Se li vedete, lo fate a vostro rischio e pericolo
Cosmopolis di David Cronenberg – L’attore Robert Pattinson, sempre pallido e tormentato da chissà quali ambasce esistenziali, dopo aver succhiato il sangue a ragazzine romantiche nella melensa e orrorifica (per chi la pazienza di chi la vede) serie di Twilight, lo fa anche con lo spettatore semiaddormentato del più deludente film di Cronenberg mai visto. Apatico e statico, dialoghi noiosi e incomprensibili, scene claustrofobiche al chiuso entro insopportabili automobili o ambienti, sesso compulsivo con qualche scopata selvaggia, ipocondria, apocalisse economica e della vuotezza umana, finale assurdo. Ci auguriamo che l’omonimo libro (edito in Italia da Einaudi) di Don DeLillo, da cui è tratto, fosse meglio. Per prudenza, evitate entrambi.
Skyline di Colin e Greg Strause – L’appassionato di fantascienza entra al cinema pensando di gustarsi una bella invasione di cattivissimi alieni, tipo Indipendence Day o La guerra dei mondi… Come no. Il pasticcio dei fratelli Strause è tutto questo, magari anche con un pizzico di Matrix, ma il problema è che, cinematograficamente parlando, funziona solo qualche effetto speciale digitale (e ci mancherebbe pure: il duo Strause fa questo di mestiere; vedi Terminator, Avatar, Il curioso caso di Benjamin Button, ecc). Peccato che manchi tutto il resto, ovvero ciò che fa, di una sequenza disordinata di immagini, un film: storia, suspense, sceneggiatura, ritmo. Gli attori sono dei cani, anzi no (non insultiamo Lassie e Rin Tin Tin). Auguriamo malignamente ai due un destino da Fratelli coltelli.
Hereafter di Clint Eastwood – Tra Parigi, San Francisco e Londra: religiosità new age, incontro improbabile tra giornalista francese in crisi e quindi licenziata/disoccupata e operaio americano sensitivo ma disoccupato (almeno sapesse prevedere il proprio licenziamento), corsi di cucina in cui si impara a fare il sugo di pomodoro alla toscana (sic!), uomini mascalzoni (i soliti violentatori di figliolette e fedifraghi persino dell’amante), bimbi vittime, e soprattutto un’infinità di tragedie, dallo tsunami agli incidenti stradali, alle mamme drogate… tanto, tanto dolore, morte e, pertanto, ricerca dell’aldilà. Per lo spettatore, però, solo dolore (per aver speso il prezzo del biglietto). Clint, stavolta hai toppato. Ridacce l’ispettore Callaghan!
Tron-Legacy di Joseph Kosinski – Sequel del già famigerato Tron del 1982 (che almeno aveva il merito delle novità grafiche e di aver affrontato per primo il tema dell’interazione realtà-virtualità), è una dimostrazione di come le radici puritane misticheggianti gli statunitensi non le perdano mai. Non bastassero le idiozie spiritualistiche, oltre che de Il signore degli anelli e seguiti vari, dell’altra saga/sega di Harry Potter, ecco un altro misticismo cibernetico alla Matrix (brrrrr). Ma non farebbero meglio a credere solo in Gesù? Colori da neon, freddezza in tutto. Il 3D, inoltre, fa male alla vista? Forse sì. Senz’altro all’intelligenza. Gli spettatori? Dei mistici con gli occhi e il cervello rovinati.
Noi credevamo di Mario Martone – I rivoluzionari, si sa, sono tutti con le barbe, verbosi, e molto, molto barbosi. Se poi sono meridionali, sperano, da bravi “ggiovani” filo Santoro, nella palingenesi, e si incavolano a voce alta, per le sofferenze dell’incauto spettatore. Svolazzanti camiciole ottocentesche, damigelle aristocratiche che finanziano azioni terroristiche, infami prigioni, popolo bue… Dall’omonimo romanzo (1967) di Anna Banti, quasi tre ore di noia – e per fortuna il film è stato “tagliato” –, di quadretti staccati, di “santini”, di grovigli ideologici e liti intestine (l’inferno degli agitatori, analizzato in maniera esaustiva fin dal 1871 da Dostoevskij ne I demoni) per scoprire che il Risorgimento è stato tradito. Ma non lo sapevamo già? Non ci erano bastati i fratelli Taviani? E gli attori sono pur bravi. Come era bello il primo Martone, “sperimentale”, di Tango glaciale (1982)! Noi credevamo non lo vedrà il popolo berlusconiano perché troppo rincoglionito dalla tv. Il pubblico colto certe cose già le sa. Chi resta? Caro pubblico di sinistra: i cattolici si sorbiscono solo una messa alla settimana, voi, dopo le funzioni giornaliere come Report, Ballarò, Vieni via con me, Anno Zero, ecc., beccatevi pure ’sto film. Col contributo del Ministero per i Beni e le attività culturali. Viva l’Italia!
Le ombre rosse di Francesco Maselli – Film senile per un pubblico “de sinistra” in crisi e masochista, in grado di sopportare i sinistrorsi che appaiono sullo schermo (intellettuali bolsi e stantii, arrivisti e ragazzi dei centri sociali, tutti spocchiosi, antipatici, tristi, deprimenti) e di chiedersi per 90 minuti (che sembrano tre ore): «Embe’?». Se la sinistra è quella rappresentata, seppure in modo confuso, da Maselli, la destra resterà al potere in Italia per altri cinquant’anni. Grande è la confusione sotto il cielo, pertanto la situazione è pessima. Pure il film. Cinema didattico? Consoliamoci con John Wayne, John Ford e il vero Ombre rosse.
Rino Tripodi
(LucidaMente, ultimo aggiornamento, marzo 2013)