Dopo una lunga attesa, via libera ai provvedimenti attuativi. I cittadini potranno depositare le proprie volontà da dicembre, ma passando dal notaio. Le perplessità di Rete laica
La Giunta Merola ha oggi approvato le disposizioni applicative del Registro comunale delle dichiarazioni anticipate di trattamento. E a breve stipulerà la convenzione col Consiglio notarile distrettuale.
«Nei prossimi giorni – ha infatti spiegato l’assessore Matteo Lepore – il Consiglio notarile di Bologna e il Comune sottoscriveranno la convenzione approvata oggi e comunicheranno congiuntamente le modalità e i tempi di attivazione del servizio, che saranno immediati. Anche a Bologna quindi, come già in altri comuni del territorio, sarà operativo da dicembre il registro delle Dichiarazioni anticipate di trattamento».
Per quanto riguarda la messa in pratica del provvedimento, Lepore ha aggiunto che «per sua parte il Comune di Bologna si obbliga a ricevere una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà, nella quale l’interessato darà atto di avere compilato e sottoscritto una dichiarazione anticipata di trattamento presso un notaio del Distretto di Bologna, fornendo i dati del depositario (nome, cognome e indirizzo del notaio qualora depositario della dat, nome, cognome e indirizzo del fiduciario o di altra persona qualora depositaria del documento sia costituita persona diversa dal notaio autenticante)». Insomma, il registro dei testamenti biologici sarà attivo solo per quanti avranno depositato le proprie volontà in materia di cure mediche presso un notaio.
Proprio tale procedura ha sollevato più di una perplessità in Rete laica Bologna, promotrice di una lunga mobilitazione sulla questione, culminata in una proposta di delibera popolare. Secondo il portavoce di Rl, Maurizio Cecconi, «la definitiva operatività del registro è l’unica notizia positiva (certamente da non sottovalutare per la sua valenza politica, anche nazionale)», in quanto le disposizioni odierne «aggiungono veramente poco a ciò che avevamo già prima di partire per questa avventura. Già dal 2006 infatti era possibile depositare il proprio biotestamento presso un notaio».
Ma la preoccupazione maggiore riguarda «il rischio dei costi: in tempi di crisi – prosegue Cecconi – probabilmente in tanti rinunceranno a recarsi presso un notaio, mentre poteva essere un servizio “quasi” gratuito. Il Comune di Bologna non ha avuto il coraggio di deliberare come quello di Casalecchio di Reno: sarebbe bastato che copiasse il lavoro già svolto a due passi da casa e da una Giunta dello stesso colore, dove l’Amministrazione si è fatta carico di conservare direttamente le volontà testamentarie, nonostante fosse già intervenuta la pessima direttiva della clericalissima Roccella».
Insomma, secondo il combattivo cartello dei laici bolognesi, «un risultato positivo per la possibilità concessa ai cittadini e deludente per la soluzione adottata. A essere maliziosi, vien da pensare che la maggioranza di centrosinistra sia stata molto attenta a non “ferire eccessivamente” la Curia, che su questo tema s’è più volte ferocemente espressa».
L’auspicio comune, in ogni modo, è quello che la possibilità di far valere le proprie volontà di fine vita sia favorita da una valida campagna di comunicazione del Comune rivolta alla cittadinanza e da una convenzione coi notai economicamente sostenibile per chi non è ricchissimo.
Viviana Viviani
(LucidaMente, 23 novembre 2011)