Il sottobosco della “sinistra antagonista” domina le vicende narrative de “Il ghiaccio e la memoria” (Minerva Edizioni), nuovo romanzo del giallista felsineo Massimo Fagnoni
Dopo la tv spazzatura, gli sfruttati della precarizzazione del lavoro, la società-bene, il disagio generale della destrutturazione del mondo preglobalizzazione, ecco i residui della cosiddetta sinistra antagonista. E, come sempre, Bologna, con le sue isole di degrado e i suoi paesaggi postindustriali.
Questo l’ambiente sociale e il contesto urbano nel quale lo scrittore bolognese Massimo Fagnoni colloca il suo nuovo romanzo giallo Il ghiaccio e la memoria (Minerva Edizioni, pp. 384, € 12,00), uscito nell’estate di quest’anno. Per lo scrittore si tratta di un ritorno alla casa editrice di Lupi neri su Bologna (2013). Stavolta il protagonista è Matteo Veronesi, ispettore della Polizia di Stato, un tempo anche lui genericamente “comunista”, come quasi tutti i bolognesi della propria generazione. Un nostalgico delle canzoni e delle musiche degli anni della sua gioventù, che fanno da sottofondo a tante pagine del libro. In realtà, il romanzo è quasi corale, con la presenza di una moltitudine di “sbirri”, anche della Polizia municipale. E, soprattutto, con una fauna di “sbandati” di estrema sinistra, costituita da occupanti di case, tossici, manifestanti a ogni occasione, writers, ribelli figli di papà e, purtroppo, rapinatori-terroristi.
E, infatti, le vicende narrate prendono le mosse da una rapina finita male. E si dipanano nel mondo claustrofobico del terrorismo politico, che da I demoni di Fëdor Dostoevskij sembra essere rimasto sempre lo stesso: fanatismi, ideologie prive di rapporto con la realtà, faide interne, spietatezza, disagi esistenziali al limite della psicopatia («credono di dovere liberare il mondo da una qualsiasi oppressione, e spesso non sanno di essere semplicemente oppressi dai loro vissuti personali»).
L’atmosfera e i toni sono quelli dark e hard tipici dei romanzi di Fagnoni, collocati entro lo scenario della Bologna delle periferie degradate, delle aree industriali dismesse, dei luoghi di aggregazione della sinistra antagonista, dove balla «un’umanità variegata, eterogenea, mescolata, che si sfiora senza davvero interagire, nessuno guarda nessuno, tutti fiutano l’aria, non c’è scambio, affinità, armonia». Luci artificiali e un gelo che oltrepassa quello meteorologico. Vi anticipiamo che la soluzione del caso risiede in un messaggio cifrato inserito in uno dei murales che “adornano” tanti muri della città di san Petronio e ne “deliziano” i cittadini. Infine, come ci svela lo stesso autore in una Nota posta al termine del libro, Il ghiaccio e la memoria doveva essere il suo primo romanzo e costituisce un omaggio a un amico morto nel 1985.
Ecco, di seguito, dal più recente al più antico, gli articoli che LucidaMente ha dedicato agli scritti di Massimo Fagnoni: Terroristi rossi a Bologna Un “cold case” per l’investigatore Trebbi Il cielo (nero) sopra Bologna Com’è triste Bologna… Il noir ai tempi della crisi Una Bologna borghese e sottoproletaria nel nuovo giallo di Massimo FagnoniL’assassino? La tv spazzatura!
Le immagini: la copertina del libro e le Due Torri di Bologna in un’alba livida.
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno XII, n. 142, ottobre 2017)