Videopoker, roulette e casinò on line, bingo, calcioscommesse, persino canali tv dedicati… in un periodo di miseria, un inganno per i più sprovveduti. Intanto il mensile “Vita” lancia il “Manifesto No Slot”. Al quale “LucidaMente” convintamente aderisce
Sembra che i ricavi annuali del comparto dei giochi ammontino a livello mondiale a 500 miliardi di dollari, unico “settore economico” a non conoscere crisi. Infatti, mentre chiudono i negozi tradizionali, è boom di aperture dei locali al cui interno è possibile giocare. Ma dietro il luccicante pianeta delle slot machine e dei giochi vari ci sono affaristi senza scrupoli e mafie (avete presente Las Vegas?), che vi riciclano “denaro sporco” guadagnando cifre colossali.
E l’Italia è uno dei Paesi messi “meglio” (o peggio?), tanto che l’ormai prossima regolamentazione negli Stati Uniti sarà basata sul modello italico. Il gioco on line rappresenta il 10% del totale del comparto: 50 miliardi di dollari. E promette così bene che perfino alcuni magnati statunitensi stanno esprimendo la volontà di entrare nel mondo dei casinò on line, una volta che gli States li avranno finalmente legalizzati. Neanche il governo Usa, insomma, intende più rinunciare alle ingenti entrate che il mercato dei giochi on line è in grado di garantire e per farlo il modello italiano è stato ritenuto il migliore. L’Italia è sempre ai primi posti negli indici poco lusinghieri (dalla corruzione all’indecenza delle carceri e della giustizia, dalla insufficiente libertà di informazione allo scarso finanziamento della scuola pubblica, dalla disoccupazione giovanile alla presenza di svariate mafie). Quindi anche nel numero dei giocatori d’azzardo (che possono “fruire” di macchinette ai bar, scommesse sportive, giochi on line, bingo, persino canali tv dedicati a roulette, poker, ecc.) e nel collegato giro d’affari, spesso buona fonte di guadagno per la mafia.
Senza troppi giri di parole, si può dire che il gioco, nelle sue varie espressioni, sia uno specchietto per le allodole. Allodole che, in questo caso, sono persone di scarsa cultura, di basso livello socioeconomico, che possono facilmente trasformarsi in disperati. Ciò che vi è dietro – e lo Stato ci guadagna anch’esso – è un’attività criminale e criminogena, una Las Vegas dei poveracci, che si fonda su miseria, bisogni indotti, delusioni e angosce. E la maggiore ipocrisia è quella proveniente da messaggi – anche istituzionali – come “Gioca responsabilmente”, “Gioca senza esagerare”. Che falsità! È un ossimoro. Qualunque psicologo e anche persona di medio livello intellettuale sa che il gioco si sostanzia, anzi trova la sua ragion d’essere, proprio nell’emozione del rischio, dunque nell’esagerare. Altrettanto ipocrita l’avviso “Gioco vietato ai minori”. Chi controlla? Unica certezza: il banco vince sempre. E da sempre è così.
Ma “c’è chi dice no”. Il mensile del no profit Vita, insieme alla Casa del Giovane di Pavia, ha steso un Manifesto per cominciare a mobilitare associazioni e persone attorno a una delle vere emergenze sociali di questi tempi: il dilagare dell’azzardo che impoverisce le famiglie. «Il gioco – recita il Manifesto – è attività per definizione libera, ma regolata. Il rispetto di norme puramente procedurali e formali, pur mantenendosi nella lettera della legge, ne contraddice lo spirito. Dobbiamo intervenire affinché non sia più possibile alzare la bandiera bianca dell’indifferenza dinanzi a un fenomeno che rischia di erodere i più elementari legami di comunità: fiducia, solidarietà, rispetto».
Proprio durante i periodi di crisi, il pericolo della deriva sociale è più forte. «Per milioni di italiani – secondo il Manifesto – il ricorso alla fortuna sembra rappresentare l’unica, ma illusoria opportunità per “rimettere a posto le cose”». Ma non si tratta di “responsabilità” solo individuali: «Il problema è a monte, nelle scelte, e pertanto è etico, politico, economico e al tempo stesso civile. Il gioco d’azzardo di massa, forse, trasferisce ricchezza, ma non ne produce. Non solo, la pervasività dei nuovi giochi a moneta rischia di compromettere destinazione e natura di luoghi da sempre ritenuti primariamente d’incontro, anziché di consumo (pensiamo ai bar, ma anche alle sale d’attesa)».
Gli effetti psicologici sono drammatici. Anche lasciando perdere il dato dell’Organizzazione mondiale della Sanità, secondo il quale «il 6% dei giocatori abituali, ossia circa un milione e mezzo di italiani, rientra nella categoria dei giocatori affetti da disturbi comportamentali compulsivi», c’è di più e di peggio. «Non solo le famiglie, ma anche le città, i paesi, i luoghi si impoveriscono sempre più, negando spazio, centralità e tempo alla persona» afferma il Manifesto, secondo cui il gioco «mina l’etica del lavoro e della condivisione, a tutto vantaggio di un’etica dell’affidamento. Si confida nel caso, si confida nella sorte, si perde fiducia negli altri e le comunità ds disgregano secondo un processo tanto drammatico, quando logico e inevitabile». Tuttavia, a essere un po’ cinici, se pensiamo che tanta gente preferisce abbruttirsi col gioco d’azzardo, andando dietro al miraggio dei soldi “facili” e imitando modelli egoistici, piuttosto che cercare soluzioni costruttive e solidali alle proprie necessità, verrebbe da dire che se la cercano e non meritano altro… Però LucidaMente aderisce all’iniziativa di Vita.
Si può interamente leggere il Manifesto No Slot di Vita in http://www.vita.it/static/upload/man/manifesto-no-slot.pdf. Per aderire all’iniziativa è sufficiente inviare una mail all’indirizzo vita@vita.it con nome e cognome e la frase: «Io aderisco al Manifesto No Slot». Da segnalare l’adesione del Comune di Pavia, città definita come “la Las Vegas italiana”: No Slot, i Comuni italiani adottano il Manifesto di Vita.
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno VII, n. 83, novembre 2012)