Trovate tracce ematiche non appartenenti allo scrittore né a Giuseppe Pelosi
Roma, 7 novembre 2011. Pochi giorni dopo l’anniversario della morte di Pier Paolo Pasolini, avvenuta 36 anni fa all’Idroscalo di Ostia, si scopre che il regista e il suo omicida Giuseppe Pelosi, detto Pino la rana, non erano soli quella notte tra l’1 e il 2 novembre. Nessun pentito, né un nuovo testimone, bensì, a confermare tesi già emerse durante il processo, sarebbero le indagini del Ris, Reparto investigazioni scientifiche dei carabinieri. A rivelare la notizia, il quotidiano Il Messaggero.
Sono stati analizzati reperti conservati per anni al Museo di criminologia di via Giulia, dai quali sono emerse tracce ematiche che non appartengono a nessuno dei due. Il dna – rinvenuto sugli indumenti e sulle tavolette, utilizzate per colpire lo scrittore, trovate sul luogo del delitto – apparterrebbe a un soggetto terzo. Se le analisi fossero confermate, costituirebbero la prova scientifica di una tesi già proposta nel corso del processo, sostenuta dai difensori di Pelosi e ipotizzata anche nella sentenza di I grado.
Il terzo dna rinvenuto potrebbe condurre a riscrivere uno dei delitti più oscuri del nostro Paese, ingarbugliato anche dalle continue ritrattazioni de la rana. Ricordiamo che la sentenza pronunciata dal Tribunale dei minori nel 1979 condannò Pelosi per omicidio volontario «in concorso con ignoti». Vedremo dove condurranno le indagini del pm Francesco Minisci, che ha disposto il riesame dei reperti e si dice pronto ad ascoltare nuovi testimoni per confrontare i risultati delle prove scientifiche.
L’immagine:cartolina dell’Associazione Radicali Bologna per sostenere la richiesta rivolta al Comune di dedicare a Pasolini una via del capoluogo emiliano (vedi Per una via a Pier Paolo Pasolini, apparso su LucidaMente).
Francesca Gavio
(LucidaMente, anno VI, n. 71, novembre 2011)