Esattamente sessantuno anni fa la città giuliana si rese protagonista di un’epica protesta per l’annessione all’Italia, a lungo rimossa dalla memoria collettiva nazionale. Sei le vittime
Il 3 novembre 1953 migliaia di abitanti di Trieste scesero in piazza per chiedere l’annessione della città all’Italia. Nei giorni seguenti i moti si estesero e furono violentemente repressi dalla Polizia civile italiana – agli ordini del generale britannico Thomas Winterton, capo del Governo militare alleato – che sparò sulla folla uccidendo sei persone e ferendone oltre un centinaio (vedi http://mortiditrieste.blogspot.it). Peraltro, neanche dieci anni prima, il 10 giugno 1944, Trieste aveva già subito un durissimo bombardamento da parte dell’aviazione angloamericana, che aveva provocato 378 morti e un migliaio di feriti.
Come tanti altri tragici eventi della storia italiana (tra gli altri, i massacri di Casalduni e Pontelandolfo del 1861, la repressione dei Fasci dei lavoratori siciliani del 1895, la strage di San Giovanni in Fiore del 1925, i fatti di Melissa del 1949, i moti di Reggio Calabria del 1970-1971) anche la rivolta di Trieste trova poco spazio nei testi scolastici ed è stata quasi totalmente rimossa dalla memoria collettiva nazionale. La questione triestina si inserì nel difficile contesto internazionale segnato dalla Guerra fredda, affondando le proprie radici nei conflitti sorti tra Italia e Jugoslavia nella prima metà degli anni Quaranta. L’inimicizia tra le due nazioni iniziò dopo la brutale occupazione del territorio jugoslavo da parte delle truppe nazifasciste (1941-1942) che fece registrare gravi episodi di pulizia etnica antislava, ai quali fecero poi seguito le crudeli vendette dell’esercito titoista culminate nei massacri delle Foibe.
Il 3 febbraio 1947 venne firmata la pace tra l’Italia e le potenze vincitrici della Seconda guerra mondiale. Alcide De Gasperi, presidente del Consiglio italiano, sottoscrisse il Trattato di Parigi che sancì la creazione del Territorio libero di Trieste, contenente la città giuliana, il litorale adriatico fino al fiume Timavo e una parte dell’Istria. Il Territorio libero venne a sua volta suddiviso in due settori: la Zona A, che includeva Trieste, fu concessa in amministrazione agli alleati angloamericani; la Zona B, che comprendeva Capodistria, venne assegnata agli jugoslavi. La situazione della Venezia Giulia si mantenne molto tesa per diversi anni con reiterati episodi di violenza, tra i quali l’omicidio del comandante delle truppe britanniche Robin De Winton da parte di una patriota italiana (1947) e il fallito tentativo di occupazione di Trieste operato dall’esercito jugoslavo sotto la guida del maresciallo Josip Tito (1953).
Il 3 novembre 1953, in occasione del 35° anniversario dell’annessione di Trieste all’Italia, il sindaco Gianni Bartoli espose la bandiera tricolore sul pennone del municipio: alcuni ufficiali inglesi la fecero rimuovere, mentre si registrarono i primi incidenti tra manifestanti e forze dell’ordine. Il giorno successivo un nutrito gruppo di cittadini si recò in pellegrinaggio presso il Sacrario di Redipuglia, dedicato alla memoria dei soldati italiani caduti durante la Grande guerra. Dopo il loro ritorno a Trieste fu indetta una manifestazione per chiedere l’annessione della città all’Italia. La Polizia civile intervenne per ristabilire l’ordine, ma la protesta dilagò degenerando in violenti scontri di piazza. Il 5 novembre gli studenti triestini proclamarono uno sciopero nelle scuole e sfilarono in corteo fino alla piazza prospiciente la Chiesa di Sant’Antonio, dove scoppiarono gravi incidenti con la polizia che culminarono nell’assassinio di due giovani, Piero Addobbati e Antonio Zavadil. Il 6 novembre la protesta divampò nuovamente, con un enorme corteo che tentò di assaltare il palazzo della Prefettura. Gli agenti di polizia reagirono con veemenza sparando sulla gente e colpendo a morte Erminio Bassa, Leonardo Manzi, Saverio Montano e Francesco Paglia.
Il tragico evento indusse il governo inglese a rinunciare al controllo del Territorio di Trieste, che venne spartito tra Italia e Jugoslavia in base al Memorandum di Londra: il 5 ottobre 1954 ci fu il passaggio della Zona A all’Italia, in cambio dell’annessione della Zona B alla Jugoslavia. Fu però necessario attendere il Trattato di Osimo (1975) affinché si definissero i confini tra Italia e Jugoslavia. Nel 1956 la città di Trieste fu insignita della Medaglia d’oro al valor militare, ma solo nel 2004 il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi attribuì la Medaglia d’oro al valor civile ai sei triestini morti nel 1953, infrangendo finalmente l’oblio che regnava da un cinquantennio.
Le immagini: cartina del Territorio libero di Trieste; foto dei sei martiri triestini (fonte: http://mortiditrieste.blogspot.it).
Giuseppe Licandro
(LucidaMente, anno IX, n. 107, novembre 2014)