La storia dei Bronzi di Riace e della testa del “Filosofo” rinvenuta a Porticello (nei pressi di Villa San Giovanni), reperti oggi custoditi nella sezione di Archeologia subacquea del museo di Reggio Calabria, ha sempre incuriosito gli studiosi e gli appassionati della Magna Grecia, che da tempo cercano di svelarne i misteri.
I Bronzi di Riace – Il ritrovamento dei bronzi è avvenuto il 16 agosto del 1972 nel mar Ionio, presso il litorale di Riace. Successivamente essi furono trasferiti a Firenze, sede del restauro, dove nel 1980 per la prima volta furono esposti al pubblico, confluito numeroso. A restauro terminato, il sovrintendente ai Beni archeologici della Calabria, Giuseppe Foti – al quale è stata dedicata la sezione di Archeologia subacquea del museo reggino -, richiese indietro i reperti, ma, prima di rientrare a Reggio Calabria, essi furono esposti a Roma per volere dell’allora presidente della Repubblica Sandro Pertini, tra luglio e agosto del 1981. Anche in quell’occasione numerose furono le code di visitatori.
Da un interesse elevato all’indifferenza – Il restauro effettuato nel 1996 a Reggio Calabria ha consentito di studiare i bronzi dall’interno, attraverso uno scavo stratigrafico, permettendo di risalire al materiale di cui sono fatti: in mezzo all’argilla è stato rinvenuto pelame di cavallo e altro materiale di sicura provenienza greca. Si tratta di due statue di guerrieri fuse in epoche diverse. Al 460/450 a.C. risale la Statua A e al 430/420 a.C. la Statua B. Di sicuro ignoti e diversi furono i loro autori. Tuttavia, oggi, davanti al museo di Reggio, non ci sono code di visitatori (a differenza di quanto avvenne nei primi anni Ottanta, quando invece la città calabrese divenne per alcuni anni meta di un nutrito turismo culturale).
I Bronzi di Porticello – Tra il 1969 e il 1970, nelle acque di Porticello, fu rinvenuto il relitto di una nave della fine del V secolo a.C., con il relativo carico. Fu una fortuna che la nave naufragasse, in quanto i Bronzi di Porticello, fatti a pezzi dai Punici che saccheggiarono la costa, erano destinati a divenire probabilmente monete o altro. Si tratta di due figure nude e una testa di un vecchio con la barba, probabilmente un filosofo, delle quali è prevista una ricostruzione virtuale. E chissà quanti altre bellissime reliquie si celano in fondo al mare di quella terra che fu la culla della civiltà magnogreca!
L’immagine: in primo piano la Statua A (il giovane), in fondo la Statua B (il vecchio), presso il Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria o Museo nazionale della Magna Grecia (noto anche come Palazzo Piacentini).
Dora Anna Rocca
(LucidaMente, anno II, n. 20, agosto 2007)