Serie di iniziative per ricordare il centenario dell’elezione del sindaco socialista. Spicca quella dell’Aics in piazza Re Enzo, con la vendita del prezioso alimento a prezzi economici
Sono trascorsi cento anni (15 luglio 1914) dall’elezione di Francesco Zanardi a primo cittadino di Bologna. Figura storica, verrà ricordato come il “sindaco del pane”, per la sua opera nell’alleviare i disagi alimentari della popolazione bolognese durante il primo conflitto mondiale grazie a un Ente comunale di consumo (vedi la scheda completa a fine articolo).
La città felsinea intende celebrarlo (vedi anche I tre Zanardi) con molteplici iniziative. Lunedì 14 luglio 2014, alle ore 13, nella sala del Consiglio comunale (piazza Maggiore 6), apertura del Consiglio comunale con un intervento di Patrizia Dogliani su L’amministrazione Zanardi a cent’anni dal suo insediamento. Una lettura storica dell’inizio di un lungo percorso nel governo della città. Martedì 15 luglio, alle ore 18, inaugurazione di una targa presso il Museo d’Arte moderna di Bologna Mambo (ex forno del pane, via Fratelli Rosselli-via Don Minzoni), con intervento del sindaco Virginio Merola.
La celebrazione più “forte” sarà quella organizzata dal Comitato provinciale dell’Aics (Associazione italiana cultura e sport) di Bologna, in collaborazione con l’Associazione panificatori di Bologna e provincia. In piazza Re Enzo, da martedì 15 a giovedì 17, dalle ore 9 alle ore 19, sarà allestito un punto vendita del pane, sarà distribuito un opuscolo sulla storia di Zanardi e della sua amministrazione dal 1914 al 1919 e saranno disponibili due cartoline rievocative con l’annullo speciale predisposto da Poste italiane. In particolare, l’Associazione panificatori fornirà gratuitamente due quintali di pane e l’Aics verserà il ricavato della manifestazione all’Aism (Associazione italiana sclerosi multipla).
Il 15 luglio, al mattino, nello stand di piazza Re Enzo, saranno presenti: il sindaco di Bologna, Virginio Merola, la presidente del Consiglio comunale, Simona Lembi, il presidente nazionale dell’Aics, Bruno Molea, il presidente regionale dell’Aics, Giovanni Scalese, e il presidente dell’Associazione panificatori, Francesco Mafaro. A tutte le iniziative del Centenario saranno presenti i pronipoti Zanardi che vivono tra la Lombardia e la provincia di Bologna: Stefano (presidente del Comitato delle celebrazioni), Marco, Gabriele, Guido e i giovanissimi Giacomo e Sofia. In ottobre, in occasione della Festa internazionale della Storia, l’Aics di Bologna pubblicherà (editore Tiziano Costa) un libro storico sull’opera dell’Amministrazione di Francesco Zanardi, con saggi di: Giambattista Borgonzoni, Paola Furlan, Franco Motta, Nazario Sauro Onofri, Marco Poli e Filippo Simili.
Vedere il bel documentario su Francesco Zanardi.
(n.m.)
(LucidaMente, anno IX, n. 103, luglio 2014)
Francesco Zanardi (Poggio Rusco, 1873 – Bologna, 1954), sindaco di Bologna dal 1914 al 1920, è passato alla storia della città come il “sindaco del pane”. Di lui Enzo Biagi scrisse: «Il dott. Francesco Zanardi pensava che erano più utili alla causa della povera gente le biblioteche dei comizi, credeva più nelle colonie elioterapiche che nei manifesti, aveva una fede illimitata nei fatti e un’enorme diffidenza per le parole. I suoi ideali erano la Scienza, la Redenzione del Proletariato, il trionfo della Giustizia».
Il 28 giugno 1914 il Partito socialista si presentò agli elettori con la lista “Pane e Alfabeto”. Il pane quotidiano, come dichiarò il candidato sindaco Zanardi, «è uno fra i prodotti che devono essere sottratti ad ogni speculazione: è necessario che questo alimento possa essere distribuito a tutti, sano, igienico e abbondante». La lista socialista vinse le elezioni e, il 15 luglio 1914, Zanardi fu eletto sindaco di Bologna e assunse la carica «in nome del popolo» e non in «in nome del Re», secondo la formula di rito. Fu il primo rappresentante della classe operaia a sedere sulla poltrona da sempre occupata dai rappresentanti della nobiltà e della grande borghesia bolognese.
Zanardi creò l’Ente autonomo dei consumi, nei cui negozi si vendevano i generi alimentari al prezzo di costo, appena maggiorati. Per rifornire i negozi dell’Ente, il Comune acquistò due navi: una per il trasporto del grano dall’Argentina e l’altra per i rifornimenti di carbone dalla Gran Bretagna. Per produrre a basso costo il pane venduto nei negozi, fu costruito un forno comunale. l forno che rimase attivo diciassette ore al giorno, per produrre una media giornaliera di 244 quintali di pane, poco meno della metà del fabbisogno cittadino. La catena degli spacci comunali ebbe grande successo popolare. Nel 1920 i punti vendita di generi alimentari erano già 21, più alcuni negozi di abbigliamento. L’Ente autonomo dei consumi gestì persino un ristorante popolare e un caffè in Sala Borsa.
Dopo avere emanato il primo Regolamento d’Igiene, il Comune concesse tre anni di tempo ai proprietari di case per dotare gli appartamenti che ne erano sprovvisti – ed erano la maggioranza – di un rubinetto e di una latrina a «cacciata d’acqua». L’Amministrazione comunale diede importanza allo studio, agli asili e alle scuole elementari. Fu sperimentato il nuovo metodo didattico di Maria Montessori e negli anni 1914-1919 furono triplicate le scuole per l’infanzia, le biblioteche popolari, s’inaugurarono le “scuole all’aperto” per i bambini gracili e le colonie estive. Nella colonia di Casaglia, alla fine della guerra, furono ospitati per quattro mesi anche seicento bambini austriaci. In piena guerra mondiale, le parole “Pane e Alfabeto” furono realtà per migliaia di bolognesi, che non lo dimenticarono. Durante il Ventennio fascista anche Zanardi, come molti antifascisti bolognesi, fu ripetutamente aggredito dagli squadristi, diffidato dalla polizia politica, arrestato e mandato al confino.
L’ex “sindaco del pane” rientrò finalmente nella sua Bologna e, tra il 1945 e il 1952, fu rieletto presidente della Cooperativa Risanamento, adoperandosi per dare un tetto a centinaia di famiglie rimaste, dopo i bombardamenti, senza casa. La sua popolarità tra i bolognesi era intatta, e lo dimostrarono i 21.342 voti di preferenza – la cifra più alta raccolta fra i candidati di tutti i partiti – nelle elezioni amministrative del 24 marzo 1946. Fu eletto ancora all’Assemblea costituente nelle file del Partito socialista dei lavoratori italiani. Morì il 18 ottobre 1954 e la città gli tributò un omaggio quale non si era visto in passato. A migliaia resero omaggio all’uomo che, più di ogni altro, aveva contribuito a fare di Bologna una città giusta, civile e moderna. E, soprattutto, libera.