Elettronica, fusion, ambient, suoni rivoluzionari e tanto altro nei nuovi dischi “Post-Krieg”, “Bios” e “Another”
Anche se, a livello meteorologico, di primavera non si può di certo parlare, proprio in queste settimane sono invece fiorite, in un clima creativo caldo e stimolante, le nuove performance musicali di Simona Gretchen (Post-Krieg), Eterea Post Bong Band (Bios) e Crimea X (Another).
Cominciamo dalla ventiseienne faentina Simona Darchini (in arte Simona Gretchen), che a circa quattro anni di distanza da Gretchen pensa troppo forte, sempre per Disco Dada Records (più Blinde Proteus), dà alla luce Post-Krieg, che dovrebbe essere il suo ultimo (?) album. La produzione artistica è di Lorenzo Montanà, col contributo di vari ospiti, quali Nicola Manzan (Bologna Violenta), Paolo Mongardi (Zeus!/Fuzz Orchestra/Ronin/Fulkanelli) e Paolo Raineri (Junkfood). Circa mezz’ora di martellanti ritmi tribali e ossessive basse frequenze, affascinanti discordanze tipiche del nostro tempo, una voce quasi sovrastata dagli strumenti, che invia all’ascoltatore laceranti rimandi ad Artaud, Jung, Nietzsche, nonché a Ellroy e Palahniuk. Un “dopoguerra” inquieto e non privo di nuovi conflitti e contrasti, anche duali, mentre in copertina compaiono delle piume di pavone-pube femminile.
Il quartetto veneto Eterea Post Bong Band torna con un nuovo disco tre anni dopo il suo ultimo lavoro, Epyks 1.0. L’album si intitola Bios e i quattro musicisti (Luigi Funcis, Pol de Lay, Lalesd, Rigon) sono stati ancora prodotti da La Famosa Etichetta Trovarobato. Partendo dall’assunto che la natura sia regolata dai numeri, l’originalità dell’opera consiste nel riferimento ai misteri della matematica, alle sue strane sequenze e teoremi. Da qui una musica elettronica misticheggiante, alla ricerca delle eleganti strutture nascoste tra realtà naturale e ipotetici frattali numerici, come dimostra la copertina con uno splendido cavolo romano, quasi un dipinto di Hieronymus Bosch. Tra gli ospiti di Bios, il “fischiatore” californiano Dave Santucci, Martino Cuman (bassista dei Non Voglio Che Clara) e il noto polistrumentista Enrico Gabrielli (clarino, sax, flauto e glockenspiel in Fibo e Homo Siemens).
Da pochi giorni è uscito anche il secondo album dei Crimea X, duo emiliano formato da Jukka Reverberi (chitarrista e cantante per i Giardini di Mirò, cinque lavori insieme dal 2001 a oggi) e Luca DJ Rocca Roccatagliati (alias Ajello, Maffia Soundsystem). Il titolo è Another (Hell Yeah Recordings) ed è probabile che avrà lo stesso successo di critica del primo disco, Prospective, uscito nel 2010 per la stessa etichetta. E certo qualche merito nell’alto risultato raggiunto spetta alla produzione di un mago dell’elettronica quale il quarantenne dj Bjorn Torske, proveniente dalla lontana, fredda e stimolante Norvegia.
Tanto per capirci, Torskfather (come viene chiamato in patria) è una sorta di leggenda vivente: senza di lui forse non esisterebbe tutta una certa scena elettronica scandinava oggi tanto attuale e prolifica. Non a caso è nato a Tromsø, città dell’aurora boreale, a nord del Nord, capitale della musica elettronica norvegese e luogo natio, fra gli altri, di Mental Overdrive, Biosphere e Röyksopp (di cui ha contribuito alla crescita artistica). Il risultato finale è una dance godibilissima, calda e pulsante (si ascolti Portable water), raffinata e ampia, ma con afflati kraut-rock (i primi Kraftwerk), cosmic, ambient (Brian Eno: si ammiri la quarta traccia, Dreamis gone) e persino New Age. Un affastellarsi di sonorità colorate, così come si accatastano le mollette da bucato blu e arancione nella copertina del disco. Da ascoltare (e riascoltare, per apprezzarne le pieghe segrete).
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno VIII, n. 88, aprile 2013)