti raccapriccianti, fluttuano spaesate isole di debolezza: il vecchio sbirro in primis, che sembra non avere più le forze per tenersi a galla.
Il narratore dà vita a personaggi atipici in ambiente poliziesco: il nostalgico Castaldi sarà affiancato nelle sue avventure dal fedele Caputo, un uomo ansioso e sensibile, a disagio in contesti delittuosi; dall’ispettore capo Provenzano, l’abile e sicuro poliziotto che andrà a sostituirlo; dal bel profiler Giacomo Zanobini, che con la sua intelligente delicatezza aiuterà i tre a districare la matassa. I quattro, prima ancora che coraggiosi eroi, sono esseri umani. Persone normali che non sempre hanno voglia di recarsi a lavoro, che si spaventano, che possiedono punti deboli e irrazionalità.
L’esperienza di Castaldi, ad esempio, non gli impedisce di venir meno alla professionalità del suo ruolo: egli, sospettando un tradimento coniugale, fa seguire sua moglie Bianca dall’agente Caputo. Così come la fedeltà di Caputo non frena il medesimo dall’esplorare pensieri “proibiti” riguardanti la bella consorte del suo capo. I caratteri non sono contraddistinti dalla scettica fermezza che si è abituati a scorgere nei gialli, ma la vicenda è cruda, intrisa di delitti che metteranno alla prova il sangue freddo dei protagonisti. Dall’uccisione crudele di due gemelline – «loro non soffriranno più delle cose che riempiono i nostri incubi, saranno già nell’incubo senza fine di chi le ha uccise» – che vede coinvolto il padre, Saverio Tamarri, e dall’inaspettato suicidio di un collega, Umberto Masi, si dipartiranno numerosi i rami di un’indagine complessa, dove niente è come sembra.
Le immagini: la copertina del libro e Massimo Fagnoni (foto di Donata Cucchi).
Alessia Ruggieri
(LucidaMente, anno XIII, n. 152, agosto 2018)
Ecco, di seguito, dal più recente al più antico, gli articoli che LucidaMente ha già dedicato agli scritti di Massimo Fagnoni:
Terroristi rossi a Bologna
Un “cold case” per l’investigatore Trebbi
Il cielo (nero) sopra Bologna
Com’è triste Bologna…
Il noir ai tempi della crisi
Una Bologna borghese e sottoproletaria nel nuovo giallo di Massimo Fagnoni
L’assassino? La tv spazzatura!