Le opinioni di un nostro lettore sulla “misa flamenca” tenutasi domenica scorsa, 7 ottobre, presso la Chiesa di San Fermo Maggiore di Verona
La Chiesa cattolica viene sovente accusata di poca “permeabilità” alla cultura laica. Molti uomini di Chiesa, tra cui i cardinali Martini e Ravasi, hanno ipotizzato che dell’apertura al “mondo” avrebbe beneficiato in primis la stessa cattolicità. Dopo la “Cattedra dei non credenti” e il “Cortile dei gentili”, ideati dai summenzionati alti prelati, anche Verona, nel suo piccolo, ha voluto aprire alla gaia modernità.
Alcuni sacerdoti veronesi, convinti che il “profano” avesse qualcosa da insegnare al sacro, hanno pensato di mettere in scena una “misa flamenca”. Detto, fatto! Domenica 7 ottobre, una Chiesa veronese ha celebrato la prima messa flamenca in Italia. Come nelle migliori prime assolute, la Chiesa di San Fermo Maggiore è stata presa dall’assalto da un’orda di curiosi. Centinaia di ammiratori si sono riversati attorno all’altare per assistere, nel bel mezzo della santa messa, alle performance di una formidabile ballerina di flamenco giunta apposta dalla Spagna. I soddisfattissimi neo liturgisti hanno spiegato ai media che l’invito è di svincolarsi dall’appiattimento che ha abbassato il livello delle celebrazioni comuni e dare spazio al linguaggio del corpo ed anche a tradizioni diverse. Parole sacrosante!
In effetti, la presenza del linguaggio di un corpo femminile ha elevato il livello della celebrazione e attratto coloro che la domenica non vanno a messa. Se la sperimentazione “profana” è dunque andata a buon fine (unica nota stonata, agli occhi dei celebranti, la presenza di alcuni credenti, che, all’esterno della Chiesa, stavano recitando un rosario di riparazione), non sarebbe cosa buona e giusta che gli attuatori dell’inculturazione della fede tenessero conto dei gusti della totalità dei fedeli curiosoni? Le analisi sociologiche hanno accertato che i giovani amano il genere freestyle, l’età di mezzo la lap dance e gli anziani il tango. Si può forse mettere in dubbio che, se le messe fossero celebrate dalla gran sacerdotessa Cicciolina con un palo al posto dell’altare, il riempimento delle chiese sarebbe assicurato? Dubbio: i preti del terzo millennio vogliono riempire le chiese per adorare Gesù o per saziare la loro fame di notorietà?
Le immagini: La messa di San Gregorio Magno (1720, affresco, Sondrio, Collegiata dei Santi Gervasio e Protasio) di Pietro Ligari (Ardenno, 1686 – Sondrio, 1752) e Leone X celebra la messa nel Duomo di Firenze (1640-1646, dipinto murale, Firenze, Casa Buonarroti) di Pietro da Cortona (Cortona, 1596 – Roma, 1669).
Gianni Toffali – Verona
(LucidaMente, anno VII, n. 82, ottobre 2012)