La poesia di Daniela Giorgi si caratterizza – tanto per citare Montale – per “lo sciame dei pensieri”, per il turbinio delle riflessioni, delle sensazioni, dei fluidi scatti della voce lirica, sicché i versi si svolgono freschi, vivaci, pervasi da misure e ritmi di volta in volta reinventati, mentre una sorta di “congiura” degli oggetti entra analogicamente in relazione/scontro con le persone in un simbolico gioco di luci, colori, sensazioni.
Restauratrice d’anime (pp. 40, € 8,00, decimo – auguri! – volumetto della collana di poesia Le costellazioni sonore della inEdition editrice) è la sua silloge d’esordio, della quale offriamo come assaggio alcuni componimenti in cui appare l’enigmatica presenza del tempo, non più grandezza misurabile ai fini del nostro quieto vivere, ma dimensione indomabile, incommensurabile, travolgente, all’interno della quale è facile smarrirsi. Sicché ombre ipnotiche e sinistre, criptici messaggi, alteranti scacchiere, aggrediscono e turbano irrevocabilmente la nostra interiorità…
Cronica Cronologia crudele in un’allitterante sintesi
Tempo chinato sul mio rotto vestito,
nostalgica collezionista
raccolgo
intrecci di occhi metallici
ma, via,
ciò nonostante
non riesco ancora
a morire di Ruggine.
Mondo questo
che boccheggia
in un traffico danneggiante
nella notte.
Perchè notte?
Nella notte
vorrei riprendere a sfilare
nel silenzio del tuo corpo:
ritmo delle stagioni
e di un cielo derubato.
Streccio la notte
dei nodi del tempo
e conservo un sogno grande
che non conosce ombra e
per questo
non può essere vita.
Circumnavigabile attimo di felicità
Io tu tu Io
assemblo anni nel cassetto.
Distendo le mie dita
come ragnatele
sul tessuto
del tuo corpo.
Perché?
Perché!
Il tessuto mio
è così debole
da non poterti
imprigionare in me.
La violenza della lancetta
del tuo tempo
nel mio corpo.
Il risveglio delle tue ciglia
dopo il riposo di un attimo.
Sull’orlo del presente
e senza ali per volare.
Pullman blu.
E troppo blues.
Marmellata senza perle
La tua testa
fra le mie mani
le tue unghie
infilzate nella mia carne
questo amore che va via…
fili di calze intrecciati
a steli d’erba,
in una primavera ancora
troppo fresca.
Giorni che intimidiscono
sorrisi e ricordi
della nostra
canzone stonata,
quante bocche ha
la voracità
del tempo?
(da Daniela Giorgi, Restauratrice d’anime, Prefazione di Luca Viglialoro, inEdition editrice/Collane di LucidaMente)
L’immagine: particolare di Wally con blusa rossa e ginocchia sollevate (1913) di Egon Schiele (1890-1918).
Marco Papasidero
(LucidaMente, anno III, n. 30, giugno 2008)