La scandalosa provocazione antisindacale del ministro Profumo e la mobilitazione degli insegnanti, anche con varie petizioni
Riportiamo di seguito alcuni degli appelli suscitati dalla folle proposta del ministro dell’Istruzione, nell’Università e della Ricerca, Francesco Profumo, persona che, evidentemente, non ha mai insegnato, né lavorato, né avuto figli iscritti nella scuola pubblica. Il cinismo della cosiddetta “classe dirigente” politica italiana dimostra sempre più l’insanabile frattura tra i normali cittadini e una Casta corrotta e privilegiata, insensibile e lontanissima dalla vita comune e dai veri lavoratori. L’unica parola che conosce la Casta è: sfruttamento antisindacale. Inoltre, è palese il duplice obiettivo dell’iniziativa di Profumo: far crepare di fatica quanto prima più insegnanti possibile, in modo da non farli arrivare alla meritata pensione; rendere il livello della scuola sempre più basso, così da avere studenti ignoranti, privi di spirito critico, e, quindi, facilmente manipolabili.
La proposta di Profumo di aumentare il numero delle ore di insegnamento da 18 a 24 è perniciosa e creerà ulteriore scompiglio nelle vite di migliaia e migliaia di famiglie di docenti e di studenti. Non si tratta soltanto di un ennesimo attacco al salario (l’aumento delle ore, infatti, non equivarrebbe a un aumento dello stipendio mensile!). Se dovesse passare il piano che il ministro dell’Istruzione ha intenzione di proporre, le condizioni di lavoro degli insegnanti di ruolo diventerebbero a dir poco disumane.
Facciamo un esempio. Un insegnante di francese delle medie, per arrivare a 24 ore, dovrebbe insegnare in dodici classi, partecipare alle riunioni di dodici consigli di classe (lavorando così per molte ore pomeridiane in più, che peraltro non verrebbero computate) e correggere un numero spropositato di verifiche scritte (anche questo lavoro non computato per lo stipendio mensile). In ogni caso, l’aumento naturale degli impegni pomeridiani andrebbe a sottrarre tempo alla fase della preparazione delle lezioni e del materiale didattico, con un naturale scadimento della qualità dell’insegnamento.
La cosa peggiore, però, è che l’aumento delle ore di un terzo rispetto a quelle attuali comporterebbe anche un taglio di un terzo delle cattedre attualmente presenti nel nostro paese! Le conseguenze, in termini di costi umani, sarebbero perniciose. I precari, che in tutti questi anni hanno sopperito a tutte le situazioni di emergenza che si sono create nella scuola italiana, perderebbero la speranza di lavoro. Un terzo degli insegnanti di ruolo (in genere i più giovani) potrebbero invece perdere il posto nelle loro sedi di titolarità e, precarizzati a loro volta, diventerebbero il serbatoio umano (probabilmente pagato a cottimo) per le ore di supplenza che attualmente sono affidate con contratto a tempo determinato proprio ai precari.
Il paventato aumento dell’orario da 18 a 24 ore, oltre alla follia del non far seguire un congruo aumento di stipendio e al non prendere in considerazione una trattativa sindacale, e oltre a far saltare moltissimi posti per i precari, caricherà sui docenti una mole di lavoro impossibile da sostenere. Non si tratta infatti soltanto di lavorare sei ore in più gratuitamente (che già di per sé sarebbe discutibile), ma si parla di un aumento delle classi assegnate, con ulteriore aggravio della mole del lavoro “nascosto” che non viene mai contabilizzato: correzione compiti, riunioni, preparazione delle lezioni ecc.
Queste attività già richiedono un tempo al limite del sostenibile a causa dell’aumento del numero di alunni per classe, all’aumento di classi pro capite dovuto alla riforma Gelmini, all’aggravio di lavoro per mansioni recentemente assegnate ai docenti (ad esempio seguire gli alunni affetti da disturbi specifici dell’apprendimento, che precedentemente erano seguiti da un docente di sostegno). Già oggi un insegnante ha mediamente il doppio di allievi di quanti ne seguisse dieci anni fa, a parità di condizioni, e solo con la dedizione e la professionalità dei docenti si riesce ancora a fornire un servizio accettabile. Non è pensabile peggiorare le cose. Il ministro Profumo in una recente intervista richiede più impegno in attività pomeridiane.
Con questo dimostra di non aver chiara la conseguenza della sua operazione (rivolta ad aumentare il numero di classi per docente al mattino!): coloro che verranno penalizzati maggiormente saranno proprio i docenti che lavorano anche il pomeriggio “fuori dalle classi”, perché dovranno rinunciare a tante attività di qualità (recuperi, progetti, aggiornamento) per dover sostenere la mole di lavoro aggiuntiva. L’Italia è in fondo a tutte le classifiche per gli investimenti sull’istruzione, non è sostenibile un ulteriore salasso di questo tipo.
Il Disegno di legge di stabilità costituisce un gravissimo attacco alla democrazia, in particolar modo all’art. 3, comma 45, comma 42 e comma 44, in quanto, con atto unilaterale governativo, si sottrarrebbero all’istituto della contrattazione nazionale materie di sua esclusiva, fondamentale e prioritaria pertinenza, quali orario di lavoro e retribuzione.
Anche il successivo passaggio parlamentare costituirebbe comunque in sé una gravissima violazione del suddetto istituto, avvalorando un atto già in partenza totalmente in contrasto con i principali fondamenti della società democratica e con i diritti fondamentali, sanciti dalla Costituzione. Se tale procedura venisse mantenuta in essere, costituirebbe un precedente acquisito che comporterebbe la totale perdita di valore di qualsiasi contrattazione nazionale per tutte le categorie di lavoratori/trici. Quindi, la stessa contrattazione non avrebbe più nessuna ragion d’essere, cancellando d’un solo colpo più di un secolo di conquiste democratiche.
Per tale motivo, vista l’estrema gravità della situazione, che costituisce un attacco senza precedenti alla vita e alle istituzioni democratiche del Paese, occorre un forte impegno da parte delle segreterie nazionali e locali di tutte le organizzazioni sindacali, firmatarie e non dei precedenti contratti, affinché si denunci tale attacco alla democrazia in modo chiaro, con forza e fermezza, ponendo in essere concrete, unitarie e prolungate iniziative di lotta, preparate da una capillare campagna di informazione presso tutte le categorie di lavoratori/trici, al di là di qualsiasi distinzione ideologica o appartenenza politica.
Per firmare le petizioni: http://firmiamo.it/lascuolanonpaghilacrisi ehttp://www.petizionepubblica.it/?pi=scuola01
Emanuela Susmel
(LM MAGAZINE n. 26, 15 ottobre 2012, supplemento a LucidaMente, anno VII, n. 82, ottobre 2012)
Gli insegnanti chiedono pubblicamente di lavorare, come tutti, 36 ore in sede, dalle 8 alle 14, o – che so – 10-13, 15-17, per 5-6 giorni alla settimana con 18 ore di lezioni e il resto da utilizzare per quello che fanno già (riunioni, incontri con le famiglie, preparazione compiti, aggiornamento, correzione compiti, rapporti con allievi, ecc.). La gente deve rendersi conto che se attualmente fanno 18 ore a scuola e almeno 18 a casa è perché lo Stato così facendo risparmia luce, servizi, personale Ata, ecc.
A queste condizioni:
1. Disporre ciascuno di uno spazio singolo o da condividere con colleghi dotato di pc, libreria, scrivania;
2. Mensa/bar a prezzi ridotti;
3. Bagni adeguati e non puzzolenti, senza privacy e in comune con gli studenti;
4. Che si calcolino entro le “seconde” 18 ore scrutini, collegi docenti, ricevimenti, consigli di classe, gruppi operativi, programmazione, viaggi d’istruzione, aggiornamenti, ecc.;
5. Che si timbri un cartellino che attesti la presenza per 18+18 ore;
6. Basta macchinette antigieniche e poco sane, anche per gli studenti;
7. Basta mille incarichi;
8. Orario di lezione frontale ridotto per incarichi importanti come vicepresidi;
9. Basta altre figure per funzioni che possono essere svolte entro le 36 ore;
10. Basta “agenzie esterne” alla scuola: noi insegnanti dobbiamo avere la nostra professionalità: Profumo (e gli altri) pensa che pian piano, come già avvenuto per mense, assistenza handicap, servizi sociali (con risultati disastrosi a livello di servizi, sfruttamento dei lavoratori e professionalità), pian piano anche le docenze si daranno a cooperative e associazioni private, spesso vere e proprie associazioni a delinquere (vedi Lombardia); basta corsi di aggiornamento con docenti universitari o burocratici ispettori MIUR già ben pagati che vengono ulteriormente ben pagati per raccontarci ridicole scempiaggini: gli aggiornamenti ce li facciamo (e ce li facciamo pagare noi: abbiamo ingegneri informatici e telematici, gente che sa usare la LIM, gente che sa di teatro o economia, pubblicisti, scrittori, giornalisti, saggisti, poeti, esperti in Arte… non bastano?).
DOVE TAGLIARE NELLA SCUOLA:
È stato proposto un decalogo di voci di spesa che potrebbero essere prese in considerazione all’interno del MIUR per coprire il contributo di 183 milioni di euro da destinare alla legge di stabilità.
Tali risparmi di spesa potrebbero essere usati in sostituzione dell’aumento dell’orario di servizio settimanale per i docenti delle scuole superiori di primo e secondo grado.
• Riduzione esoneri e/o semiesoneri per distacchi presso USR, UST, MIUR, e per distacchi sindacali
• Richiesta di un contributo di solidarietà pari al 5% su tutti gli stipendi e pensioni all’interno del MIUR oltre i 100.000 euro lordi annui
• Riduzione del numero dei commissari esterni agli esami di stato da 3 a 2 componenti
• Nomina di presidenti e commissari agli esami di stato solo ed esclusivamente nel comune di servizio o di residenza
• Riduzione compenso per docenza nei corsi di recupero o loro abolizione
• Introduzione software open source nei laboratori e nelle segreterie
• Riduzione delle consulenze al MIUR (vedi il video “Porta a scuola i tuoi sogni”)
• Riduzione o abolizione del MOF
• Riduzione del fondo d’istituto per progetti e/commissioni poco attinenti alla didattica
• Riduzione dei finanziamenti alla scuola non statale